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Adesso non si ricominci a lanciare allarmi sulla sicurezza a Roma

Si rischia che nell’opinione pubblica aumenti la paura come accadde durante la campagna elettorale del 2008

La tragica morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega ci addolora. Morire così, mentre si svolge il proprio lavoro, è assurdo. La foto di uno degli accusati per l'uccisione del carabiniere bendato non ci piace. Ma non si può cadere nell'errore di mettere i due casi – la morte di Cerciello e la foto del ragazzo bendato – nello stesso calderone: sono fatti diversi e collegarli rischia di produrre solo confusione.

Adesso c'è il rischio concreto che si torni a lanciare allarmi sulla sicurezza a Roma. Chi si ricorda le elezioni del 2008, quelle che videro Alemanno diventare sindaco? Diverse notizie di cronaca nera amplificarono a dismisura il tema della sicurezza, a dispetto di dati ufficiali che non facevano registrare un aumento dei reati in città. Il risultato fu un aumento dell'insicurezza nell'opinione pubblica: questo, secondo molti osservatori, favorì la vittoria del centrodestra, che in campagna elettorale aveva cavalcato proprio il tema della sicurezza.

La cittadinanza, e in particolare alcune fasce della popolazione già messe a dura prova da condizioni di disagio economico, non hanno proprio bisogno di essere bersagliate da messaggi che tendono a rappresentare la Capitale come una città più insicura di quanto lo sia nella realtà. E il compito di saper raccontare la città senza esagerazioni spetta alla politica e all'informazione, che devono imporsi di non alimentare paure nell'opinione pubblica. Paure che potrebbero contribuire ad ingigantire tensioni che possono diventare deleterie.

 

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