A Chiarone torna la Sagra della Lumaca: 42 anni di gusto, tradizione e resilienza maremmana
Quest’anno la sagra ha fatto registrare un’affluenza record, confermando l’interesse crescente verso eventi che uniscono buona cucina e verità rurale

C’è una piccola storia di intraprendenza e legame con la terra dietro la Sagra della Lumaca e della cucina Maremmana di Chiarone, oggi giunta alla sua 42esima edizione, che si è svolta come da tradizione nell’ultimo fine settimana di luglio, nel cuore dell’estate maremmana. Sotto i pini del Circolo culturale ricreativo “Il Mare”, tra profumi antichi e sapori autentici, si è rinnovato uno degli appuntamenti gastronomici più longevi e amati della costa grossetana.
Una festa nata dal coraggio di chi non si è arreso
La sagra nacque nel 1981, grazie all’idea tanto semplice quanto coraggiosa di un gruppo di giovani del luogo. Erano anni difficili, e in assenza di lavoro stabile quei ragazzi decisero di valorizzare ciò che avevano: la terra e la tenacia. Con alcuni appezzamenti ereditati dai genitori, fondarono una cooperativa agricola e avviarono un allevamento di lumache, iniziando una forma di elicicoltura ancora poco diffusa all’epoca. Da quell’impresa nacque l’idea di una festa popolare, che potesse sostenere l’iniziativa, valorizzare il prodotto locale e aggregare la comunità. Quella festa è oggi una tradizione viva che attira centinaia di visitatori.
Lumache, acqua cotta e carne maremmana: il trionfo del gusto
Oggi la Sagra della Lumaca è anche un rituale collettivo che celebra la cucina contadina e il saper fare locale. Il piatto protagonista, naturalmente, sono le lumache cucinate secondo la ricetta tradizionale: condite con erbe aromatiche, sugo di pomodoro e una lenta cottura che ne esalta la consistenza e il sapore unico, rustico ma elegante. Un piatto antico, che sa di bosco, di focolare e di pazienza.
Ma la sagra offre molto di più. I tavoli del circolo, apparecchiati ogni sera all’aperto, propongono anche piatti iconici della Maremma come l’acquacotta, la celebre zuppa dei butteri, umile e intensa, a base di verdure, pane raffermo e uovo. A completare il menù ci sono grigliate di carne locale, salumi, formaggi e dolci caserecci, il tutto accompagnato da vini del territorio.
Ogni piatto racconta una storia di territorio, recupero e identità. Non si tratta solo di “mangiare bene”: è un’immersione nei saperi di una terra che non dimentica le proprie radici.
Una sagra che resiste al tempo e coinvolge tutte le generazioni
Nel panorama sempre più affollato delle sagre estive, quella di Chiarone si distingue per l’autenticità e l’impegno dei volontari. Non ci sono sponsor invadenti, né spettacoli di plastica: qui a parlare è la comunità. Ogni edizione coinvolge decine di persone – dai veterani che cucinano le lumache seguendo gesti imparati dai nonni, ai ragazzi più giovani impegnati nel servizio ai tavoli e nell’organizzazione logistica.
Nel 2025 la sagra si è svolta dal 21 al 27 luglio, e ha fatto registrare un’affluenza record, confermando l’interesse crescente verso eventi che uniscono buona cucina e verità rurale. Le serate sono state accompagnate da musica dal vivo, balli popolari e un clima di accoglienza che rende questo appuntamento un caso emblematico di come la cultura contadina possa ancora attrarre e dialogare con il presente.
Capalbio e la sua frazione dimenticata che si prende la scena
Il Chiarone Scalo, frazione agricola di Capalbio, si trova lungo la vecchia Aurelia, vicino al confine con il Lazio. È un territorio di passaggio, troppo spesso ignorato dal turismo frettoloso. Ma grazie a eventi come questo, si riscopre un’altra Maremma, fatta di piccoli paesi, di socialità concreta, di storie che vale la pena raccontare.
La Sagra della Lumaca, con i suoi 42 anni di storia, dimostra che anche i luoghi marginali possono essere protagonisti, quando si scommette sul lavoro, sulla memoria e sulla qualità. Una lezione che arriva forte, in un’Italia sempre in bilico tra spopolamento e voglia di rinascere.
Prossimo appuntamento? Luglio 2026: ma l’invito è già aperto
Gli organizzatori, soddisfatti del successo della 42ª edizione, hanno già confermato la prossima edizione nel luglio 2026, con nuove idee in cantiere, ma sempre nel rispetto della tradizione. “Non vogliamo crescere per diventare una fiera, ma migliorare per essere ogni anno più autentici”, ha dichiarato uno dei volontari storici del circolo.
Chi cerca un’estate diversa, lontana dalle mete inflazionate, qui troverà un’Italia che ha ancora molto da raccontare. E lo fa con un piatto di lumache fumanti, una panchina all’ombra e il sorriso genuino di chi accoglie senza bisogno di parole.