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Roma e Lazio, auto e lavoro: l’UE cambia il 2035 e riapre la partita su benzina, diesel e ibridi

Dal 2035 niente stop secco: UE fissa CO2 al 90% e compensazioni su filiera. Italia rivendica neutralità tecnologica e tutela imprese

Auto elettrica

Auto elettrica, pexels weekendplayer

A Roma la notizia è arrivata come una di quelle che, in pochi minuti, fanno saltare i titoli già pronti. Lo stop totale alle nuove auto a benzina e diesel dal 2035, dato da molti per scolpito, viene rimpiazzato da una formula più elastica: -90% di emissioni allo scarico, con il restante 10% da compensare usando filiere e combustibili “puliti” riconosciuti dall’UE. In parole semplici: dopo il 2035 non sparirà tutto ciò che ha un motore termico, ma cambieranno regole, controlli, contabilità delle emissioni.

Roma e Lazio, auto e lavoro: perché l’UE cambia il 2035

Il punto non è solo tecnico, è quotidiano. Nelle città del Lazio, dove l’auto resta spesso necessità, ogni annuncio sul 2035 si traduce subito in domande concrete: cosa compro oggi, quanto perderà valore la mia macchina, quali incentivi arriveranno, chi pagherà la transizione. Bruxelles dice: l’elettrico resta il motore principale del cambio nei prossimi dieci anni, ma le “flessibilità” non devono produrre emissioni nette aggiuntive perché dovranno essere compensate a monte. Il messaggio, anche politico, è evitare un salto nel buio che rischi di fermare vendite, investimenti e fiducia.

Roma e Lazio, auto e lavoro: il peso della componentistica e la paura dei posti persi

Chi vive il territorio lo sa: l’auto non è solo concessionarie. È indotto, officine, logistica, pezzi, micro-imprese che lavorano per la filiera. E l’Italia, con la sua componentistica, teme che uno schema rigido possa tagliare fuori competenze costruite in decenni. Non a caso il ministro Adolfo Urso parla di “breccia” in un impianto ideologico, rivendicando neutralità tecnologica e Made in Europe anche per proteggere le aziende che producono componenti. In questa partita, la parola “occupazione” pesa quanto “CO2”.

Roma e Lazio, auto e lavoro: Merz, Berlino e l’asse che ha spinto Bruxelles

La spinta non arriva solo da Roma. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha accolto positivamente il cambio di impostazione, insistendo su un equilibrio: obiettivi climatici sì, ma percorso compatibile con industria e lavoro. Per la Germania è una questione strutturale, per l’Italia è anche una questione di tenuta sociale della transizione. E quando due capitali con questa massa industriale chiedono un aggiustamento, Bruxelles ascolta.

Roma e Lazio, auto e lavoro: cosa significa davvero “90%” per chi compra un’auto

Il -90% non è uno slogan, è un vincolo che porta con sé nuove categorie. Plug-in, range extender, mild hybrid e alcune soluzioni a combustione continueranno ad avere spazio se rientrano nel quadro di compensazione, che passa da acciaio a basse emissioni prodotto nell’Unione e da combustibili come e-fuels e biocarburanti, molto cari all’impostazione italiana. Non è un “liberi tutti”, è un perimetro che sposta l’attenzione dal solo scarico a tutta la filiera. Per il consumatore, però, resta il nodo del costo: elettrico, ibrido, ricarica, manutenzione, valore residuo.

Roma e Lazio, auto e lavoro: flotte aziendali e veicoli pesanti, l’effetto su imprese e servizi

Nel pacchetto entrano anche regole per veicoli pesanti, con margini che dovrebbero rendere più raggiungibili gli obiettivi 2030. Sulle flotte aziendali, invece, gli obiettivi vengono fissati a livello di Stato membro per sostenere la diffusione di mezzi a zero e basse emissioni. Qui il Lazio può sentire l’impatto in modo diretto: grandi aziende, noleggio, trasporto, servizi urbani, consegne. Se la leva passa anche dalla capacità nazionale di impostare obiettivi e incentivi, il tema non è più “Europa lontana”, è politica industriale fatta in casa.

Roma e Lazio, auto e lavoro: mini elettriche, super-crediti e la partita dei prezzi

Bruxelles prova a dire ai produttori: fate elettriche più piccole e più economiche, prodotte in Europa, e vi riconosco super-crediti fino al 2034. La sottocategoria riguarda veicoli fino a 4,2 metri. È un modo per spingere un’elettrica “da città”, quella che a Roma servirebbe davvero, non solo la fascia alta. Ma la domanda che resta, nei quartieri e nei comuni: i listini scenderanno davvero? E gli incentivi saranno costanti o a singhiozzo?

Roma e Lazio, auto e lavoro: batterie europee e rischio dipendenze

Il pacchetto mette sul tavolo anche il “Battery Booster” da 1,8 miliardi: 1,5 miliardi dovrebbero arrivare ai produttori europei di celle tramite prestiti senza interessi già dal prossimo anno. È la parte meno “da talk” e più decisiva: senza batterie prodotte in Europa, l’elettrico diventa un mercato alimentato da filiere esterne. E allora la transizione, per territori come il Lazio, rischia di tradursi in acquisto di tecnologia invece che in lavoro nuovo e stabile.