UFFICIALE – Leva obbligatoria, “Preparare un’intera generazione”: sei mesi di servizio per tutti
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Una legge destinata a dividere il Paese riporta al centro il tema della naia, sospesa da vent’anni ma ora di nuovo sul tavolo del Parlamento
Torna a circolare con insistenza un’ipotesi che sembrava archiviata per sempre: la reintroduzione della leva obbligatoria. Un’idea che sta incendiando il dibattito pubblico, riaprendo una ferita generazionale che molti credevano ormai chiusa dal 2005, l’anno della sospensione ufficiale del servizio di leva in Italia. Sei mesi di addestramento militare o servizio civile, obbligatori per tutti i giovani tra i 18 e i 26 anni: è questa la cornice di una proposta che, al solo essere presentata, ha scatenato reazioni opposte tra politica, famiglie e mondo della scuola.
A far partire la miccia è stato un testo depositato alla Camera che punta a creare un nuovo modello di impiego giovanile nel nome della difesa, dell’educazione civica e della coesione nazionale. Una misura che rimetterebbe in discussione l’intero impianto su cui, da vent’anni, si basano le Forze Armate italiane, ormai strutturate come esercito professionale. E mentre le tensioni geopolitiche in Europa crescono, il tema torna centrale anche nel dibattito continentale.
La proposta di legge: sei mesi obbligatori, militare o civile, senza spostarsi dalla propria regione
A firmare il progetto è il deputato della Lega Eugenio Zoffili, che il 15 maggio 2024 ha presentato alla Camera il testo “Istituzione del servizio militare e civile universale territoriale”. La proposta prevede due percorsi alternativi: formazione militare o servizio civile, entrambi della durata di sei mesi. Nessuna possibilità, salvo richiesta specifica, di svolgere il servizio lontano da casa: l’impiego dovrebbe avvenire nella propria regione, preferibilmente nella provincia di residenza.
L’obiettivo dichiarato è quello di creare un sistema “universale”, aperto quindi a tutti i ragazzi e le ragazze tra i 18 e i 26 anni, e che affianchi – ma di fatto sostituisca – l’attuale modello di esercito professionale. La proposta intende inoltre ribaltare la legge Martino del Governo Berlusconi, che dal 2005 ha sospeso la leva obbligatoria in Italia. Ora la palla passa alle commissioni parlamentari, dove inizierà il confronto tecnico e politico.

Le reazioni: maggioranza divisa, nuove proposte e il confronto con l’Europa
La proposta ha immediatamente spaccato la maggioranza. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha bocciato l’iniziativa, spiegando che “le Forze Armate non sono un luogo dove educare i giovani”. Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa si è dichiarato contrario, sottolineando i costi e i limiti operativi di un ritorno alla leva obbligatoria. Una critica che si aggiunge ai dubbi sull’efficacia di un sistema basato su giovani non formati professionalmente in un contesto internazionale sempre più complesso.
Non è però l’unico progetto in Parlamento. Sono state presentate altre proposte: dal servizio civile/militare obbligatorio promosso dal Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, fino al modello di volontariato avanzato da Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia). C’è poi il progetto del presidente della Commissione Difesa Nino Minardo, che punta alla creazione di un bacino di riservisti sul modello israeliano, da mobilitare in caso di emergenza o minaccia ai confini.
Il dibattito, oggi più che mai, si inserisce in una riflessione europea che vede Francia e Germania valutare forme di ritorno alla leva per far fronte alle nuove sfide della sicurezza. E l’Italia, dopo vent’anni senza naia, si ritrova davanti a un bivio: ricostruire un modello di servizio obbligatorio o continuare a puntare su un esercito altamente professionalizzato. Le prossime settimane nelle commissioni parlamentari diranno se questa proposta è solo un fuoco di paglia politico o l’inizio di un cambiamento profondo destinato a coinvolgere un’intera generazione.
