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16ª Festa del Cinema di Roma – Ultimi sprazzi, premi e commiato

Con domenica la Festa chiude i battenti. Ultimi fuochi, vincitori e qualche considerazione a margine

PREMIO DEL PUBBLICO FFSS: Mediterràneo, di Marcel Barrena
PREMIO BNL Gruppo BNP Paribas: per la regia a Giuseppe Bonito
PREMIO ALICE NELLA CITTA’ film: Petite maman
PREMIO ALICE NELLA CITTA’ regia: Kenneth Branagh per Belfast

Ultime proiezioni, ultimi fuochi

C’è un titolo che, in zona Cesarini, risolleva il morale di una edizione grigia: Belfast, diretto da Kenneth Branagh, presentato negli Eventi Speciali, in coproduzione con Alice nella città.

Andrà senz’altro nelle sale e va visto. Per la confezione: voluto iperrealismo degli ambienti, sapienti movimenti di macchina, immagini splendidamente composte, armoniose scene corali. Per il contenuto: fine anni ’60 del ‘900, quel momento terribile in cui più forte esplode in Irlanda del Nord il contrasto cattolici-protestanti; i fatti della storia si riverberano sulla vita quotidiana e sulle scelte di una famiglia tranquilla. E per lo spirito: la storia ha forti connotati autobiografici, ricalca quella di Branagh bambino; la bellezza e l’allegria della madre, la tranquilla ma ferma prudenza del padre, la saggezza ironica dei nonni – il tutto visto come attraverso il velo leggero di un lussuoso bianco e nero poco contrastato. Branagh resiste alle facili sirene di una messa in scena drammatica, a tinte forti, emula degli articoli giornalistici e foto dell’epoca, prona allo stile rievocativo attuale: ci restistuisce uno squarcio di quel mondo da cui non mancano neppure situazioni comiche, momenti leggeri.

Qualche altra dritta

Tanti altri ne abbiamo visti, in questi dieci giorni, ma abbiamo preferito segnalarvi solo quelli che hanno possibilità di arrivare nelle sale o di approdare prima o poi in tv. Se volete qualche altro titolo, Softie (Samuel Theis, Francia 2021) preso da Alice nella Città racconta un bel rapporto studente-insegnante, complicato dalle convenzioni e dai crescenti spauracchi sociali. A qualcuno è piaciuto Red Rocket (Sean Baker, USA 2021) con la sua brava provincia americana, i suoi dropouts, e il suo protagonista con poco sale in zucca e in cerca di guai; visivamente è bello, con le sue raffinerie texane, i treni che passano sferragliando alle spalle delle persone, i grandi spazi… Ma questa topica forse ha detto ormai tutto, il resto è replica. Sarà trasmesso in questi giorni in tv un interessante documentario, Fellini e Simenon. Con profonda simpatia e sincera gratitudine, prodotto da RaiMovie; si basa sul poco conosciuto carteggio intercorso fra i due fin dalla premiazione a Cannes de La Dolce Vita, ad opera della giuria presieduta da Simenon; lo consigliamo caldamente agli appassionati dell’uno o dell’altro.

Bilanci e considerazioni a margine

E’ stata un’edizione piatta. L’assenza di purghe efferate – che invece negli altri anni ci erano state somministrate, specie ai tempi della Venerata Giuria – l’abbiamo pagata con la pari assenza di belle sorprese, di cui ogni edizione passata era sempre stata portatrice. Si salvano L’arminuta, che giustamente è stato premiato nella figura del regista Giuseppe Bonito; Gli occhi di Tammy Faye, titolo di apertura della Festa; Olga nella rassegna Alice, a ricordarci l’esistenza di un cinema dell’est-Europa, di lunga tradizione, che troppo spesso ignoriamo e importiamo con estrema parsimonia; Cyrano, godibile e raffinata festa per gli occhi; C’mon c’mon, delicata costruzione di un rapporto zio-nipotino e bella interpretazione di Joaquin Phoenix; e Belfast, che Kenneth Branagh ha girato con il cuore.

Per il resto, ci allarma la crescente attrazione esercitata sui cineasti di ogni paese dalle storie di dolore, malattia, sopraffazione; inflitte poi col massimo accanimento agli studenti di Alice nella Città, ai quali si nega l’ipotesi (e il diritto) che la loro immaginazione possa alimentarsi anche di sogno, entusiasmo, gioia, bellezza, divertimento. D’altro canto, constatiamo che la furbizia di chi proponendo quei soggetti cerca un facile consenso è premiata, pare, dal favore di un pubblico festivaliero, che bada più all’intenzione e al messaggio che al risultato. Non è un caso che il Premio del Pubblico abbia incoronato un film come Mediterràneo.

Davvero orrendo ci è parso solo il film di chiusura, un Eternals ad altissimo budget infarcito di star che grazie ai cachet percepiti accettano di fare i manichini in queste storie di supereroi Marvel e affini. Addormenterebbero anche un rinoceronte i dialoghi magniloquenti fra gli eroi, mentre le scene d’azione fracassone, a base di raggi laser, palle infuocate, campi di forza sovrumani che arrestano gli assalti dei mostri cattivi, disegni che si formano a mezz’aria, sono puerili e ripetitive. Eppure i ragazzi ne sembrano eccitati; e glielo concederemmo, se non fosse che alla lunga si addomesticano a identificarle col bello, col rischio di perdere la capacità di cercarlo e trovarlo altrove. Forse un giorno ci rimprovereremo che avremmo potuto fare qualcosa per evitarlo, mentre invece, per dirla con uno degli “Eventi Speciali” il cui titolo è lo specchio dei tempi, “E noi come stronzi rimanemmo a guardare“.

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