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Vizio Capitale, quel senso del sindaco Raggi per gli svarioni…

Il sito del Comune che sbaglia la data delle Amministrative è solo l’ultima topica, dopo gli scivoloni su Colosseo, Ciampi e Morricone. E di solito a pagare è un capro espiatorio

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Il sindaco di Roma Virginia Raggi

Se c’è un “vizio Capitale” in Campidoglio è certamente la propensione allo svarione. Perlomeno da quando a Palazzo Senatorio siede Virginia Raggi, che della gaffe ha fatto una vera e propria arte. Spaziando dalla Storia all’attualità più stretta, senza risparmiare i vires illustres del nostro tempo, e neppure il monumento simbolo della Città Eterna – l’Anfiteatro Flavio.

Il “vizio Capitale” della Raggi

L’ultima topica ha campeggiato per ore sul sito del Comune di Roma. Dove si anticipavano a sabato 2 e domenica 3 ottobre le prossime Amministrative, che in realtà si svolgeranno domenica 3 e lunedì 4 ottobre. Un abbaglio che ha suscitato, tra l’altro, l’ironia di Nicola Zingaretti, Governatore del Lazio.

Come detto, questa svista è solo la più recente in ordine cronologico. In quest’anno 2021, in particolare, il sindaco di Roma pare essersi scatenata, benché abbia negli strafalcioni una costante del proprio mandato.

Due anni fa, per esempio, per attaccare il piano rifiuti della Pisana puntò il dito contro la chiusura di un impianto di smaltimento dell’immondizia ad Aprilia. Solo che si era clamorosamente recata nella sede errata, come impietosamente le fece notare l’amministratore dello stabilimento realmente interessato dall’ordinanza regionale. Senza darsi per vinta, Virgy era allora piombata di fronte alla struttura corretta, denunciando nuovamente di aver trovato i cancelli sbarrati. Peccato che anche in quell’occasione avesse precorso i tempi, presentandosi un giorno prima dell’entrata in funzione del sito.

D’altronde la tendenza alla doppia cantonata è piuttosto radicata nel primo cittadino. Si pensi al bombardamento di San Lorenzo, dapprima collocato nel mese sbagliato e poi spacciato per strage antifascista quando a perpetrarla furono gli Alleati. Oppure al Colosseo, di cui a luglio l’inquilino del Campidoglio decantava le lodi di una fantomatica cupola. Mentre ad aprile, in un video promozionale della Ryder Cup di golf, l’icona per eccellenza dell’Urbe era stata incredibilmente “sostituita” con l’arena di Nimes.

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Il Colosseo

E si possono anche ricordare gli scivoloni sul Maestro Ennio Morricone, divenuto “Ennio Morirono” in una newsletter (potenza del T9, ma anche di un’imperdonabile sciatteria). E sull’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, cui è stata dedicata una via con tanto di targa – ma col nome storpiato in “Azelio”.

La libido del capro espiatorio

In (quasi) tutte queste circostanze – rectius, ogni volta che ha potuto la Raggi si è rivalsa su qualche anonimo funzionario capitolino. In un atteggiamento a metà tra l’inclinazione allo scaricabarile e la libido del capro espiatorio che le ha attirato critiche anche nel suo stesso partito. «Mai che si prenda la colpa lei» si era sfogata ad esempio, in una di queste occasioni, un consigliere comunale del M5S.

Beninteso, è certamente vero che la cima di una piramide non può conoscere tutto ciò che avviene alla base. Però c’è anche una cosuccia che si chiama “responsabilità oggettiva”, che nel caso specifico non può che essere attribuita al vertice dell’amministrazione. Il (o la) quale, proprio per l’impossibilità di occuparsi di tutto, dovrebbe essere in grado di circondarsi di collaboratori capaci ed efficienti. Qui, res ipsa loquitur.

beppe grillo
Il garante del M5S Beppe Grillo

Del resto, che bisogno c’è di farsi imbarazzare da terzi quando, in virtù del vizio Capitale, si è perfettamente in grado di riuscirci da soli? Così, per dirne una, non c’era alcuna necessità che il Garante pentastellato Beppe Grillo pubblicasse sul suo blog una pseudo-poesia pro-Raggi che insultava i Romani. La “gaffara” (termine mutuato da gattara) è perfettamente in grado di mettersi in difficoltà autonomamente, come con la risibile questione della funivia. Che già di suo sarebbe una barzelletta, ma a cui lei ha aggiunto il carico affermando che «qualora non dovesse più servire si smonta e si può rimontare da un’altra parte».

Se una volta, insomma, c’era “il senso di Smilla per la neve”, oggi c’è il senso di Virgy per i buchi (e i tentativi di toppe). Dalle famigerate buche, d’altra parte, è un attimo.

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