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Violenza sessuale: La Russa e l’accusa di stupro sparita dai media

La presunta violenza sessuale che riguarda il figlio di Ignazio La Russa, non si trova più sui giornali. Come mai certe notizie si dissolvono subito?

violenza sulle donne

Il caso della presunta violenza sessuale che riguarda il figlio di Ignazio La Russa, non si trova più sui giornali. Come mai le notizie di stupro, che di solito perdurano nelle cronache a lungo, a volte si dissolvono subito? Che non sia vero che si pubblica quello che chiede il pubblico ma solo quello che si vuole far sapere?

Il caso del presunto stupro di cui è accusato Leonardo Apache, figlio del senatore Ignazio La Russa, Presidente del Senato, è sparito dalle cronache dei Tg e della stampa quotidiana. Strano perché quello del figlio di Beppe Grillo occupò a lungo le stesse cronache e viene spesso citato, quando capita di parlare dell’ex comico, tra i fondatori del Movimento Cinque Stelle. Anche casi passati di stupri i cui responsabili venivano identificati in immigrati clandestini, o meno, di paesi africani o dell’est Europa, sollecitavano molto la verve accusatoria di certa stampa. Questo caso milanese invece sembra non appassionare.

La Russa: svanita dalla cronaca la presunta violenza sessuale

Non lo trovo sulla stampa, tanto meno alla tv, nei Tg della Rai, figuriamoci in quelli di Mediaset. L’ultima notizia l’ho trovata su La Repubblica del 30 luglio e riguarda gli atti dei Pm milanesi che indagano sul caso di presunto stupro di cui è indagato il ragazzo. Hanno acquisito i video della serata del 18 maggio alla discoteca Apophis di Milano e la copia forense del cellulare di Leonardo La Russa.

Il famoso telefonino senza la sim, perché la scheda risulta intestata allo studio legale del presidente del Senato. La ricerca nella memoria del solo telefono, ricorda La Repubblica, avverrà attraverso parole chiave tra le chat, oltre che tra le foto e i video. Elementi che potrebbero ulteriormente chiarire che cosa sia successo quella sera tra la discoteca e la casa del senatore, dove si recarono il figlio Leonardo con l’amico dj Tommaso Gilardoni, entrambi accusati di violenza sessuale su una giovane di 22 anni.

Si cercano sui video e sulle chat conferme di testimonianze e accuse

Visto che i video della serata, ripresi dalle telecamere di sicurezza, vengono cancellati ogni 24 ore, i magistrati cercano altrove, sui telefonini, le scene accadute in discoteca, per verificare se si possano acquisire prove sulla presunta colpevolezza degli indagati. Per esempio qualcuno che versa sostanze nel bicchiere che poi viene bevuto dalla 22enne, che ha denunciato di essere stata drogata prima delle presunte violenze.

Una scena finora adombrata solo dal racconto di uno dei diversi testimoni sentiti in procura, ma che non ha mai trovato riscontro, neanche dalle analisi fatte sulla ragazza. Dico tutto questo e uso sempre il condizionale perché non sta a me e neanche a voi che leggete, stabilire se quella notte furono commessi dei reati. Vista la gravità delle accuse e visto anche il personaggio coinvolto, figlio della seconda carica dello Stato, usare cautela è il minimo da fare.

Ignazio La Russa col figlio Leonardo Apache
Ignazio La Russa col figlio Leonardo Apache (immagine dalla pagina Instagram di Esse Magazine)

Violenza sessuale, oltre il caso La Russa: il discredito da gettare sulle vittime

Quello che ci interessa non è tanto lo svolgimento delle indagini, quanto il fatto che non se ne parli più.  Non vi sembra strano? Di solito quando accadono queste cose la stampa, specie quella schierata a difesa della integrità morale e fisica delle nostre donne, fa campagne denigratorie contro gli stupratori, specialmente se sono extracomunitari e di pelle scura. In questo caso, fortunatamente, evitano di schierarsi troppo.

Hanno provato a gettare sulla ragazza un po’ di discredito, inizialmente, come si fa sempre. Perché ha aspettato tanti giorni a denunciare, perché era drogata, forse il rapporto è stato consensuale, in fondo sono bei ragazzi, come ha detto anche il padre del dj Tommaso, il 19 luglio a La Verità: “Mio figlio è un ragazzo molto in gamba, con la testa sulle spalle, perché noi siamo una famiglia per bene. È sempre circondato da bellissime ragazze e non fa uso di stupefacenti. Per questo mi risulta strana questa storia.”

Ci dobbiamo credere, se lo dice il padre, chi meglio di lui consce questo santo figlio? E aggiunge: “Però al giorno d’oggi, prima magari le ragazze fanno sesso e poi si accorgono con chi l’hanno fatto ed è un attimo che vanno a denunciare le persone, però non lo so…”. Ci sembra giusto riportare queste frasi perché, a parte i fatti su cui indaga la magistratura, sono comunque espressione della cultura dello stupro che ancora vige nel Paese e che, prima o poi, scappa dalla bocca dei protagonisti, specie dei padri.

Anche Beppe Grillo cadde nel gioco del discredito alla vittima

Era il 20 aprile 2021 e Beppe Grillo pubblicò un video in cui difendeva il figlio dalle accuse di violenza sessuale di gruppo. Grillo sostenne la tesi della poca credibilità della donna che ha denunciato lo stupro, usando argomenti ricorrenti in questi casi: cosa ha fatto subito dopo la violenza e il fatto che avrebbe dovuto denunciare subito l’aggressione. Grillo disse: “una persona che viene stuprata la mattina e al pomeriggio va in kitesurf, e dopo otto giorni fa una denuncia, vi è sembrato strano. È strano”. Chiaramente si vuole colpire la credibilità di chi denuncia. È un classico. La penalista Elena Biaggioni, referente del gruppo legale dei centri antiviolenza D.I.Re, sostenne invece che i giorni fossero pochissimi, anzi nulla.

Dello stesso sentore sembrò la dichiarazione rilasciata dal senatore La Russa, a seguito della denuncia della ragazza il 19 giugno scorso. Il senatore scrisse di avere “la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante. Di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo quaranta giorni dall’avvocato estensore che – cito testualmente il giornale che ne dà notizia – occupa questo tempo per rimettere insieme i fatti. […] Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua.

I familiari di chi è accusato di violenza sessuale non credono alle vittime, come il caso La Russa

Lo schema è lo stesso. Possiamo capire che un padre abbia parole di comprensione per il proprio figlio, è umano. Ma quello che risulta significativo è che si ripeta sempre lo stesso schema, qualsiasi sia lo schieramento politico di appartenenza. Succede quando una cultura è molto radicata e difficile da estirpare perché causa di gravi problemi.

Da tempo associazioni, movimenti femministi e gruppi che si occupano di violenza contro le donne spiegano che questa insinuazione serve a spostare l’attenzione e il discorso pubblico sulle presunte responsabilità della donna. “È per questo tipo di parole che tante donne non denunciano per paura di non essere credute”, ha detto la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, che ha definito “disgustoso che il presidente del Senato colpevolizzi una donna che denuncia una violenza”.

Dopo le molte critiche, La Russa è intervenuto di nuovo dicendo: “Mi dispiace essere frainteso. Lo dico sinceramente. Io non accuso nessuno e men che meno la ragazza. Semplicemente, da padre, dopo averlo a lungo sentito, credo a mio figlio”.

Nella nota il senatore La Russa aveva quindi confermato di aver visto la ragazza a casa sua quella mattina, nella camera del figlio. Benvenuto, l’avvocato della ragazza, ha commentato con il Corriere della Sera: “Ora il presidente del Senato è testimone primario di questo processo. Non solo ha dichiarato che la ragazza era in casa sua, ma anche che era nel letto con suo figlio dove è finita non si sa come, visto che non si frequentavano assiduamente”. Sul consumo di droga invece Benvenuto ha detto che “la cocaina è nota perché provoca eccitazione, non sonnolenza”.

Le chat: “Mi ha portato a casa sua senza che fossi nelle condizioni di scegliere”

Il senatore giustamente si preoccupa di scagionare il figlio, il 26 luglio alla cerimonia del Ventaglio, nello scambio tradizionale di auguri alla stampa parlamentare aggiunge un parere: “forse non mi sono spiegato bene”.

Nel frattempo però la ragazza conferma le accuse al figlio del Presidente del Senato e all’amico che era con loro quella sera, alla pm Rosaria Stagnaro e alla procuratrice aggiunta Letizia Mannella. Tra l’altro le pm hanno anche raccolto le testimonianze di altre ragazze, amiche della presunta vittima. La ragazza ha detto che “Leonardo mi ha dato un drink nella discoteca Apophis, mi ha portato a casa sua senza che io fossi nelle condizioni di scegliere cosa fare, mi ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali, lui e l’amico, sempre a mia insaputa“.

Una delle amiche della ragazza, si legge nella denuncia, avrebbe confermato la dichiarazione della presunta vittima: “la mia amica mi ha riferito che dopo l’assunzione di una bevanda alcolica da parte di Leonardo non ero più in grado di parlare normalmente e mi disse che ero stata drogata“. Dalle analisi svolte al centro antiviolenza della Clinica Mangiagalli emerge che la denunciante era positiva alla cocaina, ai cannabinoidi e a dei tranquillanti (aveva preso dello Xanax), mentre non ci sono tracce di droga dello stupro. Se l’ipotesi di reato dovesse coinvolgere anche l’amico dj di Leonardo, coinvolto nella violenza secondo la ragazza, allora la stessa ipotesi di reato verrebbe riqualificata in quella più grave di stupro di gruppo.

Leonardo La Russa, ipotesi di violenza sessuale e droghe

Nella chat con l’amica si trovano frasi molto chiare su quello che dev’essere accaduto quella sera in discoteca. L’amica le scrive nei messaggi: “Penso che lui ti abbia drogata, ma tu non mi ascoltavi ieri, sei corsa via e non ti ho più trovata”. E segue: “Io ti volevo portare a casa mia, te l’ho detto più di una volta ma non ragionavi proprio, non so come spiegarlo, non eri tu”.

Le due ragazze parlano anche della droga che avrebbero consumato insieme prima di incontrare il figlio di La Russa: “Ti ha per forza drogata, non può essere c (forse: cocaina, ndr). Non ti fa quell’effetto. Non era mai successo tutte le altre serate”, dice l’amica. Riferendosi al fatto che la cocaina ti sveglia, mentre ci sono droghe che tendono a farti perdere il senso di realtà. La conversazione poi si interrompe fino alle 15,18’, quando la ragazza sta andando alla Clinica Mangiagalli e scrive: “Vado in ospedale. Sta venendo mia madre a prendermi”. E l’amica risponde: “È giusto che denunci la cosa, però stai veramente attenta, suo padre è il presidente del Senato”.

Per il Codice Penale, si rischiano fino a 12 anni di carcere

Secondo l’articolo 609 del codice penale, è perseguibile per violenza sessuale non solo chi “con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali”, ma anche chi abusa di “condizioni di inferiorità fisica o psichica al momento del fatto”. Insomma, lo stupro potrebbe essere considerato tale anche nel caso in cui il figlio di La Russa non avesse drogato la ragazza, se per esempio la ragazza fosse stata incosciente per altri motivi. La pena prevista va dai 6 ai 12 anni di carcere.

Come si vede si tratta di una questione molto seria che rischia di danneggiare non poco la vita dei ragazzi coinvolti e, di riflesso, quella delle famiglie. C’è da augurarsi che i magistrati possano svolgere in serenità e senza pressioni alcune, dalla stampa e da altri, il proprio lavoro di indagine teso ad appurare la verità.  Quello che non è accettabile è che a volte questa accortezza non sia usata verso i “figli di nessuno”, che si rendano probabili responsabili di atti di violenza analoghi. Se dobbiamo essere garantisti, lo dobbiamo essere a 360° verso chiunque, non solo i figli di personaggi importanti. Spero che su questo sia Beppe Grillo che il Senatore La Russa concordino con me.

La Russa, se denunciare una violenza sessuale espone la vittima a giudizi spietati

Cinzia Marroccoli, psicologa, consigliera di D.i.Re e presidente di Telefono Donna di Potenza ha spiegato quello che passa nella testa di una donna che abbia subito violenza. È bene ricordarlo, perché spesso è facile passare dalla parte della vittima a quella dell’accusata.

Oltre al senso di colpa possono esserci l’umiliazione e la vergogna che si provano a causa della violenza, ha detto Marroccoli. La vergogna di avere subito qualcosa che ha a che fare con la dignità della persona, con la sua intimità, con il suo corpo e con la sua mente. Sono sentimenti che possono portare anche a rimuovere momentaneamente l’accaduto, a far finta di niente, a continuare una vita normale. Spesso si vuole cancellare immediatamente quello che è successo: facendo una doccia, buttando quello che si aveva addosso, che sarebbe l’ultima cosa da fare, dicono le legali. Ma ci si vuole buttare tutto alle spalle e si vuole dimenticare il più in fretta possibile”.

Le vittime rivivono continuamente la violenza subita

Nel ricordare si rivive la violenza. Non è difficile comprendere che ognuno ha i suoi tempi per decidere quando ricordare e rivivere quella umiliazione. Se passano 8 giorni o 40 o dei mesi questo attiene solo alla psicologia della vittima e va accettato. Le paure di dover affrontare un giudizio mentre si va a denunciare una violenza possono spaventare una ragazza. Spiega sempre la psicologa Cinzia Marroccoli: “Sappiamo bene che quando andiamo a denunciare una violenza sessuale ci ritroviamo ad essere le imputate e ad essere sottoposte a domande su com’eravamo vestite e così via. La donna sa bene di andare incontro a quella che chiamiamo vittimizzazione secondaria. Lo stupro è l’unico reato in cui chi lo subisce si deve difendere quasi più dell’imputato stesso. La narrazione sullo stupro è non credere alla vittima e questo rappresenta un grave e grande deterrente alla presa di parola delle donne”.