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“Vado a fare il bagno con lo squalo bianco…”

Remo Sabatini, studioso del mondo marino e collaboratore di QDL, Romait e National Geographic, è alla vigilia…

“Macchina fotografica e videocamera subacquea sono ok. Come al solito pesano più le attrezzature tecniche che il resto, fortunatamente l'estate sudafricana che ci aspetta alleggerirà il resto del carico”.

Remo Sabatini è fotografo naturalista freelance, autore del libro “My Great White” edito da Il Mare, collabora con QDL e Romait, per cui cura la rubrica Animambiente, e con National Geographic. E' alla sua ennesima spedizione dedicata al grande squalo bianco e, stavolta, ha un obiettivo in più.

“Quando si parla di squali, dice Remo, alla maggior parte della gente viene subito in mente il mostro, l'animale assassino che è pronto ad ucciderti ogni volta che entri in acqua. Non è propriamente così. Nemmeno negli oceani più “pericolosi” del pianeta esistono quei mostri che certi film e certa informazione ci hanno presentato per anni. Il fatto è, continua Sabatini, che la paura di ciò che non si conosce alimenta quel terrore antico di essere mangiati che ci portiamo dentro da sempre”.

Perché in Sudafrica? E gli squali sono davvero i mangiatori di uomini dei film? “Ci sono diverse località nel mondo dove si possono osservare gli squali con una certa frequenza. Ho tanti amici che studiano e lavorano ogni giorno con questi magnifici animali che sono più vecchi dei dinosauri e che ad essi sono sopravvissuti. Enrico Gennari è il direttore scientifico e della Ricerca di Oceans a Mossel Bay (Sudafrica), Ryan Johnson nuota regolarmente con i grandi squali bianchi, Cristina Zenato è alle Bahamas dove sta anche mappando le grotte sommerse per conto di quel Governo, Raffaella Schlegel è sul versante dell'Oceano Indiano sudafricano e adora i suoi squali tigre, Morne Hardenberg e Steph sono nella False Bay con puntate memorabili a Guadalupe, Caterina Gennaro è a Malibù, ottima sub e produttore televisivo.
Insomma, insieme copriamo quasi tutti gli oceani e tra i punti sui quali siamo d'accordo, quello che continuiamo a ripetere: agli squali non piacciamo, non siamo sul loro menu'".

Perchè in Sudafrica?
"E' uno degli ultimi paradisi naturali rimasti. Per un'appassionato di mare e di squalo bianco in particolare non esiste posto migliore, forse solo la Nuova Zelanda potrebbe competere in quanto a presenze, vita marina e paesaggi. Quello che accade dalle parti di Cape Town, poi, rende questo Paese unico”.

Si riferisce ai salti fuori dall'acqua degli squali binachi che vediamo nei documentari?
“Esattamente. E' senza ombra di dubbio uno degli spettacoli più incredibili che la Natura riesce ancora ad offrire. Vedere un animale, un super predatore che pesa quasi una tonnellata e che balza fuori dall'acqua anche per due tre metri per cacciare le otarie è un'emozione unica e succede solo qui, almeno con quella frequenza”.

In Australia, come sa bene, negli ultimi mesi il rapporto tra uomini e squali si è inclinato tanto che il Governo del Western Australia del Premier Colin Barnett, nonostante le proteste internazionali ha deciso di riaprire la caccia.
“E' stata una notizia incredibile e che, purtroppo, non mi ha sorpreso più di tanto. Già lo scorso anno la sollevazione popolare era riuscita a scongiurarne l'entrata in vigore. Stavolta, almeno per il momento, quel Governo che era stato il primo a difendere lo squalo bianco, sembra voglia andare fino in fondo. Ad oggi sono oltre settanta gli squali uccisi, almeno dai dati ufficiali. Ci siamo occupati di questo anche qui su QDL e abbiamo spiegato l'assurdità della legge in vigore. Uccisione di animali in maniera preventiva e che vivono nel loro ambiente! Non ha senso”.

Da quelle parti, i promotori, si difendono ricordando le vittime degli attacchi di squalo.
“E' esatto. La scusa è stata questa. E' vero che negli ultimi tre anni ci sono stati degli attacchi fatali ai danni di surfisti e a loro va il cordoglio di tutti ma è anche vero che si contano sulle dita di una mano a fronte di milioni di bagnanti. Tanto per fare un esempio, gli ippopotami uccidono quasi mille persone all'anno in Africa, le noci di cocco uccidono decine e decine di volte più degli squali! Come? Cadendo dagli alberi (chi è stato in Thailandia, come me, sa di cosa parlo).
Per non parlare di incidenti stradali, domestici, serpenti, cani ecc. Gli squali ormai e purtroppo, continuano a pagare colpe non loro, dettate dall'ignoranza e dalla paura ancestrale dell'uomo che, come nel caso australiano, vuole trasformare l'oceano in una piscina con tanto di paperelle! Il bello è che, continuando così le cose, prima o poi ci riuscirà, con esiti imprevedibili e catastrofici per la vita degli oceani che, lo dimenticano sempre quasi tutti, è anche la nostra”.

In che senso?
“L'equilibrio del mare, degli oceani, è fragilissimo. Se dovesse venire a mancare un anello essenziale come quello dei predatori alla catena alimentare, quell'equilibrio ne risulterebbe sconvolto con, ad esempio, la crescita smisurata di specie di pesci, non più predate, a scapito di altre. Il mare è già pieno di metalli pesanti che l'intelligenza umana ha riversato e riversa. Se attacchiamo l'oceano da tutti i fronti (pesca intensiva e finning in testa) non daremo mai il tempo alla Natura di rigenerarsi”.

In Sudafrica ora è estate.
“Sì, diciamo che il clima che troverò sarà simile al nostro fine agosto considerando che, soprattutto dalle parti del Capo di Buona Speranza, si fa presto a mettere l'impermeabile da un momento all'altro. La cosa che mi interessa di più e uno dei motivi che mi ha spinto ad anticipare la spedizione risiede anche in questo, l'estate, appunto. Vi spiego perchè, in Australia sparano come tanti sceriffi, agli squali che si avvicinano alla costa per prevenire un attacco! Questa cosa del prevenire fa veramente rabbrividire! Comunque, è quello che fanno. Ora, in Sudafrica, abbiamo le medesime condizioni meteo con i bagnanti che sguazzano. La differenza è che ci sono molti più squali bianchi vicino alla costa rispetto all'Australia. Eppure nessuno spara! Nessuno agita le stelle da sceriffo regalate dal contratto firmato con i pescatori. Si fa surf esattamente come in Australia condividendo lo stesso braccio di mare con i grandi squali. I surfisti, quelli veri, lo sanno bene. E' uno dei motivi, rimanga tra noi, per i quali le ragazzine li aspettano in spiaggia trepidanti come si aspetta un super eroe. Fa parte del gioco.
Australia? E' come dire, 'Ok, domani tutti in Savana a giocare a pallavolo! Fatemi fuori tutti i leoni che stiamo più tranquilli!' Se la partita di pallavolo si facesse sul serio, un paio di giocatori finirebbero nella pancia degli spettatori perché, in quel caso, ai leoni non dispiaciamo affatto e la savana è casa loro. Ed allora, anche l'oceano è casa loro, dei pesci. Dobbiamo entrarci in punta di piedi e con rispetto. Certi bracci di mare possono essere più pericolosi di altri. Certi atteggiamenti, come uscire in mare da soli, al tramonto oppure all'alba, potrebbero favorire certi incontri. Le tavole da surf che tagliano le onde hanno lo stesso effetto che ha un gomitolo di lana per un gatto, quantomeno incuriosisce. Qualche rarissimo incidente accade, è fuori di dubbio, sta all'uomo cercare di prevenirlo evitando certi comportamenti ma, soprattutto, lasciando a casa il fucile”.

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