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Vaccino, Coscioni: fermare subito AstraZeneca e Johnson & Johnson sui giovani

“La campagna intrapresa da molte regioni non mette correttamente in guardia i giovani dai rischi”

lotta al covid: il vaccino

Vaccino anti-Covid

L’Associazione Luca Coscioni, ha scritto al Governo e al Commissario per la pandemia un lettera “contro il vaccino Astrazeneca per i giovani.

I firmatari della lettera

Tra i firmatari scienziati ed accademici dell’associazione Luca Coscioni, come il suo co-presidente Michele De Luca, Professore ordinario nel Dipartimento di Scienze della Vita e Direttore del Centro di Medicina Rigenerativa ‘Stefano Ferrari’ dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Seguono Valeria Poli, Presidente Società Italiana di Biofisica e Biologia Molecolare, Gilberto Corbellini, Professore ordinario di storia della medicina e docente di bioetica presso La Sapienza l’Università di Roma. Ancora Anna Rubartelli, Docente di Biologia Cellulare e Molecolare, Gennaro Ciliberto, Presidente della FISV (Federazione Italiana Scienze della Vita), Valeria Poli, Presidente SIBBM e le immunologhe Anna Mondino e Giulia Casorati”.

“Trasmettiamo con la massima urgenza – scrivono Segretario e Tesoriere dell’Associazione Filomena Gallo e Marco Cappato – una lettera aperta sottoscritta da autorevoli scienziati ed esperti, che invita a sospendere immediatamente la distribuzione del vaccino anti-covid19 Astrazeneca e Johnson and Johnson alle persone giovani di età a causa dei documentati rischi per la salute e la vita.

Trombosi venosa trombocitopenica

L’appello si fa particolarmente urgente in occasione degli ‘open days’ aperti a tutte le fasce di età, compresi maturandi, che si stanno tenendo in tutta Italia, infrangendo le raccomandazioni dell’AIFA di riservare il vaccino AstraZeneca agli ultrasessantenni”. “Purtroppo, sappiamo che i vaccini a vettore adenovirale possono causare in soggetti probabilmente predisposti la trombosi venosa trombocitopenica (VITT) 1, un effetto collaterale raro che si presenta a distanza di 5-15 giorni dalla vaccinazione e può avere esito fatale.

La fascia di età più a rischio è quella dai 20 ai 55 anni, soprattutto individui di sesso femminile. Nei primi studi l’incidenza risultava di 1.100.000, con un terzo di casi fatali. L’analisi dei dati forniti dall’Agenzia del Farmaco e dal Servizio Sanitario Inglese, aggiornati a metà maggio, suggerisce una incidenza superiore. La nota informativa del vaccino AZ riporta la VITT come possibile effetto indesiderato che può interessare fino a 1 persona su 10 mila.

L’iniziativa degli open days AZ sembra mossa da buone intenzioni e sta riscuotendo grande successo, ma non è nel miglior interesse dei giovani”, si legge.

“Nei soggetti under 30 che non abbiano comorbidità, la letalità per COVID-19 in Italia è vicina allo zero e rarissima è l’ospedalizzazione, mentre il rischio di VITT per loro supera il beneficio del vaccino, ed è sufficiente a sconsigliare la vaccinazione con AZ, in accordo alle raccomandazioni AIFA. Su quali dati si basa la scelta di vaccinare con AZ anche i più giovani, che invece non sono suscettibili a queste complicanze.

Campagna informativa deficitaria

Inoltre, la campagna intrapresa da molte regioni non mette correttamente in guardia i giovani dai rischi, ovvero non vengono loro fornite né informazioni sufficienti né alternative per decidere in autonomia. Sorge il sospetto che in realtà si cerchi di smaltire le dosi di AZ rimaste inutilizzate. I maturandi italiani sono quest’anno circa 500mila se anche solo metà di loro fossero vaccinati con AZ, secondo la nota informativa di questo vaccino in 25 potrebbero essere colpiti da VITT.

Ma se anche uno solo di loro morisse, come potremmo giustificarlo, quando conosciamo i rischi e abbiamo le dosi necessarie di Pfizer e Moderna per vaccinare in maniera sicura anche i nostri ragazzi”, conclude l’associazione. (Comunicati/Dire) 

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