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“Un anno senza social”: perché Charlie Sheen provoca, ma al ribasso

Per l’attore il collasso delle piattaforme servirebbe a far tornare tutti alla realtà: ma probabilmente 12 mesi non basterebbero a disintossicarsi da webeti, influencer e analoghi fenomeni (da baraccone)…

Charlie Sheen, social

Charlie Sheen (immagine dalla sua pagina Facebook)

I social network sono sempre più (mal)visti alla stregua di un vaso di Pandora, o di pandoro, contenente tutti i mali dell’era contemporanea. Ovvero, come il compimento della previsione che l’ex Presidente della Repubblica Luigi Einaudi fece sulla radio, bollata come «strumento perfetto di imbecillimento dell’umanità». In ordine di tempo, l’ultimo strale contro Facebook, Instagram, X (ex Twitter) & Co. lo ha lanciato, tra il serio e il faceto, Charlie Sheen.

Charlie Sheen, social
Charlie Sheen (immagine dalla sua pagina Facebook)

Charlie Sheen contro i social

«Bisogna che i social media collassino per tipo un anno, così che tutti possano tornare alla realtà». Così parlò – via social, naturalmente – il popolare attore americano, noto in Italia soprattutto per la sitcom Due uomini e mezzo.

Social media needs to crash for like a year so everybody can snap back into reality

Pubblicato da Charlie Sheen su Mercoledì 27 dicembre 2023

Difficile dargli torto, se si pensa che webeti, influencer e simili fenomeni (da baraccone) sono tutti “figli” delle suddette piattaforme. Che, come già denunciava il filosofo e semiologo Umberto Eco, «danno diritto di parola anche a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar». E che hanno ormai «lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel»: ancor peggio, sono tenuti in considerazione come gli esperti – e, talvolta, perfino di più.

Umberto Eco
Umberto Eco (1932-2016). © Università Mediterranea di Reggio Calabria via Wikimedia Commons

In effetti, come qualunque manifestazione del progresso, anche la tecnologia bisogna saperla usare, e le derive della tv commerciale avrebbero già dovuto far intuire qualcosa. Tipo che, se è dignum et iustum preoccuparsi per l’intelligenza artificiale, non è che quella naturale se la passi poi tanto meglio.

Intelligenza artificiale
Intelligenza artificiale (© Markus Spiske via Pexels)

Alla fine, insomma, il dubbio è che la provocazione, molto acuta, della star statunitense sia tarata al ribasso. Alla luce dell’imperante dipendenza digitale collettiva, infatti, sicuri che dodici mesi siano sufficienti per disintossicarsi da un tale… inwebriamento?