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Tra squadre incomplete e caos sul pubblico riparte la Serie A: prime impressioni

Buona la prima di Pirlo, Ibra Supremacy, una Roma spuntata, il boom di Osimhen e del Genoa: tutto sulle prime 7 partite di Serie A

Pirlo Serie A

Andrea Pirlo

Dopo sole sette settimane di pausa riparte la Serie A, con più incognite del solito ed un mercato pesantemente intrecciato con le vicende di campo. Che, per questi motivi, hanno emesso indicazioni ancora più parziali ma non per questo meno interessanti.

Il via dentro la pandemia e il mercato: un brutto spettacolo dentro e fuori dal campo

Prima un breve cenno “di contesto”: il 119° campionato di Serie A è ripartito un mese più tardi e con gli stadi praticamente vuoti. I motivi sono noti, ma nonostante questa “causa di forza maggiore”, non sono mancati scatti in avanti, semi-contrordini e situazioni non uniformi. Perché a ridosso di questa prima giornata è andata in scena una nuova sfida tra regioni e Stato centrale, in questo ambito rappresentato dal ministro dello Sport Spadafora.

Il ministro ha aperto agli eventi sportivi con 1000 persone, a cominciare dagli Internazionali d’Italia al Foro Italico, senza citare però il calcio. Ecco allora che alcune regioni, con il governatore emiliano Bonaccini in testa, ha aperto questa possibilità alle partite di Serie A di avere gli spettatori e così anche da Roma si è deciso di aprire a tutti. Morale della favola: negli stadi tornano sì mille unità, ma a causa della decisione improvvisa e last minute, sabato sera a Verona la società gialloblu ha potuto solamente far entrare su invito 100-200 persone. Ne esce in modo trionfale il Milan, che invita allo stadio 1000 tra medici e infermieri. Rimane però l’ennesima polemica per ottenere molto rumore ed un pugno di mosche.

Ma anche all’interno del rettangolo di gioco si è assistito ad un inizio a rilento: il calendario così compresso, l’assenza di amichevoli pre-campionato di livello e la lontananza delle coppe europee hanno messo in mostra un’approssimativa condizione atletica delle squadre, più accentuata rispetto al solito. In più il mercato ancora lontano dal chiudersi ha visto sfidarsi squadre ancora incomplete (vedasi vari appelli post-partita degli allenatori): c’è chi ha trovato soluzioni (Juve) chi no (Roma).

Buona la prima di Pirlo, ma piano con gli entusiasmi

Partendo proprio dalla campionessa in carica, destava grande interesse la prima partita da allenatore professionista di Andrea Pirlo, su una panchina come quella bianconera. Al cospetto di una Sampdoria non all’altezza – a proposito di squadre incomplete – la Vecchia Signoria ha comandato e a tratti ha giocato bene, trovando una toppa all’assenza di un centravanti da affiancare a Ronaldo. “Toppa” a cui corrisponde il nome di Dejan Kulusevski, che ha giocato in barba all’età e all’esordio in bianconero, mostrando già un’ottima intesa con CR7 (che, ovviamente, non è rimasto a secco). Tre gol per tre punti, ma calma con i giudizi, molti dei quale travestiti da critiche verso Sarri: passeranno banchi di prova ben più probanti.

Ibra Supremacy e Roma spuntata: la differenza dei centravanti

Nel monday night riparte alla grande il Milan, la squadra che ha il virtuale scudetto post-lockdown sul petto e con ambizioni da posto Champions. Dopo un tira e molla lunghissimo – e caro per le casse rossonere – a risolvere la partita è stato proprio Zlatan Ibrahimovic, che all’alba dei 39 anni il 3 ottobre prossimo con una doppietta batte il Bologna dell’ex e amico Mihajlovic. Quando un centravanti fa la differenza.

Lo sa bene la Roma, schiava del mercato che ruota intorno a Dzeko. Non convince la gestione da parte di Fonseca: portato a Verona (“Dzeko è con noi”) ma lasciato in panchina per 90′ (“Ha avuto una settimana complicata, l’ho voluto preservare”). La sua Roma, con Mkhitariyan prima punta, crea nel primo tempo ma non sfonda. Nel secondo cala fisicamente e rischia di andare sotto, ma strappa un buon punto al Bentegodi. La prova provata della dipendenza dei giallorossi da un centravanti da rimettere in campo al più presto, che sia Dzeko oppure Milik.

Napoli: Osihmen è già un crack. Genoa che inizio!

A proposito di centravanti, per il Napoli – che allo stato delle cose ha un Milik da “smaltire” – non sembra essere un problema, anzi. Senza il tipico 9 Gennaro Gattuso ha addirittura problemi di abbondanza e da anni in quel ruolo Dries Mertens è una garanzia. Ma altro ha catturato l’attenzione nel lunch match del Tardini, che ha visto i partenopei bloccati nel primo tempo: l’esordio fragoroso nel campionato italiano di Victor Osihmen. Il 20enne nigeriano, dopo 120 secondi dal suo ingresso in campo, mette lo zampino per il gol di Mertens che sblocca il risultato. In mezz’ora di tempo l’evidente messa in mostra di tecnica, corsa e dribbling che può spaccare le partite. Di queste prime 7 partite di Serie A, di gran lunga il neo acquisto più prorompente.

Prorompente così come l’esordio del Genoa a Marassi contro il neopromosso Crotone. Un 4-1 nel segno di veterani (l’immarcescibile Goran Pandev), ritorni (Destro che torna al Grifone e torna al gol dopo un anno e mezzo) e nuovi arrivi (Zappacosta e Pjaca), punte di diamante di un mercato che vede Preziosi sempre protagonista. A Maran il compito di condurre, dopo anni, i rossoblu ad una salvezza tranquilla. Così come Iachini e la Fiorentina, vincente al Franchi contro un Torino ancora work in progress sotto gli ordini di Marco Giampaolo. Completa il quadro il pareggio tra Sassuolo e Cagliari: due squadre che possono far divertire. tutto ciò nell’attesa dell’esordio di big come Inter, Atalanta e Lazio e delle neopromosse Benevento e Spezia.

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