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Tipi romani, “La multazione genetica” di Giuliano Compagno

Ieri, in una strada di Roma, c’era un’auto in seconda fila che disturbava la circolazione: era della polizia municipale

Proprio ieri, percorrendo una strada di media periferia, ho notato un’automobile in seconda fila recante disturbo alla circolazione. Apparteneva alla polizia municipale. La vigilessa chiacchierava con qualcuno, non so di cosa. Mi sono sporto e le ho detto: «Guardi che ha parcheggiato in seconda fila! Intralcia, grazie.» Lei si è rianimata dal suo torpore civico, poi mi ha squadrato con antipatia. Sono ripartito al verde con il sospetto di una multa a mio carico, per qualche strana ragione (chi controlla…). Non è un bel sintomo ma tant’è. I vigili sono sostanzialmente dei multatori professionisti; per le vie di Roma non combinano quasi altro. Multe. magari siamo piombati in una fila a un incrocio senza scorgere una buonanima in divisa all’atto di sveltire la nostra manovra… e a un certo punto, ingabbiottati, noteremo una coppia di colleghi, l’uno a declamare le targhe, l’altro ad appuntarle su apposito taccuino. È il loro mestiere: multe. Non ci aiutano quasi mai. Se ci avviciniamo al loro cospetto suggerendogli qualcosa di prioritario da fare rispetto alla multa per 30 cm. sulle strisce in zona densissima, al massimo concedono una risposta burocratica, la cui premessa (falsa) sarà: «Non spetta a noi ma scriva una mail a…»; al minimo ci provocano esibendo tutta la loro arroganza. Sono dei multatori perché in loro opera la falsa coscienza secondo cui la contravvenzione rappresenti un contributo alla disciplina stradale, mentre la esaspera. Si dirà: non sono tutti così. È vero, mi scuso con le eccezioni: sono quasi tutti così.  

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