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Tangenti e mafia, il sistema “MalaRai”

Ingroia e Di Lorenzo hanno raccontato la loro versione dei fatti

Tangenti e casi di infiltrazioni mafiose in Rai: questo è quanto denunciato nella conferenza che si è svolta presso il Residence Ripetta.
All’incontro, oltre a Pietro Di Lorenzo, ex presidente della LDM, società di produzione televisiva e advertising che ha avuto rapporti professionali con la RAI, era presente anche Antonio Ingroia, l’ex magistrato e attuale difensore di Di Lorenzo in questa battaglia legale.

“I fornitori che lavorano per la RAI ormai da anni vengono sottoposti ad angherie e continui ricatti. E chi non accetta certe regole, può dimenticarsi di lavorare con la RAI”. Lo ha sottolineato Di Lorenzo, che ha precisato: “L’attuale Direttore Gubitosi ha invitato a presentare materiale e denunce alla magistratura: è proprio quello che ho fatto”.

La giustizia dunque ha cominciato a fare il suo corso, ma dalla denuncia di concussione a un ben più complesso disegno volto a condizionare la comunicazione, il passo è davvero breve.
“Una volta Gelli e Ortolani – spiega Di Lorenzo – auspicavano di allungare le mani sull’informazione, ora non è più necessario assoldare un esercito di giornalisti e finanziare redazioni: qualcuno ha capito che si riesce a gestire l’informazione attraverso la pubblicità”.
A farne le spese, secondo Di Lorenzo, sarebbero state tutte quelle persone collegate alla società LDM, come il regista Vittorio Sindoni, “un professionista affermato, autore di molte delle fiction RAI che hanno riscosso molto successo tra il pubblico. Solo per il fatto di aver lavorato con noi ora gli viene impedito di svolgere la sua professione”.
Sono affermazioni pesanti quelle di Di Lorenzo, che però non hanno ancora ottenuto una querela da parte di qualcuno.

L’esperienza vissuta dalla società LDM è stata raccontata online, attraverso i mezzi di comunicazione come blog (www.tangentirai.it) e il profilo twitter @tangentirai.
“Proprio attraverso il sito – ha aggiunto Di Lorenzo – siamo venuti in contatto con altri imprenditori che, intimoriti in un primo momento nel raccontarci gli episodi che li hanno coinvolti, ci hanno poi fornito la loro testimonianza che abbiamo allegato alla denuncia presentata alla Procura della Repubblica”.
In questo modo, secondo l’imprenditore, si è riusciti a superare il muro di omertà che vuole silenziare questi meccanismi che ormai governano le dinamiche dell’assegnazione degli appalti in RAI.

“Voglio ringraziare Di Lorenzo per la fiducia che mi ha dimostrato nel nominarmi suo legale consentendomi di continuare vecchie battaglie sotto un’altra veste”. Queste, le parole di Antonio Ingroia che sta seguendo da vicino la questione RAI-LDM.
Per Ingroia c’è una sorta di continuità tra il ruolo che svolse come Pubblico Ministero e questo primo incarico da legale, su un terreno apparentemente diverso dal fronte che lo vide impegnato in passato, ma che invece ha molti punti di contatto. “In questa vicenda – ha proseguito Ingroia – ci sono evidenti responsabilità politiche e amministrative: mi chiedo quale ruolo svolga la commissione di Vigilanza RAI. Non è un sistema criminale, ma poco ci manca. Se c’è un sistema come questo, organizzato con metodi illeciti, spalleggiati da atti di copertura politica, è chiaro che il singolo imprenditore non se la sente di avviare una battaglia solitaria. L’unico modo di denunciare e sconfiggere un sistema “MalaRAI” è attraverso un’organizzazione e una strategia di medio respiro, raccogliendo le testimonianze degli altri imprenditori, fornendo assistenza e trasmettendo loro l’idea che non sono soli”.

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