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Sta per compiere cento anni Umberto Graziani, uno degli ultimi partigiani residenti a Roma

Oggi, a distanza di tanti anni, Umberto Graziani continua a credere in quei valori, parlando con vigore e piena consapevolezza del loro significato

Umberto Graziani

Umberto Graziani

Sta per compiere cento anni Umberto Graziani, uno degli ultimi partigiani residenti a Roma, le cui memorie sono state recentemente pubblicate in un libro di Roberto Delle Cese intitolato Umberto Graziani. Un partigiano abruzzese nella Brigata Rab (Menabò Edizioni, 2021).

Umberto Graziani e le sue memorie

Nato nel 1923 a Vestea, una frazione del comune di Civitella Casanova in provincia di Pescara, Umberto è da tempo una presenza significativa nelle celebrazioni associate alla Liberazione. Sin dal dopoguerra, Umberto ha mantenuto, infatti, stretti rapporti con l’Anpi e partecipato a numerose iniziative promosse dall’associazione partigiana; in tempi più recenti, inoltre, ha presenziato ad alcuni incontri organizzati nelle scuole della capitale.

Le sue memorie forniscono un avvincente e dettagliato resoconto sia del campo di concentramento fascista di Kampor – nell’isola di Arbe in Croazia, nota anche come isola di Rab – sia di alcuni eventi legati alla resistenza jugoslava a cui parteciparono anche partigiani italiani.

Oggi, alla vigilia del compimento di un secolo di vita, Umberto Graziani parla ancora con orgoglio delle vicende che lo videro protagonista. Le sue memorie rappresentano il prezioso racconto di una vita piena di dignità, spesa a perseguire ideali democratici, coerenti con i principi fondamentali della Costituzione italiana.

La lotta di Liberazione dal nazifascismo

Graziani fu coinvolto nella lotta di Liberazione dal nazifascismo in età molto giovane. Quando aderì alla brigata formatasi sull’isola di Arbe, in Croazia, non aveva ancora compiuto vent’anni. La sua decisione di partecipare come combattente partigiano alla guerriglia organizzata fu una scelta consapevole, condivisa soltanto da pochi italiani presenti al momento dell’armistizio dell’8 settembre sull’isola croata. Con la sua decisione rischiosa, egli mise a repentaglio la sua propria vita, contribuendo alla lotta contro regimi autoritari di impronta totalitaria.

Durante la Seconda guerra mondiale, nel gennaio 1943, dopo aver ricevuto la chiamata alle armi, il giovane abruzzese svolse all’inizio attività di addestramento militare nella caserma dei paracadutisti di Tarquinia, prima di essere inviato a Gradisca d’Isonzo, dove prestò giuramento presso il Sacrario Militare di Redipuglia. Successivamente, fu destinato all’isola di Arbe, nella Dalmazia settentrionale, dove, dal luglio dello stesso anno, era stato aperto un campo di internamento fascista con lo scopo di segregare la popolazione slovena.

Fu proprio all’interno di questa struttura concentrazionaria che si formò una brigata partigiana a cui Graziani aderì, insieme al suo compagno Giovanni Baruffaldi, proveniente da un paese in provincia di Rovigo. Tra oltre duemila soldati e duecento carabinieri, i due ragazzi furono gli unici a optare per tale coraggiosa scelta.

Si trattò di una decisione meditata e responsabile, come sottolinea lo stesso Graziani: “Dopo l’8 settembre io e Baruffaldi abbiamo spiegato ai comandanti e ad alcuni compagni della Brigata Rab che non volevamo rientrare a casa. Il nostro è stato un atto di coraggio. Io ero avvelenato, ma il mio amico di Rovigo era più avvelenato di me! Già da ragazzo mi interessavo di politica e ho fatto il partigiano perché ero convinto e pure Baruffaldi era convinto di quello che voleva fare”.

Umberto Graziani e la Brigata Rab

Nella confusione generale succeduta all’Armistizio, piuttosto che tentare un ritorno presso le proprie abitazioni, i due giovani decisero di entrare a far parte della Brigata Rab, le cui azioni di guerriglia si svolsero in Slovenia tra l’autunno 1942 e la primavera 1945.

Questa brigata partigiana era nata nel campo di Kampor, sull’isola di Arbe. Nei mesi in cui all’interno della struttura di internamento si stava compiendo la tragedia di migliaia di persone, croati ed ebrei avevano organizzato clandestinamente la Resistenza e, dopo l’8 settembre, si unirono nella Brigata Rab, che si adoperò per promuovere la riscossa della popolazione residente nei territori dell’ex Regno di Jugoslavia dall’oppressione nazifascista.

Dopo aver trascorso un anno e sette mesi tra i boschi della Slovenia, la notizia della Liberazione giunse a Graziani mentre il partigiano si trovava a Postumia. Nei giorni seguenti, attraverso una serie di vicende rocambolesche, il giovane rientrò in Italia, passando a Treviso e poi a Fabriano, dove venne accolto da una famiglia, prima di rientrare a Vestea. Nel suo paese natale, il padre Falco, la madre Elisa e altri membri della famiglia lo accolsero con gioia.

Il tempo del coraggio

Tale entusiasmo, tuttavia, non fu condiviso da alcuni altri coetanei, ignari dei sacrifici e dei rischi che il loro conterraneo aveva dovuto affrontare combattendo contro i tedeschi. Soltanto con il tempo la coraggiosa scelta del giovane venne riconosciuta in tutta la sua importanza.

Oggi, a distanza di tanti anni, Umberto Graziani continua a credere in questi valori, parlando con vigore e piena consapevolezza del loro significato.

Nei mesi che vanno dall’Armistizio alla Liberazione, uomini e donne furono coinvolti in scelte che si rivelarono decisive per il delinearsi di un’Italia diversa rispetto a quella del ventennio. Come è stato sottolineato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è fondamentale ricordare e studiare la Resistenza, un periodo durante il quale sono maturati alcuni ideali della democrazia italiana espressi nella Costituzione.

Roberto Delle Cese