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Solo borghi e piccoli centri salveranno le grandi città, il falso modernismo

La battaglia per il ripopolamento dei borghi ha valenza culturale perché rappresenta una sfida al falso modernismo

Borghi, Fiumefreddo Bruzio (Cosenza)

Borghi, Fiumefreddo Bruzio (Cosenza)

Siamo Borgodifiume: cooperativa di comunità, albergo diffuso, osteria con l’orto. Operiamo a Fiumefreddo Bruzio (Cs), uno dei borghi più belli d’italia. I borghi sono un laboratorio urbano e sociale avanzato da osservare, tutelare e valorizzare, sono l’antico che è già futuro. Sullo sfondo ci sono persone in “movimento” che mancano al borgo da molti anni e sono sulla via del ritorno e ci sono giovani che guardando da fuori e da dentro intravedono il futuro. Da queste terre confinate ai margini potrà ripartire l’economia locale e circolare, la sostenibilità e la vivibilità. Solo i piccoli centri salveranno le grandi città.

Una campagna a favore dei borghi

La battaglia per il ripopolamento dei borghi ha valenza culturale perché rappresenta una sfida al modello della città metropolitana dominante, al falso modernismo e all’economia globale. Riabitare i luoghi significa far rinascere e ripopolare i borghi.

Proteggere questi luoghi, patrimonio d’inestimabile bellezza e tutelare questi territori è un’urgenza civile che serve a proteggere il futuro e dare sostenibilità e vivibilità alle persone. Andrebbero ricostruiti i muretti a secco contro il dissesto idrogeologico, recuperati gli olivi, i vigneti, i granai abbandonati, restituita loro la naturale vocazione agricola.

I borghi, con i loro beni culturali e il loro patrimonio storico-architettonico, non possono essere marginali sono centrali per superare disuguaglianze, immobilismo e rassegnazione e per restituire la bellezza alle persone, ed i terreni all’agricoltura e ai corsi d’acqua. Terreni che rappresentano vocazione e innovazione dal punto di vista della qualità del cibo, della tutela ambientale e della salute.

Tornare a fare la differenza tra locale e globale

Il territorio e le comunità delle aree interne possono riannodare quel filo che è stato reciso tra luoghi e non luoghi, tra cittadini e sudditi, tra globale e locale, tra logica del mercato e dignità umana, tra centro e periferia, tra identità e futuro, tra paesaggio e tutela del paesaggio, tra terreni e agricoltura sana, tra beni culturali e tutela dei beni culturali. Ma bisogna ripopolare partendo dai servizi e dal digitale e no “turistizzare”. Questo è il rischio, il rischio che questi luoghi diventino un museo per turisti, un brand commerciale. Le strutture ricettive che promuovono il turismo, il turismo slow, devono essere in sintonia con il territorio e con chi ci vive.

Case, cibo e vino, punto di forza dei borghi

Dove le case, il cibo e il vino possono diventare punto di forza ma anche di resilienza e resistenza. Dove si possa fare trekking senza depredare la comunità, dove ci possa essere un incontro sapiente tra ospiti e ospitati
La Comunità dei Borghi vuole approfondire e raccontare il territorio e le sue eccellenze, di chi ha restituito i terreni all’agricoltura e ai corsi d’acqua. Di chi riparte dalle buone pratiche, di chi vuol far ripartire il cambiamento e sulle tracce della sana agricoltura assumere le caratteristiche di un progetto di consapevolezza, di transizione ecologica. di vivibilità, di salute, di comunità locale e solidale che si autosostiene, creando sinergie tra le filiere agricole sane e l’accoglienza turistica.

E’ il modello dei piccoli centri ma anche delle aree interne, di un’area vasta ma periferica, intercomunale, regionale, agricola, definiamola il Mediterraneo agricolo e rurale. Il Mediterraneo del grano, dell’olio e del vino non più ridotto ad un cimitero e ad una discarica di plastica. Se cominceremo ad essere consapevoli che tutelare i borghi è un’urgenza civile, sociale ed economica e che mangiare è un atto agricolo, ci preoccuperemo del bene comune e dunque della bellezza, dell’ ecologia, della natura e della Terra che ci ospita e ci consente di esistere.

Prof. Raffaele Leuzzi
Oncologo, Senologo

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