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Si torna a scuola a Roma come a Londra, ecco tutte le differenze…

A Londra si indossa l’uniforme e si usano libri di testo di proprietà della Scuola, non devi andarli a comprare sul Lungotevere

Siamo ai primi giorni di Settembre: per la gioia di tutti i genitori, e non fa eccezione nemmeno questa famiglia… dopo circa sei settimane di lunghissimo break riaprono le scuole in Inghilterra. Solo sei settimane? Già vi sento! Rispetto all'Italia il calendario scolastico inglese e' completamente diverso – pur se i giorni di scuola effettivi nell'anno restano i medesimi. Le settimane di vacanza sono sparse qua e la' da Settembre a Luglio senza creare quel pauroso vuoto di attivita' estiva tipico di Paesi come l'Italia o la Spagna in cui i ragazzi – se non hanno la fortuna di farsi 3 mesi di vacanze si otturano il cervello sugli smartphones, a zonzo o piombati in centri commerciali con aria condizionata e musica a palla. A vederli – in qualsiasi angolo recondito del mondo, tanti di questi ragazzi vestono in jeans stracciati, top e Adidas Superstars bianche, matricole fatte in standard. E mia figlia, la grande, dice… Allora meglio andare a scuola con l'uniforme…
 
Le differenze tra la scuola italiana e quella inglese sono abissali. Non parlo di qualità, su quella si potrebbe forse anche discutere, io studiavo di piu' forse ma in modo diverso, piu' mnemonico e meno critico…ma di un insieme di elementi che rendono la scuola britannica piu' moderna ed efficiente – nonostante tutte le difficolta' che pure qui si avvertono sulle risorse e sui tagli del Governo Conservatore. La scuola inglese è più autonoma, ha budget stabiliti, strutture sportive all'avanguardia che consentono ai ragazzi di fare sport diversi 3 giorni a settimana all'aperto, ma vive ancora di molte tradizioni.  Ed anche se a prima vista il concetto di tradizione parrebbe asfissiante, io penso il contrario.  Ieri infatti abbiamo acquistato l'uniforme scolastica per le nostre due ragazze. Una diversa dall'altra, ogni Scuola qui ha la propria con colori e stemmi originali (draghi, leoni, castelli…) Gonna o pantalone grigi e giacca blu… ma le combinazioni, rosso e nero, viola e giallo …sono tantissime.
 
Per le ragazze, come per i ragazzi, cravatta obbligatoria dal settimo anno in su, collant e scarpe rigorosamente nere. Apro una parentesi: la scorsa stagione, verso la fine dell'anno, quando per qualche giorno in Inghilterra si è creato il panico perché le temperature per una settimana hanno toccato i 30 gradi, heatwave la chiamano questi pazzi di Inglesi, c'e' stata una sorta di ribellione studentesca: alcune ragazze hanno sfidato lo status quo sfilandosi i tradizionali collant neri. Non manifestavano in assemblea occupando la scuola come facevo io mille anni fa per chiedere al Ministero chissà quale autonomia, ma per non morire di caldo… I tempi cambiano. Beh a Luglio scorso solo un super consiglio d'Istituto ed un' email finale del Direttore ha superato l'impasse stabilendo che solo oltrepassati i 30 gradi, in caso eccezionale, le ragazze avrebbero potuto recarsi a scuola senza collant! Al di là di queste eccezioni, l'idea dell'uniforme – che a prima vista sembrerebbe a frenare lo sviluppo degli stili e delle libertà giovanili, è un concetto che secondo me stabilisce un fondo di vero democrazia sociale e non carica di stress madri o padri di per sé già isterici e stressati prima ancora di recarsi al lavoro…Me le vedo le mamme italiane a sbranarsi con le figlie… Mamma dov'è la felpa? Me l'hai lavata? …risposta…Pensi di andare a scuola conciata in questo modo? E via così.
 
Porre tutti i ragazzi su un livello paritario, come pure responsabilizzarli, credo sia un freno producente in questa fase storica di lassismo disciplinare. Per chi non si conforma alla regola infatti, finire in "detention", in Inghilterra significa una multa pecuniaria ai genitori che può portare fino all'esclusione dell'alunno dalla Scuola. Multe salate da pagare che arrivano a casa anche dopo assenze da scuola non giustificate. E da cui non scappi. Altro che settimana bianca… E stiamo parlando di scuole e istituti pubblici, non privati, quelli sono una materia  a parte. Solo l'ultimo anno di scuola i cordoni si allargano e ai ragazzi è consentito di abbandonare l'uniforme per i jeans. E sarà forse per questo irremovibile principio che i ragazzi inglesi, con quell'ansia di ribellione che ne ha caratterizzato lo spirito eccezionale in certe vecchie gloriose generazioni, negli anni passati hanno lanciato nel mondo mode trasgressive, ultramoderne o provocatorie. 
 
E arriviamo a un capitolo che mi fa impazzire, quello dei libri di testo, una roba che a me dava l'angoscia. Settembre – per chi ricorda la scuola con un filo di malinconia, era il mese della corsa ai libri usati, ma quella sul mercato di Lungotevere a Roma o da Maraldi a Piazza Risorgimento – in Inghilterra resta una favola antica, un miraggio lontano da raccontare: a scuola le nostre ragazze usano libri di proprietà dell'Istituto che non possono portare a casa. I compiti, quando arrivano, sono progetti settimanali o mensili che abituano gli studenti a pianificare e progettare il lavoro, e si fanno su Internet. Una roba meno logorante, meno snervante per l'alunno direi. 
 
Eppure, in quel momento, ma io sono un inguaribile sentimentale, quando le ragazze mi chiedono di dare una mano con l'algebra (non hanno interrogazioni orali ma solo e sempre test scritti) mi inquadro -da solo- dentro uno specchio, e compaio come un fossile millenario riscoperto sotto una crosta millenatia di terra. Chiedo di prendere il libro o il quaderno, loro mi rispondono con uno sguardo stupito come fossi un alieno. Aprono invece il computer su una pagina della BBC …Beh, quanto meno nei loro occhi non rivedo lo stress per le mie interrogazioni di Matematica o Fisica. E quando parliamo di voti, i giudizi non si danno coi numeri, io ho ancora gli incubi sui 2 in Latino…piuttosto con lettere, colori e vie verso il progresso dell'alunno con un target prefissato.
 
La scuola inglese insomma, con le sue peculiarità, i pregi e i difetti, riprende domani. Non è affatto perfetta ma potrà migliorare. La critico a volte, poi sento dire da amici che come me sono padri a Roma, che ogni mese esiste un contributo da pagare per la carta igienica nei bagni dei loro figli…e in fondo non mi lamento, le mie figlie hanno un'aula per la musica con un iPad. E' una ferita che mi si apre ogni volta che penso dove facevo a volte ginnastica al mio liceo a Prati: in un'aula. Ogni anno che passa accompagno dalla finestra della nostra semi detached house le nostre ragazze verso scuola, sembrano spensierate, sembra un paradosso perche' indossano una cravatta regimental blu e azzurra che mi ricorda quella della divisa dell'Inter. Strano ma così. E mentre osservo – cercando di capire dove va il mondo – chiudo il quaderno e metto via la penna. La campanella suona anche per me: quella resta – ovunque e comunque la stessa, un lungo suono metallico a segnare il tempo che passa, in Italia come oltre la Manica. 

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