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Scippopoli 3: chi ci ha guadagnato con le cartolarizzazioni creative di Tremonti?

Tutto emerge chiaro nella Scippopoli, incrociando nomi di notai stipulanti, società fallite, periti diventati amministratori di altre società

Scippopoli

La Corte dei Conti, per la corretta gestione della spesa pubblica

Chi ci ha guadagnato con le cartolarizzazioni “creative” partite con il Ministro Tremonti che per oltre un decennio hanno visto spettatori i vari Governi trasversalmente favorevoli (Berlusconi, Prodi, Dini…)? Elenchiamo i soggetti che a vario titolo sono entrati nell’operazione e avremo la risposta esatta:

Le Banche e i faccendieri della finanza, attraverso il collocamento dei titoli presso gli investitori, tra costose commissioni e percentuali per l’intermediazione, per gestione dei titoli, per i mutui ipotecari e, infine, grazie ai rischiosi (per l’ente cedente) contratti Swap;

Le agenzie di rating internazionali, pagate dallo stesso soggetto che dovrebbero controllare;

Gli immobiliaristi (ricordate i furbetti del quartierino ? ) che, informati dai gestori incaricati ( per lo più Notai e Studi legali ), acquistano in gare più o meno indirizzate pacchetti di immobili, li ristrutturano per poi rivendere o affittare con rilevanti plusvalenze; 

Le agenzie immobiliari e finanziarie che, ritrovandosi un ingente portafoglio di immobili da gestire, oltre a garantirsi il business per le intermediazioni e per le valutazioni immobiliari, dispongono della effettiva conoscenza relativa alla consistenza degli immobili trattati;

Gli studi legali e i Notai designati alla cartolarizzazione, alla stipula degli atti di compravendita e di mutuo ipotecario quasi sempre conseguente all’affare.

Svendita del patrimonio immobiliare

Tutti soggetti comunque estranei e disinteressati alla funzione pubblica dell’operazione, ma fortemente predisposti a conseguir il massimo lucro attraverso la svendita del patrimonio immobiliare di noi tutti. Le indagini giudiziarie, le inchieste giornalistiche, gli scandali collegati hanno certificato immorali intrecci tra affari e politica.

Ci sono state condanne della Corte dei Conti, le inchieste di Affittopoli e Svendopoli, contenziosi davanti al TAR ed al Consiglio di Stato, contenziosi in sede civile presso diversi Tribunali ordinari in tutta Italia, “rivolte” dei Notai esclusi per la violazione dei principi della regolare concorrenza; insomma qualcosa si è mosso, ma tutto si è risolto in un sostanziale nulla di fatto in virtù di una spartizione estesa a tutte le forze politiche.

I privilegi dei soliti noti

Ora, per quanto potrebbe essere utile rianalizzare i “mancati” previsti risvolti giudiziari, rievocare gli indebiti vantaggi dei soliti noti, stigmatizzare ulteriormente le attività tendenzialmente votate all’illecito o moralmente inaccettabili per la società civile, vogliamo in questa sede porre l’attenzione su un fenomeno collaterale che il sistema italico delle cartolarizzazioni pubbliche ha prodotto nel silenzio assoluto.

Un meccanismo tanto elementare quanto efficace che ha permesso anche agli allora meno noti (oggi chissà) di arricchirsi nell’ombra. Senza la ribalta delle operazioni più appariscenti e quindi con bassissimo rischio di coinvolgimenti giudiziari; un meccanismo che vogliamo chiamare Briciole di Scip.

Metodo Scip

Vediamo di cosa si tratta: Il Notaio, lo studio legale o l’agenzia immobiliare, per lo più col determinante appoggio di un padrino politico, incaricati di gestire una fetta della torta immobiliare, in accordo spartitorio con l’immobiliarista di turno e ancora meglio, con l’azienda che intermedia mutui e finanziamenti, decidono di accaparrarsi a prezzi stracciati le briciole meno appetibili della porzione di torta. Si tratta quindi di immobili fatiscenti, di scarsissimo valore commerciale, in alcuni casi invendibili.

Attraverso perizie “gonfiate” (all’epoca c’era il boom delle erogazione mutui, boom che avrebbe portato alla bolla immobiliare ed alla crisi mondiale della finanza ), i nuovi acquirenti, attraverso società immobiliari i cui soci vengono schermati da fiduciarie e i cui amministratori sono per lo più teste di legno, ottengono dalle banche mutui per importi esponenzialmente superiori al valore del cespite posto a garanzia. Ovviamente, le rate del mutuo non vengono onorate, i soldi ottenuti con il mutuo spariscono con preordinate operazioni provviste di contabile e il gioco è fatto.

Fallimenti senza castigo

Il fallimento successivo, non presenta sulla carta rischi evidenti di bancarotta fraudolenta, in quanto comunque a bilancio esiste un patrimonio immobiliare proveniente da enti pubblici. Quindi passeranno anni, prima che si arrivi a chiudere il fallimento, nel tentativo vano di liquidare gli immobili con irrilevanti conseguenze per i “furbetti occulti del quartierino”.

Tutto ciò emerge con chiarezza andando ad incrociare alcuni nomi di notai stipulanti, società fallite, periti firmatari diventati poi amministratori o manager di altre ulteriori società oltre a metterci un po’ di “intuito” nell’identificare coloro che sono dietro il paravento della società fiduciaria di turno.

Nel mare magno del Tribunale Fallimentare di Roma, sono in realtà disponibili i nomi e i volti di coloro che con le “briciole” di Scippopoli con ogni probabilità, non appagati nel godersi quanto illecitamente guadagnato, hanno raggiunto quella dimensione necessaria a proporsi come nuova classe dirigente di partiti di cui si è persa qualunque risorsa di ideale.

Non nascondiamo che le indagini abbiano individuato qualche nome. Ci auguriamo anche che qualcuno con gli adeguati mezzi possa portare all’attenzione questo rivolo inesplorato di uno scandalo troppo presto dimenticato.

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