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Sciopero degli infermieri, disagi negli ospedali di tutta Italia

Antonio De Palma, presidente di Nursing Up, uno dei sindacati degli infermieri, ha detto: “E’ un contratto irricevibile”

Un contratto “irricevibile”. È con queste parole che Antonio De Palma, presidente di Nursing Up, uno dei sindacati degli infermieri, ha giustificato la protesta su scala nazionale messa in atto dai professionisti sanitari dalla mezzanotte di ieri a quella di oggi; che li ha visti bloccare di fatto, la sanità (solo le urgenze sono state garantite) e che li ha portati, sotto una pioggia battente, a manifestare numerosi in piazza Santi Apostoli a Roma. Un rinnovo contrattuale, quello del CCNL Comparto Sanità (fermo da 9 anni e che riguarda oltre 500.000 lavoratori, tra cui 280.000 infermieri dipendenti del Servizio sanitario nazionale), che “non valorizza in maniera nemmeno minimamente accettabile la categoria che rappresento e le professioni sanitarie non mediche” ha continuato il sindacalista. Simile il punto di vista dell’altro sindacato degli infermieri, Nursind. Il cui segretario nazionale, Andrea Bottega, ha tuonato: “Un testo irricevibile che non abbiamo sottoscritto” in quanto non sono state date delle “risposte su indennità ed esigibilità dei diritti, a riprova di un rispetto solo formale e non sostanziale della nostra professione”. Ha poi concluso, Bottega, minacciando nuove agitazioni e altri disagi per i cittadini: “Non escludo che ci saranno nuove mobilitazioni. D’altronde la contrarietà a questo accordo al ribasso è evidente già oggi, guardando alla folta presenza di infermieri al sit-in di piazza Santi Apostoli a Roma e alla grande adesione alle 24 ore di sciopero nazionale ancora in corso”. Una nota del sindacato Nursing Up spiega che nella giornata di oggi “hanno incrociato le braccia circa l'80% degli infermieri italiani. A parlare chiaro sono i dati forniti dalle Asl e dai dirigenti sindacali Nursing Up presenti sul territorio, che hanno registrato il blocco della maggioranza delle attività sanitarie, fatti salvi i servizi garantiti secondo quanto prevedono i contingenti minimi e le urgenze”.

Un paese in tilt, quindi. Da nord a sud. E più nel dettaglio: “Nella Asl Rm 1 sono sospese le sale operatorie ordinarie: significa che su 12 sale ne funzionano 2 per le urgenze. Al Policlinico di Milano sono saltate 21 sedute operatorie su 26: le rimanenti sono quelle che garantiscono le urgenze. Al San Martino di Genova le liste operatorie sono sospese in 6 sale su 9. A Trento dall'Azienda provinciale sanitaria fanno sapere che le attività infermieristiche domiciliari saranno garantite al minimo, mentre sono sospese tutte le attività ordinarie. A Torino, Città della Salute, al Day Hospital l'adesione allo sciopero è del 100%, mentre al Centro oncologico ematologico subalpino sono garantite solo le terapie salvavita. All'Asst di Como 13 sale operatorie sciopereranno in massa. A Mantova, presso l'azienda Carlo Poma, l'adesione del blocco operatorio è totale e fanno sapere che salteranno anche molti ambulatori. In Campania gli interventi in elezione, cioè programmati, sono stati tutti sospesi. Al Cardarelli di Napoli il Day Hospital cardiologico è chiuso. All'Istituto nazionale tumori di Napoli (Irccs G. Pascale) sono garantiti solo gli interventi d'urgenza. All'Aorn di Caserta le sale operatorie sono chiuse All'ospedale di Andria sono chiusi gli ambulatori e i servizi (con reperibilità) e le sale operatorie, garantite solo per le urgenze. Agende esami e interventi annullati. L'Aorn Moscati di Avellino ha le sale operatorie chiuse. A Forlì sale operatorie chiuse (solo urgenze). A Cesena le sale operatorie di Cgu Centro Hub chiuse. Al Csm di Parma ovest l'ambulatorio di cardiologia è chiuso”. Insieme a Nursing Up e a Nursind, anche Fials non ha sottoscritto il rinnovo. Mentre Cgil, Cisl, Uil e FSI-USAE (quest’ultimo con riserva) hanno firmato.

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