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Scioperi dei trasporti e disagi. Senza mai chiedersi il perché

Troppo spesso ci domandiamo quali sono le conseguenze di una protesta, ma ne ignoriamo le motivazioni

Fino a che ora passa la metro? Ci sono le fasce di garanzia? I treni ci sono? Tante, forse troppe, domande e incertezze accompagnano puntualmente gli scioperi del trasporto pubblico nella nostra città. Ci preoccupiamo, giustamente, di arrivare a lavoro e di arrivarci in tempo, ma quasi mai ci chiediamo perché una categoria di lavoratori ha deciso di ricorrere allo strumento dello sciopero. Delle agitazioni ci interessano gli effetti e le conseguenze sulla nostra routine quotidiana e non le ragioni che ci sono dietro.

Alzi la mano chi conosce le motivazioni della protesta che ha ieri ha interessato il trasporto pubblico locale a Roma per quattro ore, dalle 12,30 alle 16,30. Eppure, nell’era del 4G non ci vorrebbe molto a rintracciare in rete comunicati, volantini e altro che spieghino perchè lo sciopero è stato proclamato. In un volantino dei sindacati confederali, ad esempio, si legge che “le criticità non risolte dei vari segmenti del settore stanno infatti determinando una perdita di efficienza del sistema produttivo italiano e stanno compromettendo il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori dei trasporti con il rischio di ulteriori perdite di posti di lavoro qualora non si intervenisse rapidamente”.

Ognuno di noi può essere d’accordo o meno con le motivazioni di una protesta, ma lamentarsi dei disagi arrecati senza farsi domande su come mai un gruppo più o meno grande di lavoratori abbia deciso di incrociare le braccia rischia di essere un assist formidabile per chi da anni invoca, neanche troppo velatamente, limitazioni al diritto di sciopero. Che uno sciopero crei disagi è inevitabile ed è insito nell’azione stessa di scioperare: nelle fabbriche il disagio è dell’imprenditore, che vede rallentare la produzione industriale, ma nel settore dei servizi gli effetti non possono non ricadere sui cittadini. Su quei cittadini che in una società, e soprattutto in una città, meno improntata all’individualismo dovrebbero chiedersi prima di tutto perché altri cittadini hanno deciso di creare un disagio.

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