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Salviamo il Lago di Castel di Leva, oasi naturale di Roma sud

Valorizzazione del lago da destinare alla comunità: questo chiedono i cittadini della zona

La geografia a volte può ingannare: guardando questo specchio d'acqua dal colore trasparente e brillante (come in foto, ndr) ci si può illudere di essere immersi in un  paesaggio collinare umbro-toscano, basta non guardarsi alle spalle, focalizzare lo suardo solamente in un'unica direzione e tutto sembra vero.

Il bacino d'acqua è perfettamente incastonato tra due collinette verdeggianti: da una lato un antico casale di proprietà della famiglia Torlonia si erge tra diverse file di ulivi secolari, dall'altro invece le gru che svettano minacciose tra i mastodontici palazzi in fase di realizzazione ci fanno tornare presto alla realtà di una periferia romana in impetuosa espansione. Come due cartoline sovrapposte, due immagini che cozzano l'una con l'altra, si assite ad uno scontro tra epoche; se da un lato ci fermiamo a contemplare una natura incontaminata in cui l'uomo è in armonia con il resto che lo circonda, dall'altro si torna subito a fare i conti con la modernità e con l'esigenza di espandere il quartiere di Fonte Laurentina fin dove è concesso dalla legge, se non addirittura oltre.

Infatti qui nel quadrante sud di Roma, nel IX municipio, tra la via Laurentina e via Castel di Leva, all'altezza delle uscite  26 e 27 del Gra, da anni si assiste ad una cementificazione massiccia di tutta quell'area che in passato era impiegata nel settore agricolo e pastorizio; sopra ogni collina notiamo antichi casali, adibiti a case fattorie per i mezzadri romani. Come ci spiega anche A., un residente della zona attivo nell'associazionismo di quartiere, il quadrante comprendente Fonte Laurentina, Vallerano e Torpagnotta ha registrato negli ultimi dieci anni il più alto tasso di espansione edile mai registrato a Roma e nell'interland della Capitale. Agli inizi del 2000 è partito il piano di edilizia convenzionata e sovvenzionata dal Comune di Roma, qui sono stati costruiti più di 2500 alloggi molti dei quali non sono mai stati venduti o affittati e sono tuttora disabitati. Nonostante ciò qualcuno sente la necessità di proseguire il piano di edilizia economica, infatti è partito il progetto 'Tor Pagnotta 2' continuando a riversare tonnellate di cemento, su un'area che dovrebbe essere invece tutelata da vincoli paesaggistici.

Tornando al nostro lago, che si trova a poche centinaia di metri dai nuovi insediamenti, e scartabellando i vari documenti, sembra in effetti che il bacino sia formalmente posto sotto la sovraintendenza dei Beni Culturali per la durata di 50 anni. E' stata installata una rete volta a delimitare la zona ed esiste una regolamentazione in materia di tutela ambientale, ma non vi è la certezza che questa venga applicata.

"Negli ultimi 5 anni, in concomitanza con l'inizio dei lavori dei palazzi vicini, il bacino d'acqua ha visto ridurre la sua portata ed il suo diametro del 35% circa" – secondo i dati raccolti dal biologo faunista De Marchis – "Qui nel lago di Castel di leva vivevano più di 30 specie diverse di animali, ora ridotte alla metà perché minacciate dalla presenza dell'uomo;  volatili come il germano reale, l'airone bianco, l'airone guardabuoi, la gallinella d'acqua, il Cavaliere d'Italia e il gabbiano reale, rettili come il  biacco e il rospo smeraldino hanno trovato qui il loro habitat". Oltre ad essere popolato da varie specie di uccelli acquatici e sito riproduttivo per altrettanti animali, non è insolito scorgere barbagianni intenti ad abbeverarsi o veder passeggiare qualche volpe con prole al seguito, che nei ditorni si presume abbia la sua tana.

Tutto questo in un futuro non lontano, ma molto prossimo rischierebbe di scomparire per sempre. In questo senso di esempi ce ne sono innumerevoli: la Cava Covalca posta alla sinistra della Laurentina poco dopo il GRA, in linea d'aria distante appena 2 km dal Lago di Castel di Leva, era un bellissimo invaso d'acqua di vari ettari, popolato da varie specie di uccelli  e animali selvatici, prosciugato da tonnellate di terra scaricate qui con dei camion da non si sa chi.

Un altro esempio ci puo essere fornito dal Lago della Selcetta anche questo non molto distante da noi, dove l'ente Romanatura con nulla osta n°3278 ha autorizzato la società Campus Biomedico a realizzare nel sito, "area verde pubblica attrezzata, con tanto di ristorante e giochi per bambini" con sistemazione idrogeologica dei versanti e del fondo della cava per renderla idoneo alla fruizione pubblica. Ad oggi quel che resta di quel bacino acquifero è un bel giardino di quartiere. 

Visti gli esempi del passato, quello che la cittadinanza e i residenti del luogo chiedono a gran voce è la valorizzazione di un patrimonio naturale inestimabile: si potrebbe destinare l'area ad un parco faunistico; fare del Lago di Castel di Leva una meta turistica e didattica per le scuole; rendere possibile delle visite guidate dell'area, l'installazzione di postazioni per l'osservazione delle diverse specie di volatili. Tutto ciò avvicinerebbe turisti e curiosi creando anche  con un discreto indotto per il quartiere. Questo è quanto auspica la gente che vive il luogo tutto l'anno.

Ora bisognerà valutare se le istanze della cittadinanza collimeranno con quanto prevedono la proprietà e le istituzioni locali. Una cosa è certa, di esempi analoghi gestiti in maniera non molto virtuosa ce ne sono stati in abbondanza; è giunto il momento di mostrare  quanto si è stati in grado di apprendere dagli errori del passato e di prendere consapevolezza di quanto la bellezza delle nostre terre può essere fonte di ricchezza. Questa volta non possiamo davvero permetterci di fare un altro buco nell'acqua.

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