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Roma, via alle grandi manovre per il Campidoglio: ecco il toto-nomi

Il M5S si interroga sul Raggi-bis, per il Pd in ballo Calenda e Letta, il centro-destra ancora non si sbilancia. E il 1° marzo ci sono anche le suppletive nel collegio Roma 1

La campagna elettorale per le prossime Comunali di Roma è ufficialmente entrata nel vivo. Il che suona un po’ paradossale, se si pensa che, salvo interruzioni anticipate della consiliatura, al voto manca ancora più di un anno.

Eppure, sarà perché di anticipato, alla Laura Pausini, c’è già la primavera, o più prosaicamente per l’importanza (è il caso di dirlo) capitale che riveste politicamente una vittoria nell’Urbe, le grandi manovre sono già scattate: in tutti i partiti, nessuno escluso.

A partire da quel M5S che già ora governa la Città Eterna con Virginia Raggi, di cui è improvvisamente diventata d’attualità una possibile ricandidatura: forte (si fa per dire) anche di un recente sondaggio in base al quale il sindaco uscente verrebbe confermata dal 21% degli intervistati, percentuale che per i grillini equivale a «una parte consistente dei cittadini romani».

La diretta interessata, comunque, per il momento nicchia, affermando di voler lavorare per i cittadini: «Io penso a sbloccare i cantieri e attrarre investimenti a Roma» ha scritto via social, lanciando una frecciata a «chi ama parlare di poltrone, alleanze di partito e giochi di palazzo».

In molti vi hanno letto un riferimento, neanche tanto velato, all’arcinemica compagna di partito Roberta Lombardi, che in un’intervista ha escluso categoricamente la possibilità di un Virgy-bis: «Le regole del M5s parlano di due mandati e la Raggi è arrivata alla fine del secondo», essendo stata anche consigliere di opposizione quando il primo cittadino era Ignazio Marino.

La capogruppo pentastellata in Regione Lazio ha anche sottolineato la necessità di proseguire lungo la rotta tracciata dall’attuale giunta: obiettivo possibile solo se si «riesce a chiamare a raccolta tutte le forze civiche e politiche della Capitale disposte a raccogliere questa sfida e a lavorare sui temi. Dobbiamo essere in grado di coinvolgere tutti». Compreso, cioè, il Pd, verso cui finora non c’era mai stata alcuna apertura.

I dem, dal canto loro, non intendono farsi trovare impreparati, e stanno sondando il terreno per tornare ad avere una candidatura di alto profilo (precisazione che farà molto piacere a Roberto Giachetti, che nel 2016 perse il Campidoglio al ballottaggio): i nomi che circolano con maggior insistenza sono quelli di Carlo Calenda ed Enrico Letta, che probabilmente otterrebbe anche l’effetto secondario di far uscire dai gangheri il leader di Iv Matteo Renzi. Si chiama eterogenesi dei fini o, soprattutto nel caso di appelli all’ex Rottamatore a stare sereno, crudele ironia.

Che poi in via del Nazareno abbiano un’attenzione particolare per le dinamiche capitoline lo dimostra anche il fatto che a correre per le elezioni suppletive del 1° marzo nel collegio Roma 1 per la Camera sarà il Cancelliere dello Scacchiere Roberto Gualtieri: che però è appena incappato in un’epic fail, definendo Roma sottofinanziata e probabilmente scordandosi che è lui, in quanto Ministro dell’Economia, a gestire i fondi di cui, per sua stessa ammissione, la città ha bisogno.

Infine c’è lo schieramento di centro-destra, sempre più trainato dalla Lega di Matteo Salvini che vede la possibilità concreta di espugnare Palazzo Senatorio. Il Capitano è sceso in campo al Palazzo dei Congressi senza però sbilanciarsi sui nomi, da decidere dopo il programma: anche se rumours raccontano di frizioni con FdI che, sulla base del maggior radicamento al sud, si sentirebbe in diritto di esprimere il candidato dell’intera coalizione.

Il dado, insomma, inizia a trarsi, e la Capitale osserva interessata quella che si preannuncia come una cavalcata lunghissima. «Forza e onore» direbbe probabilmente il Gladiatore – quello per eccellenza.

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