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Roma, Rocca: Riapriremo il San Giacomo, sarà un Ospedale di Comunità con 170 posti letto

Il cardinale Salviati vincolò il complesso all’eterno uso ospedaliero

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Ospedale San Giacomo, foto di repertorio

Storia dell’Ospedale San Giacomo

L’Ospedale di San Giacomo in Augusta (per la vicinanza al Mausoleo di Augusto), posto in via del Corso (via Lata) 499, adiacente alla Chiesa di San Giacomo in Augusta a Roma, venne rivalutato a presidio onnitaumaturgico nel 1339, per volontà del cardinale Pietro Colonna, discendente del Barbarossa, che lo aveva requisito rivendicandolo e che ne fece lascito testamentario. 

Nella seconda metà del XV secolo la gestione dell’ospedale venne affidata alla Compagnia del Divino Amore.

Dopo l’opera di Baldassarre Peruzzi negli ultimi anni della sua vita (1534 – 1536), la facciata venne rinnovata dal Giorgio da Coltre, sotto la guida di Antonio da Sangallo il Giovane che ne redasse il progetto ancor oggi visibile. Ai lati della struttura si trovavano due edifici, ancora attuali: la chiesa di St.a Maria Portae Paradisi, su Via di Ripetta e il cui nucleo originario risaliva alla costruzione dell’ospedale, e la chiesa di San Giacomo, contemporanea al primo rinnovamento.

Cardinale Salviati avviò la ricostruzione

Nel 1579 iniziò la ricostruzione dell’ospedale ad opera del cardinale Anton Maria Salviati. Il cardinale vincolò il complesso, lasciandolo per testamento del 1593, all’eterno uso ospedaliero, donando varie decine di immobili, tenute, e titoli di investimento, per garantirne il sostegno perpetuo. La bolla pontificia del 1610 del Papa Paolo V Borghese sancì “il divieto assoluto di cambiarne la finalità, vendere, affittare, permutare, dare in enfiteusi, sotto alcun diritto o alcun Stato“.

I lavori furono ultimati nel 1592 e, contemporaneamente, venne costruita la chiesa di San Giacomo in Augusta, attigua all’ospedale e terminata nelle forme rinascimentali ancora oggi visibili, in occasione del Giubileo del 1600 a opera dell’architetto Carlo Maderno.

Nella peste del 1656 venne usato come lazzaretto

Durante la pestilenza del 1656 il San Giacomo fu utilizzato come lazzaretto, a fine ‘600, l’Ospedale deteneva 62 proprietà urbane, tra case, vigne e botteghe. Nell‘800 venne ampliato con una sorta di centro di rianimazione. Caduto lo Stato Pontificio nel 1870, l’ospedale entrò nell’Ente morale Pio Istituto Santo Spirito e Ospedali Riuniti, che riunì nel patrimonio e nell’ amministrazione tutti gli ospedali romani. 

Nel 1914 fu decisa la chiusura del San Giacomo per la costruzione del Policlinico Umberto I, ma a seguito di interrogazioni parlamentari rimase aperto.

Dal 2003 iniziò una nuova fase di ristrutturazione, un reparto alla volta.

Dopo un’attività ospedaliera ininterrotta di ben 670 anni, l’ospedale San Giacomo venne chiuso improvvisamente nel 2008. Nel 2021 il Consiglio di Stato ha dichiarato l‘illegittimità della chiusura del San Giacomo.

Rocca annuncia la riapertura

“Oggi posso annunciare che, dopo un’interlocuzione con la famiglia Salviati, riapriremo il San Giacomo. La Corte di Cassazione aveva già messo la sua parola sulla chiusura del San Giacomo, una vicenda gestita male dall’inizio. Ma non sarà una struttura per acuti. Avrà 170 posti letto e sarà un ospedale di comunità, che a Roma non ci sono.
Una struttura restituita ai cittadini romani con questa finalità”. Lo dice il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, nel corso della conferenza stampa durante la quale è stato fatto il punto sui primi 100 giorni dell’amministrazione. (Ansa)

L’Ospedale di Comunità è una struttura sanitaria di ricovero della rete di assistenza territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero.

Ospedali di comunità

Sono strutture sanitarie territoriali rivolte a pazienti che, a seguito di un episodio di acuzie minore o per la riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica potenzialmente erogabili a domicilio, ma che necessitano di assistenza e sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna, non erogabile a domicilio o in mancanza di idoneità del domicilio stesso (strutturale o familiare).