Roma, nel cuore del riciclaggio: così funzionava l’officina delle targhe false e delle auto rubate
L’auto rubata veniva “ripulita” e immessa nel mercato europeo pronta per la vendita o il noleggio a ignari acquirenti

Volante della Polizia
Il capannone insospettabile e il puzzle che non tornava
Non era una vetreria qualunque, anche se dall’esterno sembrava uno dei tanti laboratori artigianali che punteggiano le periferie romane. A insospettire i residenti, però, era quel movimento continuo, anomalo: auto che entravano e uscivano da una rampa sotterranea a ogni ora, spesso accompagnate da rumori metallici che nulla avevano a che fare con la semplice lavorazione del vetro.
È bastato qualche segnalazione ai poliziotti del VII Distretto San Giovanni per far partire un’indagine mirata. Ciò che è emerso ha rivelato una realtà strutturata, quasi industriale, dedicata al riciclaggio delle quattroruote rubate nella Capitale e oltre.
Una vera catena di montaggio del crimine
Quando gli agenti della Polizia di Stato sono entrati nel locale, i due uomini – un italiano di 56 anni e un cittadino ucraino di 45 – erano all’opera. Uno di loro stava utilizzando un incisore laser per alterare il numero di telaio su una piccola utilitaria. Non erano improvvisati: attorno a loro c’erano stampi per targhe, gruppi ottici, cruscotti, volanti, specchietti, strumenti di diagnostica elettronica. Era un’officina del falso, in piena regola.
Le targhe, già pronte con codici italiani e stranieri, erano appoggiate su tavoli da lavoro, mentre in un angolo del laboratorio faceva bella mostra di sé un furgone Fiat Ducato, già dotato di targa francese contraffatta. Quel veicolo, così come l’utilitaria che stava subendo la “trasformazione”, risultava rubato. Nessuna coincidenza: tutto era parte di un disegno ben studiato.
Il traffico delle auto rubate e il mercato parallelo
Il sistema messo in piedi dai due arrestati sfruttava una dinamica collaudata. L’auto rubata veniva “ripulita”: prima la cancellazione del numero di telaio originale, poi l’applicazione di una nuova identità grazie alle targhe false e ai numeri di telaio contraffatti. L’obiettivo? Immettere nel mercato europeo veicoli apparentemente regolari, pronti per la vendita o il noleggio a ignari acquirenti.
Il dato interessante, che emerge dagli accertamenti, è la presenza di matrici per targhe non solo italiane, ma anche estere – in particolare francesi e tedesche. Un dettaglio che suggerisce contatti internazionali e un possibile collegamento con reti di ricettazione attive fuori dall’Italia.
Le indagini continuano, ma l’operazione ha già fatto breccia
Dopo la perquisizione dell’abitazione dell’uomo italiano, al primo piano dello stesso edificio, sono emersi altri strumenti e componenti utili al reato: un’ulteriore conferma della pianificazione. L’intero capannone e tutto il materiale sono stati sequestrati.
I due uomini sono stati arrestati con l’accusa di riciclaggio in concorso, ma è bene ricordare che la vicenda è ancora nella fase preliminare delle indagini e gli indagati, fino a prova contraria, devono ritenersi innocenti.
Quel che resta, al di là degli aspetti giudiziari, è uno spaccato netto su una realtà criminale specializzata, che agisce in modo silenzioso, protetta dall’anonimato delle zone industriali, sfruttando falle nei controlli e la facilità con cui un’auto può cambiare volto. Un meccanismo che, senza l’attenzione dei cittadini e l’azione delle forze dell’ordine, rischia di rimanere invisibile.