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Roma, il rider aggredito da una baby gang: “Ho paura di perdere la vista”

“Spero solo di poter continuare a vedere bene per poter lavorare e sfamare mia moglie e miei figli”, spiega Mohammed Azimi

Rider

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Aggredito e picchiato brutalmente fino a farlo svenire. È la storia di Mohammed Azimi, rider afghano di 30 anni, scappato dalla guerra e arrivato a Roma in cerca di futuro, linciato da una baby gang della Capitale. Una quindicina di ragazzi, all’uscita del McDonald’s in Piazza delle Cinque Lune, lo hanno prima colpito con una bottigliata in faccia, poi l’hanno preso a calci e pugni, con Mohammed che ha perso conoscenza e si è risvegliato direttamente nell’ambulanza.

“Ho paura di perdere la vista. Chi sfamerà la mia famiglia?”

In un’intervista rilasciata a Il Messaggero, il rider è tornato sull’accaduto, commentando: “Ho paura. Ho paura di perdere la vista, già ad un occhio io non vedevo. Adesso, dopo l’aggressione e la frattura all’altro occhio temo per il mio futuro. Per quello della mia famiglia, per la mia vita. Sono affranto. Mi avessero colpito sull’occhio malandato avrei potuto accettarlo. Così no. Adesso mi hanno detto che mi dovranno operare se tutto va bene. Io ho una frattura attorno all’occhio sano, mi hanno già detto che non vedrò bene come prima. Come faccio in caso a guidare la bici e fare consegne. Chi sfamerà la mia famiglia, ho una moglie incinta, una figlia di un anno e mezzo?

Il racconto del pestaggio

“Ora sto lavorando? No assolutamente, mi hanno dato 30 giorni di prognosi, di riposo assoluto. Ho dolori da tutte le parti. Non riuscirei nemmeno a guidare la bici. Ma perché mi hanno picchiato? Ricordo che erano le 4 del mattino. Era la mia 15esima ora consecutiva di lavoro. Ho ritirato il cibo dal McDonald. Poi sono andato verso l’uscita. C’era un po’ di fila. Ho chiesto il permesso per uscire. Questa comitiva di ragazzi mi ha guardato male. L’ultimo non mi faceva passare, io gli ho detto che dovevo andare che il pacco che dovevo consegnare si sarebbe raffreddato. Lui mi ha dato una bottigliata. Poi mi sono saltati addosso gli altri, sono caduto in terra. Non ricordo altro. Erano in tutto una quindicina. Erano molto giovani, tra i 18 anni e la ventina.

Dopo il pestaggio mi sono svegliato in ambulanza, sono stato portato all’ospedale Santo Spirito. Qui mi hanno detto che le ferite erano gravi, non per la vita, ma per la vista. Mi hanno detto che ho una frattura frontale. Mi è stato anche comunicato che questa frattura, attorno all’occhio, dovrebbe ricomporsi da sola, altrimenti mi devono fare un intervento. La vista ne risentirà. Io adesso ho il terrore di cadere. Chi già non vede ad un occhio ha diversi problemi”.

“Ho lasciato un Paese in guerra per venire qui, ora mi trovo in una situazione tragica”

“Dico solo che finalmente le cose stavano andando bene per la mia famiglia. Finalmente stavo riuscendo a guadagnare abbastanza con enormi sacrifici. Per non perdere le varie ordinazioni spesso non pranzavo, però lo stipendio era buono. Facevo tantissime consegne. La cosa che mi stupisce sono le consegne agli anziani. Porto le medicine, faccio la spesa. È lavoro, certo. Ma in qualche modo aiuti queste persone. Ecco è come se io avessi aiutato i nonni di quelli che mi hanno picchiato. Questo è quello che mi hanno restituito.

Lo so, forse sto esagerando, ma sono molto amareggiato e spaventato per il futuro della mia famiglia. Ho lasciato un Paese in guerra per venire qui, adesso mi ritrovo in una situazione tragica. Sento di non avere più speranze, se tu vai a lavorare 15 ore al giorno e poi ti ritrovi così. Mi hanno colpito nell’occhio sano. E se perdo pure quello rimango cieco. Adesso sento dolore in tutto corpo, mi hanno picchiato così forte che ho giramenti di testa, ma tutto questo passerà, spero solo di poter continuare a vedere bene per poter lavorare e sfamare mia moglie e miei figli“.