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Roma. Il “record” della mamma di 62 anni. Ma c’è davvero da festeggiare?

Qui in Italia vigono dei limiti di età, per le gravidanze artificiali. La donna li ha aggirati andando in Albania

Diventare mamme a 62 anni? La notizia l’abbiamo data ieri. Oggi, invece, entriamo un po’ di più nel merito. Perché non si può fare finta di niente e dare per scontato che la cosa sia perfettamente lecita solo perché c’è una donna che la desidera e perché è resa possibile dalle tecnologie mediche oggi disponibili.

Nel caso specifico, infatti, la nascita è il frutto di un impianto dell’intero embrione, effettuato a Tirana, in Albania. E bisogna subito aggiungere che la donna non ha un partner: il che getta ulteriori dubbi, specialmente in rapporto all’età avanzata, sull’opportunità di una scelta di questo tipo.

Già: una scelta. Il punto cruciale è proprio questo: nel decidere di mettere al mondo un figlio, è o non è necessario interrogarsi a fondo sul futuro che si sta prospettando per il nascituro? Capiamoci bene, su questo aspetto. Un conto è che si rimanga incinte in modo del tutto naturale. Questo è un accadimento spontaneo e l’alternativa alla prosecuzione della gravidanza sarebbe l’aborto.

Ma qui si parla di altro. Qui, e in tutti i casi analoghi, non ci si trova di fonte a qualcosa che è avvenuto da sé, ma a un obiettivo che si è pianificato a tavolino. Quando le domande sull’avvenire che attende il figlio “in provetta” era possibile porsele. Anzi, era doveroso porsele.

Facciamo due conti. La mamma ha 62 anni. E diamo pure per certo che sia in ottime condizioni psicofisiche. Ma significa che ne avrà all’incirca 70 quando la bambina farà la terza elementare. E 75 quando lei approderà alle Superiori. E 80 (ottanta!) al compimento dei 18 anni.

Sarà una mamma, o una nonna? Diciamolo meglio: nelle complesse e delicate dinamiche dell’età evolutiva – ovvero nei rapporti quotidiani che la bimba si troverà a vivere, a partire da quelli con i compagni di scuola – sarà percepita come una mamma o come una nonna?

La differenza non è apparente. Non si tratta solo di usare una parola per l’altra e di illudersi che tutto si riduca ad avere un aspetto fisico meno giovane. La differenza è sostanziale. Già le relazioni tra genitori e figli sono complicate quando lo scarto di età è quello normale di una trentina d’anni, o giù di là, ma più questa distanza cresce e più si accentuano i problemi. Chi è genitore lo sa: ci vuole un’energia enorme, per seguire davvero la crescita dei propri figli. Un’energia, e un dinamismo interiore, che difficilmente rimangono inalterati con il passare degli anni. Anzi, dei decenni.

Tornando al caso specifico, qui abbiamo una donna di 62 anni e nessun papà. Lei, quasi trionfante, rivendica quello che ha fatto: “Ho aspettato per anni l’uomo giusto, poi mi sono decisa”. E siccome in Italia le norme fissano dei limiti di età, ha pensato bene (?) di andarsene all’estero. In Albania, come abbiamo detto.

Quanto all’avvenire, ribalta il problema della propria anzianità e prova a leggerlo al positivo: “Vicino alla pensione sono più sicura, mi basta portare mia figlia ai 18 anni“.

Appunto: ‘basta’ a lei. Ma alla figlia?

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