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Roma contro la malamovida: parla il questore Massucci

Bisogna prendere posizione contro abusi di alcol e droga, oltre che rispettare le normative per la capienza. E la criminalità organizzata…

Polizia Roma Capitale, movida

Otto discoteche sequestrate da ottobre 2024, oltre cento provvedimenti di chiusura, 53 dei quali ai danni di esercizi pubblici: a tracciare il quadro è il questore di Roma, Roberto Massucci, che non nasconde le difficoltà nel gestire un settore strategico ma allo stesso tempo sempre più fragile e inquinato da fenomeni di illegalità.

“Mi pesa ogni volta firmare quei provvedimenti”, dice, consapevole che dietro ogni chiusura c’è un imprenditore, dei dipendenti, delle famiglie. Ma pesa di più il rischio che la notte romana diventi una zona franca, una terra senza regole dove, tra alcol, droga e sovraffollamenti, saltano i cardini della sicurezza.

La movida è il volto giovane e vivo della città, ma dietro la sua energia si nascondono falle profonde. “Scarsa professionalità” è l’espressione chiave usata dal questore: non un’accusa generalizzata, ma un’allusione precisa a chi – pur operando in un settore legale – aggira le norme per ottenere guadagni rapidi, sacrificando regole, sicurezza e senso di responsabilità.

Malamovida a Roma, la sicurezza dipende anche dalla responsabilità individuale

Il caso del celebre Piper è emblematico: mille avventori in uno spazio che ne può legalmente contenere poco più di 300. Un errore di agibilità? Poco probabile. Più plausibile, secondo gli inquirenti, il mancato rispetto delle norme. In questo scenario, basta un evento banale – come una spruzzata di spray al peperoncino – per trasformare la festa in tragedia.

Roma non è solo il centro. Le periferie – come la vasta zona est monitorata dal commissariato Casilino – registrano interventi a ritmi insostenibili: 12mila nell’ultimo anno solo con una pattuglia. Pensare di presidiare ogni locale è pura utopia. “Ne mettiamo uno fuori da ogni pub di Trastevere?”, chiede retoricamente Massucci, sottolineando come la sicurezza debba passare prima di tutto dalla responsabilità individuale e collettiva.

Ma anche in pieno centro la situazione è in evoluzione. Via dei Coronari, un tempo strada degli antiquari, si trasforma sempre più in un hub notturno, spesso privo di controllo e selezione all’ingresso. La città cambia volto, ma il sistema di regole e pianificazione urbana non riesce a tenere il passo. E così, l’amministrazione si ritrova a rincorrere, chiudere, sanzionare, invece di prevenire e progettare.

Malamovida, combattere l’abuso di alcol e droga

Il Giubileo è un’opportunità, ma anche un moltiplicatore di rischio. L’afflusso straordinario di visitatori e pellegrini richiede ordine e sicurezza, anche nelle ore notturne. Per questo è in arrivo un pacchetto di misure coordinate con il prefetto Lamberto Giannini: dal coinvolgimento diretto dei gestori nella gestione dell’ordine e della pulizia intorno ai locali, alla revisione del sistema di videosorveglianza a fini investigativi, con una stretta collaborazione con la Procura.

A questo si aggiunge una proposta coraggiosa: coinvolgere i locali ad alta affluenza in campagne attive contro l’abuso di alcol e droga. Non semplici avvisi alla clientela, ma prese di posizione nette, pubbliche, che rompano la complicità implicita tra offerta e consumo. “Questa è la vera piaga da combattere”, afferma il questore.

Molti esercenti si difendono sostenendo che le persone arrivano già ubriache. “Non è colpa nostra”, dicono. Ma questa difesa, secondo Massucci, è non solo miope ma pericolosa. Chi è visibilmente alterato dovrebbe essere assistito, non ignorato o peggio ancora, incentivato a continuare a bere. “Soprattutto se minorenne, non deve nemmeno entrare”.

Roma, la malamovida divide esercenti e residenti

Il problema è che spesso ci si affida alla logica del profitto immediato, trascurando le conseguenze. È la stessa mentalità che porta alla creazione di “finti alberghi”, strutture irregolari che mettono insieme più blocchi immobiliari e li mascherano da strutture ricettive, magari omettendo perfino di segnalare gli ospiti alle autorità – un rischio inaccettabile in tempi di allerta terrorismo.

Da una parte gli esercenti, dall’altra i residenti. Anche qui, la linea del questore è chiara: equilibrio. Vivere nel cuore di Roma comporta inevitabilmente una quota di rumore, confusione, vita. Ma questo non può diventare un lasciapassare per l’anarchia sonora o il caos viario. Il rispetto per il riposo notturno deve convivere con quello per la vitalità urbana.

I tavoli di confronto, spesso, arrivano dopo che il danno è fatto. Il rilascio delle licenze commerciali, per esempio, richiederebbe una visione urbanistica di lungo termine, capace di prevedere impatti, gestire flussi, pianificare servizi. Ma Roma, città eterna eppure spesso disorganica, continua a concedere licenze senza un vero disegno, lasciando poi alla polizia il compito di raccogliere i cocci.

Malamovida a Roma, c’entra la criminalità organizzata?

Non ci sono ancora prove investigative che certifichino infiltrazioni mafiose nel circuito della movida romana. Ma, come avverte Massucci, la guardia va tenuta alta. Il flusso di denaro generato dallo spaccio – in particolare dai clan albanesi, sempre più centrali nel traffico di stupefacenti – ha bisogno di essere riciclato. E i settori dell’intrattenimento e della ristorazione, con i loro incassi rapidi e difficilmente tracciabili, sono una calamita naturale per il denaro sporco.

Roma è oggi più che mai un terreno fertile per questo tipo di operazioni. L’aumento del turismo, il Giubileo, la pressione immobiliare e la debolezza dei controlli creano una miscela esplosiva. È il momento in cui le antenne devono alzarsi, non solo per reprimere, ma per prevenire.