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Roma. Cinema chiusi verso la trasformazione in spazi commerciali, attori e registi protestano

Lettera pubblica degli addetti ai lavori contro la sciacallaggio immobiliare: Rocca apre all’incontro con gli artisti

cinema-pexel-Romait.it

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La città di Roma si trova oggi di fronte a una battaglia che potrebbe cambiare il suo panorama culturale. Sono 44 i cinema chiusi da tempo nella capitale, molti dei quali potrebbero essere riconvertiti in attività commerciali se il consiglio regionale del Lazio approverà una proposta di legge urbanistica. Un dibattito acceso, che vede da una parte il governo regionale e dall’altra un fronte compatto di attori, registi e produttori, pronti a difendere la destinazione d’uso originaria delle sale.

Cinema chiusi, la proposta della Lega

La proposta, avanzata dall’assessore all’Urbanistica Pasquale Ciacciarelli (Lega), prevede la possibilità di trasformare le sale chiuse o dismesse entro il 31 dicembre 2023 in nuovi spazi commerciali, consentendo la demolizione e la ricostruzione con cambio di destinazione d’uso. Si tratta di un allentamento delle restrizioni previste dalla legge regionale del 2017, che attualmente limita la riconversione commerciale dei cinema e teatri a un massimo del 30% della superficie totale.

L’obiettivo dichiarato è contrastare il degrado urbano, poiché molte sale dismesse sono abbandonate e diventano luoghi di occupazione abusiva o di incuria. Tuttavia, il provvedimento rischia di facilitare la speculazione immobiliare, con il rischio che il tessuto culturale della città perda pezzi importanti della sua identità.

Di fronte a questa prospettiva, il mondo del cinema si è mobilitato. Federica Lucisano, amministratrice delegata della Lucisano Media Group, ha definito la proposta di legge un disastro e ha lanciato un appello agli imprenditori del settore per acquistare le sale chiuse e rilanciarle.

Verdone: “Cinema Troisi esempio da seguire”

L’iniziativa ha trovato il sostegno di attori e registi di spicco, tra cui Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Paola Cortellesi, Marco Bellocchio, Pierfrancesco Favino e Carlo Verdone, che hanno sottoscritto una lettera pubblica. Nel documento si denuncia il rischio di “sciacallaggio immobiliare” e si chiede alle istituzioni di fermare la trasformazione dei cinema in centri commerciali.

Molte delle sale chiuse hanno una storia importante, che si intreccia con quella della città e del cinema italiano. Tra queste, il Metropolitan di via del Corso, il Pasquino di Trastevere, il Rivoli sotto Villa Borghese e l’Empire di viale Regina Margherita. Alcune sono già state vendute, come il cinema Roma, acquistato da un fondo olandese.

Secondo Carlo Verdone, il modello da seguire è quello del Cinema Troisi, riaperto di recente e trasformato in un hub culturale con una sala cinematografica, un’aula studio e un bar. Un esempio virtuoso di rigenerazione urbana senza perdere l’anima originale del luogo.

Regione Lazio, Rocca chiama un incontro

Le proteste non sono passate inosservate. Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha dichiarato di essere disponibile a incontrare gli artisti e i produttori, sottolineando che il testo della legge non è “il Vangelo” e può essere migliorato.

Il governo regionale punta a trovare un equilibrio tra tutela della cultura e necessità di riqualificare le aree degradate. L’assessore Ciacciarelli ha ribadito che l’intento non è quello di far chiudere le sale cinematografiche, ma piuttosto di permettere la sopravvivenza di quelle in attività attraverso l’inserimento di spazi commerciali complementari, come bar o negozi.

Nel frattempo, il Partito Democratico ha organizzato un sit-in di protesta davanti al cinema Barberini, in segno di opposizione alla legge. In settimana è previsto un tavolo di confronto tra istituzioni e rappresentanti del settore cinematografico, nel tentativo di trovare una soluzione condivisa.