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Roma. Abitanti sempre più vecchi, ecco l’età media nella Capitale

A Roma gli abitanti invecchiano velocemente, l’ultimo report del Capidoglio registra ancora un aumento dell’età media

Un anziano a Roma

Gli abitanti invecchiano: fanno meno figli e i morti superano i nati! Le uniche speranze vengono dall’afflusso degli stranieri (come sempre è stato nella storia di Roma) e dalla fuga verso i piccoli centri di provincia o le città estere più organizzate. “Meno siamo meglio stiamo” potremmo dire. Ma poi occorre rendere efficiente la città.

Cara, vecchia Italia

Roma, e l’Italia, stanno diventando sempre più anziane. I giovani se ne vanno, si fanno meno figli, i morti superano i nati, la popolazione diminuisce e invecchia. Non è una bella prospettiva, per tanti motivi. Prima fra tutti quello economico. Più vecchi più pensioni e meno occupati. Chi pagherà le pensioni? Più anziani e più necessità di ricorrere alle cure mediche, più spese ospedaliere, spese per le RSA, più persone anziane sole da accudire. Che paese sarà un’Italia dove ci sono sempre meno giovani? Quelli che studiano nelle scuole e nelle università, una volta che hanno un titolo di studio, emigrano, per trovare più facilmente il posto che da noi non trovano e se lo trovano non consentirà loro di affrontare serenamente le spese che una vita comporta.

L’età media della popolazione di Roma è sempre più anziana

L’ultimo report dell’ufficio statistico del Campidoglio, chiuso a giugno 2023, lo potete trovare sul sito del Comune, dice che l’età media della popolazione al 31 dicembre 2022 è di 46,6. Anni. Rispetto al 2020 mezz’anno in più, ma rispetto al 2015 due anni in più. La popolazione residente invecchia velocemente. La prima conseguenza è quella dei costi di una popolazione anziana con tutte le necessità di cui ha bisogno. Assistenza in primo luogo. Le famiglie non sono più quelle grandi di una volta. Si disgregano, si polverizzano. I figli si sposano, se ne vanno, poi si separano, divorziano, si sparpagliano per il mondo. Spesso non riescono a far fronte alle esigenze dei genitori o dei nonni. Anzi, succede il contrario. Sono le pensioni e risparmi degli anziani a far vivere i più giovani.

La popolazione è iniziata a decrescere da qualche anno

Roma decresce di popolazione. In questo io non vedo un male, anzi. Se non fosse per il fenomeno della fuga dei cervelli, che in molti lascino la metropoli a favore di altre realtà, spero più piccole, potrebbe essere un bene. Non c’è dubbio, anche se il mio parere non incontrerà quello di tanti cittadini, che le metropoli non sono fatte per vivere bene. Specie poi se sono città di 3.000 anni, sulle quali si cerca di innestare una metropoli moderna. Scavi e non puoi procedere con le metropolitane. Trovi reperti archeologici o voragini causate dalle infiltrazioni d’acqua. Roma andrebbe riportata alle dimensioni di prima della II Guerra Mondiale, con molti meno abitanti e migliori servizi. Una città d’arte fruibile da turisti di tutto il mondo. Molti problemi si risolverebbero da soli. Per primo quello della raccolta differenziata e del riciclo dell’immondizia.

Le donne sono più degli uomini. I single più degli sposati

A Roma sono più le donne che gli uomini: 52,6% contro 47,4%. Celibi e nubili sono più degli sposati: 46,8% contro il 41,9%. Non è difficile da credere. Tra i celibi molti sono i divorziati, tornati celibi.  Crescono ovviamente gli stranieri. Tra il 2003 e il 2012 sono aumentati dell’89%. Tra il 2000 e il 2022 gli stranieri sono diventati il 13,7 % della popolazione di Roma, mentre prima erano solo il 6%. Sono quasi raddoppiati.

In molti pensano che saranno gli stranieri a salvare Roma. Non sarebbe la prima volta. È sempre stato così. Roma, in passato è stata la prima metropoli del mondo. Ha vissuto vicende di gloria e di disgrazia. Ha subito immigrazioni pacifiche e invasioni violente. Come Capitale di un Impero che andava dalla Penisola Iberica al Medio Oriente e dal Vallo di Diano all’Egitto, i suoi cittadini provenivano da varie parti del mondo. Numerose ricerche dimostrano che gli antenati dei romani e degli Italiani di oggi non sono che in piccolissima parte quei romani dell’età imperiale. Noi discendiamo dai popoli indoeuropei arrivati dai Balcani nel II millennio a.C. e da tutte le migrazioni e invasioni che da sempre hanno contrassegnato la storia del mondo, e dell’Italia in particolare. Arabi, persiani, turchi, unni, visigoti, vichinghi, galli, iberici, africani, normanni, ebrei, tutti sono passati da Roma, tutti hanno contribuito a rendere il nostro DNA multietnico. Fanno ridere quindi quegli ignoranti che pensano a una discendenza sacra dall’Impero di Ottaviano Augusto. Niente di più ridicolo. Anche parlare di Roma Cristiana ha poco senso guardando alle discendenze del passato, perché i Cristiani non sono un’etnia ma una religione, che è stata accolta in tanti paesi e non solo dai romani, che in parte poi erano ancora pagani, anche dopo la “conversione politica” (perché di fatto non si battezzò mai) di Costantino. Parla molto bene di questo il film Ipazia, ambientato nella città di Alessandria d’Egitto, nella seconda metà del IV secolo d.C., dove la maggioranza dei Cristiani perseguitava la minoranza dei Pagani e degli Ebrei.

Roma, l’età media sale perché si fanno sempre meno figli

La classe di maggior frequenza sia per uomini che donne è quella compresa tra i 45 e i 59 anni. Dal confronto dei profili maschile e femminile, emerge la maggiore numerosità dei maschi fino ai 35 anni e la netta preponderanza del contingente femminile dai 65 anni in su. Nella classe d’età degli over 85 anni, sono presenti solo 51 uomini ogni 100 donne.  Grazie solo agli stranieri si mantiene ancora non eccessivamente alta l’età media dei romani. L’incidenza percentuale delle classi di età superiori ai 65 anni tra gli stranieri è pari al 7,8%, mentre tra gli italiani è pari al 25,79. Invece la classe 0-14 anni incide per il 13,4% tra gli stranieri e per il 11,9% tra gli italiani. La classe 20-39 anni è molto più numerosa tra gli stranieri che tra gli italiani, e include rispettivamente il 29,5% e il 19,5% dei contingenti di residenti, con uno scarto di 10 punti percentuale. Un altro indicatore di quanto sia la popolazione straniera a poter salvare Roma è la mascolinità: è superiore a 100 fino ai 44 anni e scende progressivamente nelle fasce d’età più avanzate, con più donne nelle età lavorative adulte. 

Aumentano gli over 65. Ci sono 4 anziani per ogni bambino

Purtroppo, in base ai dati anagrafici elaborati dal Comune, il numero di anziani per bambino registrato nella popolazione romana è aumentato complessivamente negli ultimi 10 anni di oltre 2 unità, con un trend diversificato nel corso degli anni: è rimasto sostanzialmente stabile nei primi 4 anni del decennio in esame, passando da 3,4 del 2013 a 3,6 del 2016, per poi aumentare costantemente fino a 5,7 nel 2022. L’aumento più significativo si è registrato tra il 2018 e il 2019, quando l’indice è aumentato di un punto, da 4 a 5 anziani per ogni bambino. Dal 2014 a oggi l’incidenza della popolazione più giovane, quella da 0 a 14 anni, è calata progressivamente mentre la fascia oltre i 65 anni è sistematicamente aumentata. Dal 2003 al 2023 i giovani sono diminuiti dello 0,6% mentre gli over 65 sono cresciuti del 23,7%. 

Lieve inversione di tendenza nel 2022 per l’età media di Roma

Restando sempre sul tema natalità, c’è un dato in leggera controtendenza. In un contesto di decrescita nazionale che vede, dal 2012 al 2020, una riduzione del 24%, a Roma nel 2021 si è registrato un lieve aumento delle nascita: 2%. Sono nati 29.686 bambini, 520 in più rispetto al 2020. Questo significa poco. Nell’avverarsi di un fenomeno possono esserci alti e bassi, momenti di inversione di tendenza. Se non si vede un intervento in grado di incentivare profondamente un aumento delle nascite, questo dato è destinato a proseguire nella sua discesa. Lo si potrebbe frenare solo con delle politiche a vantaggio della famiglia, delle nascite, con aiuti nei servizi e con sgravi fiscali per chi ha uno o più figli. Ma dove sono gli asili nido gratuiti, le scuole, i servizi che facilitino i trasporti, i finanziamenti alle famiglie con più bambini? Se si investe in armi anziché nel futuro del Paese, facciamo un pessimo servizio al domani dell’Italia.

Il VI municipio è il più “giovane” di Roma

È quello più a est della Capitale da Torre Maura, Torre Angela, comprendendo la Borghesiana, Giardinetti, Acqua Vergine, Lunghezza, fino a San Vittorino.

Qui troviamo la popolazione più giovane, nel VI municipio, con un’età media di 42,6 anni quindi ben 2 in meno della media cittadina. I più anziani sono quelli del I municipio, poco sotto i 50 anni. In molti municipi l’ammontare della popolazione anziana risulta essere il doppio rispetto a quella nella fascia 0-14 anni.  Un altro indicatore che assume valori sensibilmente diversi tra i vari municipi è il numero di anziani per bambino, che varia dai circa 3 anziani sopra i 65 anni per ogni bambino sotto i 6 anni del municipio VI ai quasi 9 anziani per bambino nel municipio I, contro un valore medio cittadino pari a 5,7

Oltre ad essere quello con l’età media più bassa, il VI municipio è anche quello che ha in termini assoluti il contingente di stranieri più alto con 44.903 persone, mentre l’VIII ha il minore con 14.782. 

Le metropoli non servono a risolvere i problemi dell’umanità

Non sono dell’idea che incrementare la popolazione di Roma sia un fatto positivo. In genere l’aumento della popolazione in uno spazio circoscritto, quello delle megalopoli, è un problema che non offre alcun vantaggio. Stanno sorgendo città che superano i 25 milioni di abitanti e che vanno, nel giro di qualche decennio verso i 100 milioni di residenti (in Cina). In questi agglomerati tutto si complica: l’igiene, i servizi, il verde, la salute, i trasporti, il traffico, la violenza urbana, tutto assume i contorni di una tragedia che ci porterà sempre più verso nuove epidemie e carestie. L’umanità non è fatta per vivere in questi mostri di cemento. Per secoli e secoli ha progredito nei villaggi e nelle tribù dove la sopravvivenza del singolo veniva assicurata dalla comunità. Adesso succede il contrario. Il singolo è sempre più solo nelle città con milioni di abitanti e i problemi dell’umanità restano sostanzialmente gli stessi, che le metropoli non potranno risolvere.