Prima pagina » Interviste » Ristoratori a Roma: “Settore fermo blocca l’economia del paese e noi blocchiamo il traffico”

Ristoratori a Roma: “Settore fermo blocca l’economia del paese e noi blocchiamo il traffico”

Protesta dei ristoratori 30 novembre a Roma: l’intervista a Paolo Bianchini presidente del Movimento Imprese Ospitalità Italia

Proteste ristoratori

Paolo Bianchini

Ristoratori in protesta a Roma. Questa mattina, lunedì 30 novembre, la categoria è in marcia verso il Teatro Marcello. I ristoratori intendono bloccare il centro della città, mettendo in atto quello che accade se questo settore resta fermo: si blocca il paese. Abbiamo ascoltato le parole di Paolo Bianchini, presidente del Movimento Imprese Ospitalità Italia.

Ristoratori a Roma, intervista a Paolo Bianchini

“Sono otto mesi che con l’associazione Mio Italia stiamo portando avanti la difesa del comparto della Ristorazione attraverso una serie di azioni sia concrete sia di apertura di tavoli con il governo. La questione riguarda naturalmente le restrizioni anti-Covid. Non solo in termini di orari ma anche di sanificazioni, di tutte quelle regole che i ristoratori si sono impegnati a osservare, spendendo soldi nei loro locali, e che poi il governo ha deciso non andassero più bene.

Siamo a ridosso del decreto ristori 4 ma dal governo fino ad oggi abbiamo avuto solo uno scostamento di bilancio di otto miliardi che servono soltanto a rimandare le tasse. Il ristoro è stato calcolato in parte sulle perdite del mese di aprile parametrate al 2019-20. Ma per aziende che hanno perso 500mila euro ricevere dieci-dodicimila euro di bonifico non risolve il problema.

Il nostro comparto è strategico per l’economia italiana. Noi rappresentiamo 13% del Pil diretto, 90 miliardi di fatturato, con l’indotto indiretto muoviamo circa il 30% del Pil. Oggi andiamo a rallentare il traffico di Roma: per far capire davvero al governo che se si blocca la ristorazione si blocca il paese e la sua economia. Cercheremo di spiegarlo con un esempio concreto al governo perché a quanto pare non capisce.

Le richieste che noi facciamo sono semplici. Vogliamo un ristoro vero rispetto alle perdite, parametrati al 2019, accorpamento anni fiscali 2020-21, in modo che a livello di tassazione si riparta leggeri nel 2021. Perché il problema è anche dopo la pandemia: chi pagherà le tasse? E i disoccupati? Sarà un disastro sociale se non si interviene in modo serio. Vorrei poi dire che il governo deve occuparsi anche di risarcire gli agenti di commercio, le filiere del cibo che arriva a noi ristoratori, i piccolo produttori di vino, birra ecc.

Chiediamo pari dignità per tutte le attività di nuova apertura senza Iva, per chi ha aperto da maggio 2019 in poi. Hanno ricevuto duemila euro, una cifra ridicola mentre ha pagato macchinari, cucina, tavoli, arredi ecc.

Siamo dovuti ricorrere a questo metodo di protesta per spiegare al governo la situazione in modo facile, come si fa con un bambino piccolo, purtroppo.

La nostra insomma è una protesta concreta con un forte significato simbolico: se si ferma il comparto della ristorazione, si ferma il paese”

Lascia un commento