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Razzismo, la minaccia (reale) di “miss Hitler” oltre le sparate di Saviano

Il radical chic specula sulla tragedia di Seid Visin, morto suicida a 20 anni. Ma, al netto dei suoi sproloqui, i neonazisti indagati nel Lazio sono un monito a non abbassare la guardia

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Razzismo

C’è un episodio recente che rappresenta un monito generale a non abbassare la guardia nella lotta contro il razzismo. Si tratta dei neonazisti indagati in mezza Italia per associazione a delinquere finalizzata alla propaganda e all’istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa. Una vicenda cui, tuttavia, la stampa non ha dato grande risalto, forse perché “distratta” dalle amenità su un’altra tragedia – quella del giovane Seid Visin. Che però aveva un’eziologia completamente differente.

Razzismo (vero) e deliri

«Il razzismo non c’entra con la morte di nostro figlio», il cui disagio «è cominciato col lockdown». Alla fine sono esplosi Walter e Maddalena Visin, i genitori adottivi del ventenne di origine etiope che si è tolto la vita pochi giorni fa. Esasperati, oltre che dalla gravissima perdita, anche dalle ignobili speculazioni da parte di politici e radical chic.

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Seid Visin

In primis Roberto Saviano che, strumentalizzando una lettera-sfogo scritta dal ragazzo nel 2019, è arrivato a imputare il dramma ai “nemici” Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Facendosi peraltro asfaltare da Guido Crosetto, esponente di Fratelli d’Italia, secondo cui il Nostro «dovrebbe vergognarsi di usare la sua fama per seminare odio».

Eppure, al netto dei gomorreschi sproloqui, che il razzismo sia (ancora) una minaccia reale lo dimostra un altro caso che curiosamente ha avuto minor fortuna mediatica. È l’indagine coordinata dalla Procura di Roma che ha messo sotto inchiesta dodici membri di un gruppo antisemita chiamato “Ordine Ario Romano”. Tra i quali spicca la milanese Francesca Rizzi, che nel 2019 vinse il concorso “Miss Hitler” svolto sul social network russo VK.

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“Miss Hitler” Francesca Rizzi

Non serve aggiungere altro, se non che è un peccato che il cosiddetto “quarto potere” abbia quasi disdegnato questo pericolo concreto, anteponendovi le vacue sparate degli intellò. Dei deliri e delle penne, avrebbe forse commentato Cesare Beccaria.

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