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Racket del caro estinto, la terribile compravendita di funerali e cadaveri

Consigliare, indicare, segnalare imprese funebri in ospedale o in Rsa è reato. Sappiatelo. Lo dice la legge

Immagine servizio Rai Tv sul caro estinto

Immagine servizio Rai Tv sul caro estinto

Ci sono pacche sulle spalle pericolose. E consigli ‘fuori luogo’ che possono fare altrettanto male. Luoghi del dolore pronti a trasformarsi in sale di una borsa spregevole e famigerata. Aberrante. Inquietante. Ove quello che conta è il massimo realizzo. E’ il racket della compravendita dei funerali (e dei cadaveri) al tempo del post-Covid.

Il racket della compravendita dei funerali (e dei cadaveri)

Un fenomeno abietto e vergognoso. Che serpeggia silente nei meandri di quei siti in cui dovresti invece trovare solo accoglienza, assistenza e altrettanto, umana ospitalità. Che la morte sia l’unica forma di attività che, contravvenendo il buon Henry Ford (non me ne voglia!), non abbia alcun bisogno di pubblicità, appare chiaro. O, almeno, così dovrebbe essere. Che però di fatto essa sia, e rischi di trasformarsi sempre più in un bieco business per uomini e operatori senza scrupoli, lo è altrettanto.

In Italia pochi sanno classificare realmente il significato della locuzione “Caro-Estinto”. Contestualizzandola per ciò che è. Essa allude purtroppo tristemente a tutta quella oscura trama di fitti rapporti occulti che si aggira prevalentemente in corsia ospedaliera. Muovendosi furtiva per lo più tanto nelle strutture dedicate alla cura, che al ricovero di chi ha raggiunto età importanti.

Perché il problema, in fondo è sempre lo stesso. Se per il cristiano “Il corpo”, come recita e insegna San Paolo di Tarso nella Prima Lettera ai Corinzi, “è tempio dello Spirito Santo”, sede della lotta continua tra le pulsioni della carne e gli aneliti dell’anima, una volta trasfigurato nella Luce del trapasso ecco che, restando qui in attesa della Risurrezione, può diventare merce preziosa. Non sempre, ma molto spesso certamente.

Il consiglio del medico, infermiere, oss

Ci è capitato più volte, ahimé, di ricevere testimonianze indirette e spontanee di amici, parenti e conoscenti che nelle occasioni di lutto si sono affidati con una sorprendente leggerezza a operatori funebri “consigliati” da questo o quel medico, infermiere, professionista di sala o delle camere mortuarie. Persino chi opera come assistente agli anziani nelle case di riposo.

Senza voler generalizzare, e con rispetto esecrando e altresì massimo per chi con nobiltà, etica, deontologia, cuore e morale esercita rigorosamente le predette professioni, il rischio c’è. E, spesso, diventa persino realtà.

Esequie affidate a imprese rimaste ferme agli anni Cinquanta dal punto di vista formativo e operativo, dubbie sotto il profilo erariale, pronte a svendere cerimonie dell’ultimo saluto a prezzi ridicoli, non credibili e fermi ai valori di mercato di anche più di un decennio fa. Alimentando un giro di nero che dovrebbe preoccupare chi è deputato al controllo più della manciata di banconote prelavate per la vita quotidiana al bancomat, sulle quali i funzionari di banca spesso si accaniscono come implacabili controllori prestati allo Stato.

I funerali costano troppo poco? Facciamoci qualche domanda. Sarebbe come pensare che oggi, con la crisi geopolitica in atto, qualcuno possa ancora permettersi bollette con importi da periodo pre-Covid. Ma chi ci crede?

Segnalare imprese funebri in ospedale o in Rsa è reato

Consigliare, indicare, segnalare imprese funebri in ospedale o in Rsa è reato. Sappiatelo. Lo dice la legge. Dietro qualcuno che, fingendosi potenzialmente amico, parrebbe voler aiutare chi si trova alle prese con la disperazione e lo smarrimento nell’ora del dolore, si nasconde, e neanche poi così tanto bene (a ben guardare), invece un’anima da turpe commerciante che grida vendetta al cospetto di Dio.

Che il settore dell’arte funeraria sia per ovvie ragioni di strutture e beni strumentali connesso a volumi lordi dal peso significativo e impattante, è cosa chiara e facilmente giustificabile. Ma sono pochi, in quest’ambito, i pionieri coraggiosi che preferiscono rinunciare a una parte importante degli utili in nome di un miglioramento concreto e costante dei servizi offerti alle famiglie anche in termini di supporto psicologico e assistenza nel cosiddetto post-funerale. Ovvero, quel complesso e farraginoso, burocratico mondo legato al disbrigo di pratiche successorie e tecniche non sempre di appannaggio immediato e di semplice svolgimento per l’uomo della strada, ma anche per il serio professionista.

Facendo delle ricerche più mirate ha fatto scalpore, a riguardo, il caso del racket del “Caro-Estinto” sollevato attorno al 2010 da una coraggiosa onoranza funebre piemontese, la ‘Giubileo’: i cui titolari, unici sinora in Italia, hanno penato non poco, come si evince dagli articoli apparsi sulla stampa locale e nazionale di allora, a convincere le autorità competenti a occuparsi della “faccendaccia”, culminata con ben due corposissimi blitz di arresti a ogni ordine e grado.

Con tanto di molteplici e pesanti condanne per associazione a delinquere di vario stampo per la gran moltitudine di soggetti coinvolti. La pandemia, purtroppo, ha riscoperchiato, oggi come allora, il vaso di Pandora. E’ innegabile come la crescita esponenziale dei decessi abbia costituito per qualcuno una ricchissima e ghiotta opportunità di squallido commercio. E anche molto più di prima, e soprattutto in un tempo minore e con margini più alti. I soliti noti siamo certi che continuano a operare, magari sotto qualche prestanome, fiduciaria e o nullatenente di turno: meglio noto a chi fa indagini, in gergo, come “eminenza grigia” o “testa di legno”.

Ci chiediamo dunque che cosa aspetti la cara Magistratura, che stimiamo e in cui confidiamo, nell’occuparsi di questioni davvero agghiaccianti come questa, piuttosto che dilettarsi quasi pruriginosamente a sapere, come fanno le vedove pettegole e accigliate, di che colore sono invece le mutandine dell’ultima girlfriend di Berlusconi. Oppure quanti yacht ha in Italia il Signor Putin.

“Ai posteri”, in tutti i sensi, “l’ardua sentenza”. Manzoni docet. Con la viva speranza, ci si passi il gioco di parole, di un avvenire migliore: non solo per anime e le coscienze, ma anche prima di tutto per i nostri corpi.

Maurizio Scandurra, giornalista e saggista cattolico