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Proteste in Italia: né strategia della tensione né fascismo, il nodo è il potere globalista

La stampa e la politica parlano di rinascita della strategia della tensione e di pericolo fascista. Ma noi riteniamo che il problema sia il potere globalista

No Green Pass

Manifestazione No Green Pass

Il partito dell’astensione è il vincitore dell’ultima tornata elettorale

L’ultima tornata elettorale ha spostato gli equilibri politici tra i partiti rappresentati in Parlamento. Ha consegnato Comuni importanti, quali Roma e Firenze, all’area generica di centrosinistra, o meglio al PD. Mentre la Destra, specialmente la Lega di Salvini, è stata molto penalizzata.

Non si capisce però l’esultanza di Letta, se si considera l’alto tasso di astensione, di gran lunga superiore a quello di affluenza ai seggi nel ballottaggio, che non ha superato il 43,8%. A Roma Gualtieri ha infatti vinto con il 60% del 44%.

Quindi, il vincitore vero di quest’ultimo turno è il cosiddetto partito dell’astensione, in crescita da molti anni; cosa che dimostra la profonda sfiducia degli italiani verso i partiti tradizionali ed anche nuovi, come il M5S.

Del resto, anche per colpa di una legge elettorale che non consente la libera scelta, i politici vengono visti come casta, ceto politico dedito ai propri interessi e non ai problemi dei cittadini che dovrebbero rappresentare. Ai quali si avvicinano soltanto nell’occasione elettorale, per comprarne il voto con misere regalie o coartarlo con l’aiuto di cosche mafiose con cui condividono grossi interessi economici.

Responsabilità del governo Draghi. Il Green Pass

Non è certo un bello scenario, questa visione della maggioranza della popolazione delusa, sfiduciata e confusa, senza una bussola da poter consultare.

La cosa si è aggravata con il Governo dei Migliori, poiché Draghi va avanti dritto per la sua strada, concedendo poco ai partiti litigiosi che lo sostengono, spesso rampognandoli e tirando le briglie.

Come ha fatto negli ultimi tempi, riuscendo ad imporre per decreto il Green Pass obbligatorio per tutti. Prima, dal 6 agosto, il lasciapassare verde era stato varato per farci riprendere una limitata e controllata vita sociale: ristoranti, palestre, piscine, teatri, musei, convegni.

Ora, dal 15 ottobre al 31 dicembre 2021, che per ora è la scadenza dello stato di emergenza, è stato esteso a tutti i lavoratori, pubblici, privati ed autonomi; tanto per non fare discriminazioni.

E’ perciò ovvio che sia enormemente cresciuta la sfiducia dei cittadini nei confronti dei partiti; nello stesso tempo, la fiducia nei confronti di un governo di economisti e tecnici non è così alta come vorrebbe la stampa mainstream, che fin dall’inizio intona peana a SuperMario.

La protesta sociale e civile dei lavoratori e il racconto della stampa

Anzi, le manifestazioni di piazza di quest’ultimo mese ci dimostrano il contrario.

Sin dall’estate era emerso il malcontento verso l’obbligatorietà del Green Pass, visto come uno strumento che limitava le libertà civili.

E’ però esploso clamorosamente quando è apparsa chiara la volontà del governo di estenderlo ai lavoratori, con l’imposizione di sanzioni economiche e sospensioni dal lavoro.

Da allora le proteste si sono amplificate, esprimendosi nelle manifestazioni svoltesi spontaneamente in molte grandi città, con lunghi cortei che hanno percorso i centri storici.

Al solito, la stampa le ha denigrate, riportando scarsa partecipazione. Ma soprattutto denunciando gli atti di violenza commessi da gruppi di estremisti infiltrati nei cortei, alla testa o in coda.

Particolarmente grave è stato l’assalto alla sede della CGIL a Roma compiuto da Forza Nuova, organizzazione neofascista che deriva dagli anni ’70, ben nota a tutti, in particolare alle forze dell’ordine.

A Milano invece ci sono stati scontri provocati dal comportamento di gruppi dei Centri sociali.

Fatti del genere sono sempre accaduti; in questo caso sono stati favoriti dallo spontaneismo dei cortei, privi di servizi d’ordine efficienti.

Subito la stampa e la politica hanno parlato di rinascita della strategia della tensione e di pericolo fascista. Ma noi riteniamo che né Letta né Salvini abbiano ragione.

Gli opposti estremismi. La strategia della tensione: origine storica

Il pericolo fascista nel senso di un golpe che instaurasse un governo autoritario non c’era neppure negli anni ’70-’80, quando nacque e si sviluppò la strategia della tensione.

Gli attentati di allora, a partire da Piazza Fontana fino alla strage di Brescia, erano messi in atto dai gruppi nazifascisti, tollerati o coperti ed in qualche caso aiutati dai Servizi Segreti.

Magari alcuni componenti di quei gruppi (per esempio i NAR, da cui deriva Luigi Aronica, arrestato insieme a R. Fiore e G. Castellino) aspiravano a realizzare una nuova rivoluzione fascista; ma in realtà, i loro atti criminosi erano utili alla politica nostrana serva degli imprenditori, allo scopo di risolvere la crisi capitalista dell’epoca con la ristrutturazione tecnologica e la riduzione dei diritti dei lavoratori e di tutti i cittadini.

Infatti, fu ridotto il potere d’acquisto dei salari, anche con l’eliminazione dell’aggancio alla scala mobile. Inoltre, furono varate leggi che aumentavano i poteri di polizia e magistratura.

C’era in più l’ingerenza del dominio USA sull’Occidente europeo contro la Russia comunista; quella politica oggi non ha più ragione di essere, dopo che i regimi del’Est sono crollati miseramente insieme all’ideologia comunista.

Resta in piedi, attuata in modo più fine, la prima esigenza: cioè, rafforzare i poteri dell’Esecutivo e dei suoi organi di controllo sociale, Polizia e Servizi segreti, servendosi anche del consenso servile della stampa mainstream.

Stampa che non informa i cittadini, anzi tende ad influenzarne il pensiero ed il comportamento diffondendo le direttive del Governo in modo pedissequo e acritico.

Rivendicazioni dei lavoratori per una società giusta

Pertanto, tutte le proteste citate ed amplificate sui social ci appaiono come una discreta forza di contrasto all’attuale politica restrittiva; ovviamente, dopo aver fatto un’accurata analisi logica dei fatti riportati.

Quello che ci sembra assumere sempre più importanza è il dissenso espresso dalle ultime lotte dei lavoratori, in particolare dai portuali di Genova e Trieste.

Questi, tramite i loro collettivi autonomi dall’egemonia sindacale tradizionale, anche se con un minimo di dialogo con la stessa, hanno messo in campo il blocco per colpire alla radice la distribuzione delle merci: cioè, la facoltà delle multinazionali globali di rifornirsi delle materie prime, espropriate all’Africa ed all’America Latina, indispensabili per consolidare il loro predominio mondiale.

Con il rischio ovvio di approfondire la crisi a svantaggio di tutti, potendo far mancare le risorse indispensabili per la sopravvivenza.

Proprio per questo, le organizzazioni in lotta hanno dichiarato di proseguire la protesta senza attuare un picchettaggio stretto, che impedisse categoricamente di lavorare a chi lo volesse.

Inoltre, anche se il Governo le ha sollecitate con l’offerta di tamponi gratuiti ed esenzioni ad hoc per la loro categoria, hanno dichiarato che la lotta intrapresa prosegue pacificamente nell’interesse generale di tutti i lavoratori. In più, per difendere la libertà individuale del cittadino contro il tentativo, sempre più specioso, della sottomissione indotta, tramite una propaganda martellante di convincimento, al potere globalista.

Riconoscendo infine nel grande Dragone l’artefice massimo di codesta linea di dominio, più ferrea di quella dei parteners europei, che non hanno imposto finora l’obbligatorietà del Green Pass.

Si può soltanto sperare che all’interno di queste proteste, destinate a continuare, si sviluppi un pensiero critico più generale sui modi di contrastare il dominio globale, anche della coscienza, per rovesciarlo ed affermare equità e giustizia sociale.

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