Prostata, prevenzione a rilento: a Roma e nel Lazio il “buco” dei controlli riguarda migliaia di uomini
Dati Veronesi-AstraRicerche: 65% mai da urologo, anche dopo i 50 anni. Sintomi da non ignorare e perché la prevenzione salva tempo e salute
In una città che corre, dove spesso si rimanda persino un tagliando dell’auto, la prevenzione maschile resta una pratica che molti uomini continuano a posticipare. I numeri raccontano una tendenza netta, che vale anche per Roma e provincia: il 65% degli italiani non è mai stato da un urologo o andrologo e meno di un uomo su tre fa controlli in ottica preventiva. La fotografia arriva dall’indagine “Salute al maschile”, promossa da Fondazione Umberto Veronesi e realizzata con AstraRicerche, su un campione rappresentativo di uomini 18-65 anni. Fondazione Veronesi+1
Prostata, prevenzione a rilento: i dati che fanno rumore anche sotto il Cup
L’indagine entra nel dettaglio: persino dopo i 50 anni la quota di chi non è mai andato a visita resta alta (45%). E quando si chiede il perché, la risposta più frequente è disarmante: “Non ne ho mai sentito il bisogno” (57,8%). Seguono il mancato consiglio medico (22,1%) e l’idea di essere “troppo giovani” (15,9%). In pratica, la visita specialistica viene percepita come qualcosa da fare solo se il problema è già evidente, non come una tappa regolare della cura di sé. Fondazione Veronesi
Prostata, prevenzione a rilento: il segnale notturno che molti normalizzano
C’è un sintomo quotidiano che, specie dopo i 45-50 anni, dovrebbe accendere un’attenzione in più: alzarsi più di una volta a notte per urinare. Secondo quanto riportato dalla Fondazione Veronesi, può essere un campanello legato a una prostata ingrossata, la cosiddetta ipertrofia prostatica benigna, un disturbo molto comune con l’avanzare dell’età. La ghiandola aumenta di volume, ostacola il flusso urinario e può causare urgenza e frequenza minzionale, anche notturna. Non è “solo l’età”: è un motivo valido per parlarne con il medico e farsi orientare verso un controllo. Fondazione Veronesi+1
Prostata, prevenzione a rilento: quando il rinvio pesa su diagnosi e cure
Il punto non riguarda l’ansia da esame, ma il tempo. Fondazione Veronesi richiama un concetto semplice: arrivare tardi alla diagnosi non è un buon punto di partenza, perché le cure possono diventare più impegnative e, nei casi oncologici, si può perdere la possibilità di intervenire presto. Nel frattempo si convive con disturbi che raramente spariscono da soli e tendono a peggiorare. Fondazione Veronesi
Prostata, prevenzione a rilento: il tumore più frequente negli uomini e i numeri italiani
Sul fronte oncologico, i dati ufficiali aiutano a capire la dimensione del tema. In Italia il tumore della prostata è il più diffuso nella popolazione maschile e le stime del rapporto AIOM-AIRTUM “I numeri del cancro in Italia 2024” indicano circa 40.192 nuove diagnosi nel 2024. Un’incidenza elevata che, letta correttamente, rafforza il messaggio: intercettare presto fa la differenza. Fondazione AIRC+1
Prostata, prevenzione a rilento: cosa fare a Roma, senza allarmismi e senza imbarazzi
La prevenzione non è un gesto eroico, è una scelta pratica. Il primo passaggio resta parlarne con il medico di base, specie se compaiono sintomi come bruciore o dolore durante la minzione, bisogno frequente (anche di notte), urgenza, sangue nelle urine o nello sperma, eiaculazione dolorosa: segnali che meritano attenzione clinica. Poi serve regolarità: dopo i 40 anni un controllo urologico periodico può aiutare a riconoscere per tempo disturbi molto diffusi, mentre dopo i 50 anni l’abitudine ai controlli diventa ancora più importante, insieme agli screening previsti dal Servizio sanitario, come quello per il tumore del colon-retto. E, sullo sfondo, restano le basi: attività fisica, alimentazione equilibrata, stop al fumo.
