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Prolungare l’emergenza serve a distrarre i cittadini. Ma quanto durerà?

Sembra che lo stato di emergenza generato dalle paure per il virus sia destinato a prolungarsi influendo perfino sulle nostre convinzioni

Giornata omofobia

Camera dei Deputati

Lo stato di emergenza si prolunga indefinitamente, giustificato da un aumento dei contagi. I fenomeni di malcostume, dovuti a carenza di senso civico, sono alimentati dai lucrosi profitti. L’economia vuole le mani libere. La politica manipola i cittadini.

Lo stato di allerta continua

Sembra proprio che lo stato di allerta generato dalle paure connesse alla pandemia del Covid-19 sia destinato a prolungarsi indefinitamente, giustificato dal forte aumento di contagi nel mondo e in nazioni a noi vicine, come Francia e Germania. Nel nostro Paese si è verificato, in queste ultime settimane, un andamento oscillante con tendenza alla crescita. Bisogna però tener conto del fatto che sono stati effettuati più tamponi.

Pertanto, da più soggetti si afferma che dovremo imparare a convivere con il virus, continuando ad usare le precauzioni igienico-sanitarie, le mascherine, il distanziamento sociale. Tutto ciò, come più volte affermato, influisce pesantemente sulle nostre abitudini, sui nostri comportamenti e perfino sulle nostre convinzioni.

Mancanza di educazione e freni inibitori

Tralasciando i futili dibattiti su fake news e negazionismo, non possiamo non osservare che l’eccessivo allarmismo, alimentato in vario modo dai  media e dai politici, rischi di compromettere le nostre capacità di reazione razionale di fronte al fenomeno. Capacità che sembrano poco sviluppate in molti individui, se giudichiamo i comportamenti a dir poco eccessivi mostrati negli avvenimenti di quest’ultimo mese.

Il più rilevante, la cosiddetta movida, l’intemperante vita notturna di giovani e adulti

Essa già non ammetteva alcun rispetto di regole prima della pandemia. Dopo l’apertura seguita al lockdown è addirittura esplosa in abnormi fenomeni di intolleranza, non giustificabili con la gioia per la ritrovata libertà. Abbiamo visto tutti, almeno nei TG, branchi di giovani aggredire violentemente chiunque si fosse appena azzardato a richiamarli ad un comportamento più civile. Perfino esponenti di forze dell’ordine, singoli o in gruppo, a dimostrazione del fatto che non abbiano alcun timore di loro. Si vuole spiegare il fenomeno con la naturale irruenza del giovane, esasperata dall’uso eccessivo di alcool e droghe. Purtroppo favorito da un eccessivo lassismo morale confuso con l’idea che ognuno possa fare ciò che desidera per il proprio egoistico piacere, anche a danno degli altri.

Educazione e repressione. Senso morale

Da un lato, non esiste più un’educazione impartita dai genitori, che spesso hanno seguito prima lo stesso percorso dei loro figli. Dall’altro, qualsiasi forma di prevenzione o repressione è inadeguata per legge, essendo i giovani considerati minori, quindi non responsabili appieno delle loro azioni.

Occorrerebbe abbassare il limite di età punibile ai 14 anni e, così facendo, si svuoterebbe anche il bacino di manodopera privilegiato dalla criminalità organizzata.

Al contrario, i giovani sono vezzeggiati e difesi da tutti, anche (soprattutto) per i fatti più gravi.

Per ingraziarseli, i politici propongono l’abbassamento della maggiore età a 16 anni per il voto o per la guida dell’auto. Ma se per codeste cose il giovane è ritenuto maturo, perché non lo è per capire che perseguitare un disabile è una cosa ignobile?

Purtroppo, nella nostra società si parla soltanto di un fantomatico rispetto delle regole, cui bisogna che gli individui vengano educati. Guai a chi parla di introiezione di valori morali, è un antiquato moralista. Così si scrivono più regole legali, che costituiscono una selva da cui si riesce a districare, spesso a giustificare, il comportamento peggiore (vedere le revisioni giudiziali in secondo grado).

Gli interessi economici favoriscono il malcostume

D’altronde, ciò che importa veramente a chi ha in mano le leve del comando è l’economia. La movida non è soltanto costume sociale, ma anche un’attività economica importante per il numero dei suoi addetti e per i profitti che può rendere. Si pensi al numero enorme delle discoteche, ai ristoranti, bar, etc. Perciò non è stata ostacolata dal Governo prima di Ferragosto, con i risultati eclatanti verificatisi in luoghi elitari, come il Billionaire di Flavio Briatore; il quale era stato uno dei principali vip a difendere la libertà assoluta degli imprenditori.

Libertà rivendicata spavaldamente da un certo sciur Brambilla (nomen omen) nel talkshow “Stasera Italia” di Rete 4, del 29 agosto scorso. Il suddetto, con la boria tipica della sua categoria, ha pure insultato il docente universitario Revelli, dicendo: “Voi professori, con la vostra attività non date nulla al paese. Noi produciamo e creiamo il reddito con il quale si pagano anche i vostri stipendi e pensioni”.

Peggio dell’espressione di Tremonti di parecchi anni fa: “Con la cultura non si mangia. Con i soldi dello Stato invece, sì. Infatti, quasi tutti gli imprenditori nostrani reclamano a gran voce ingenti finanziamenti a fondo perduto ed abolizione delle tasse. Come dire, la botte piena e la moglie ubriaca.

Peraltro, la considerazione dei docenti espressa dal Brambilla è comune a molti suoi colleghi, ma non solo.

La stima sociale degli insegnanti è decaduta, insieme al loro potere d’acquisto, ormai da diversi decenni. Da quando sono state fatte le varie riforme dell’istruzione, anzi anche a causa di esse. Però oggi tutti i commentatori affermano, con diverse sfumature, l’importanza centrale della Scuola per il Paese e la ripresa. Lo abbiamo già visto nel discorso di Mario Draghi; lo si ritrova adesso nelle affermazioni del Governo e dell’opposizione.

Gli interessi della politica contro quelli dei cittadini

Però, le cose più importanti per la politica oggi sono le elezioni regionali a settembre, insieme al referendum confermativo sul taglio dei parlamentari già approvato dal Parlamento.

Da sempre i turni di elezioni locali sono misura della ripartizione del potere politico dei partiti e del loro peso nazionale. Oggi sono ancora più importanti, poiché c’è la forte concorrenza tra il potere centrale del Parlamento e del Governo e quello delle Regioni, sancito dalla riforma del titolo V della Costituzione. La lotta è accanita e trasversale a tutti gli schieramenti.

Ci sono Governatori (cioè, presidenti regionali) leghisti, tipo Zaia, o piddini come Emiliano e Bonaccini, che vorrebbero ancora più poteri ed autonomia, principalmente quella fiscale. D’altra parte la Lega salviniana reclama per sé un forte potere centrale. Nel PD ci sono molti che vorrebbero ridurre le competenze delle regioni, che stanno straripando.

Una cosa è comune alla politica delle tradizionali destra e sinistra: l’esigenza di rafforzare il potere esecutivo nella figura del premier e deprimere quello del Parlamento. Ma su questo aspetto non influisce il numero complessivo dei parlamentari che, se fosse minore dell’attuale, potrebbe rendere più snello il lavoro legislativo.

L’importanza della legge elettorale

Influisce pesantemente invece il modo in cui i candidati vengono scelti ed eletti, cioè la legge elettorale. Ogni riforma di essa, da quando in modo forzato la cosiddetta seconda repubblica passò dal sistema proporzionale a quello maggioritario, ha avuto sempre il fine di sottrarre ai cittadini la libertà di scelta del candidato, per affidarla alle direzioni di partito.

Riforme (in) costituzionali

Così è stato per la riforma Calderoli, il famoso porcellum (2005): essa modificava il sistema misto, proporzionale-maggioritario (già introdotto nel 1993 dall’allora On. Sergio Mattarella) con soglia di sbarramento e liste bloccate, votate dai cittadini senza la possibilità di indicare preferenze.

Questi aspetti sono stati mantenuti dai tentativi di riforma successivi.

Nel 2016, con la bocciatura referendaria del 4 dicembre, fallì il tentativo di Renzi di modificare gravemente il bicameralismo parlamentare.

Se fosse passato l’Italicum, non si sarebbe abolito il Senato, come preannunciato spavaldamente dal leader fiorentino, appena eletto Presidente del Consiglio. Si sarebbe sottratta ai cittadini l’elezione dei loro rappresentanti, poiché quell’aula sarebbe stata occupata dagli ex presidenti di regione e dai sindaci da essi designati. Ergo, Renzi avrebbe governato con la sola Camera dei Deputati, avendo trasformato il Senato nel bivacco dei suoi fedeli.

Almeno il Porcellum ne manteneva la dignità rappresentativa, con l’intenzione di trasformarlo in un Senato federale delle Regioni.

Ora che i cittadini stanno per essere chiamati alle urne, i partiti riaprono i giochi

Praticamente tutti si dichiarano contrari alla riduzione del numero dei parlamentari, con la motivazione che si diminuirebbero la rappresentatività e l’importanza (sic!) del potere legislativo. Il Partito Democratico, per confermare il suo assenso precedente, pretenderebbe che contemporaneamente si modificasse la legge elettorale, in modo da garantirsi la governabilità; ma non c’è tempo sufficiente per un’operazione del genere. Il M5S è l’unico rimasto favorevole, poiché la riduzione era uno dei suoi cavalli di battaglia. Ciò non significa però che i pentastellati difendano veramente l’esercizio del potere democratico da parte dei cittadini. Per esempio, essi vogliono l’abolizione dell’art. 68 della Costituzione, che stabilisce che l’eletto deve rispondere ai suoi elettori, prima che alle direttive di partito.

Ovviamente, la corruzione e la svendita del proprio ruolo è da condannare.

Inoltre, i 5S affermano che la democrazia si attua con il voto su una piattaforma online, meglio che con le urne. Quindi, per essi il Parlamento conta di meno. Quel che conta sono in realtà le decisioni di pochi individui: in sostanza, il fondatore del Movimento e il proprietario della Casaleggio.

Grillo e le scelte calate dall’alto

Gli eletti devono sottostare ai loro ordini; si è visto in modo lampante in più occasioni, ma soprattutto quando Grillo è intervenuto per blindare il patto di ferro (?) con il PD e con l’abolizione del limite dei due mandati. Le scelte sono state fatte e calate dall’alto, avallate dal voto teleguidato sulla piattaforma Rousseau, cui prendono parte due o tre migliaia di cittadini proseliti: grande democrazia! Sembra proprio che i 5S abbiano imparato bene, nel poco tempo in cui hanno preso parte al potere nel palazzo, a fare politica: nel modo più spregiudicato.

A questo scopo, prolungare lo stato d’allerta e l’allarmismo serve a distrarre i cittadini. Quanto potrà durare?

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