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Premio Strega, una finale senza Maria Luisa Spaziani

Poetessa romana scomparsa ieri all’età di 91 anni

Un velo di malinconia si posa sul Ninfeo di villa Giuli. Domani, la finale del Premio Strega non potrà non rendere omaggio a Maria Luisa Spaziani, poetessa romana scomparsa ieri all’età di 91 anni, autrice di: Primavera a Parigi (All'insegna del pesce d'oro, 1954), seguito nello stesso anno da Le acque del sabato, (Mondadori, 1954) e quindi da Luna lombarda (Neri Pozza, 1959), Il gong (Mondadori, 1962), Utilità della memoria (Mondadori, 1966), L'occhio del ciclone (Mondadori, 1970).

La lunga produzione poetica della Spaziani, interamente raccolta in un Meridiano Mondadori curato due anni fa dal critico Paolo Lagazzi, si snoda attorno a quello che lei stessa definì “il nervo più sensibile che abbiamo e che ogni tanto si risveglia come i vulcani”: l’amore. Della stessa matrice fu il sodalizio, vita e arte, avuto col Nobel per la letteratura Eugenio Montale. “C'era una forte suggestione da parte mia. Quanto a lui, credo, fosse ben più coinvolto. E comunque la nostra fu una forma di unione che non saprei definire”, ha detto un anno fa in un’intervista ad Antonio Gnoli su Repubblica.

Un motivo, quello del cuore, che la Spaziani porterà con sé fino al 'Testamento' (ultimo componimento dei Meridiani Mondadori). “Lasciatemi sola con la mia morte. Deve dirmi parole in re minore che non conoscono i vostri dizionari. Parole d'amore ignote anche a Petrarca, dove l'amore è un oro sopraffino inadatto a bracciali per polsi umani (…)”.

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