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Piazzale Matteotti a Tivoli. Quel piazzale era casa nostra

Una volta quel piazzale era solo uno spazio senza nome. Non c’era niente, ma quel niente era tutto. Bastava mettere due sassi qua e due sassi là

Piazzale Matteotti… Strana sensazione davvero. Ho parcheggiato al piano superiore, non c’era posto da nessun altra parte. Autobus, automobili, traffico. Guardando verso l’alto, ho rivisto il balcone e una delle finestre di casa mia, la stanza dove con tutta la famiglia, dopo cena, si guardava la Tv. Una volta quel piazzale era solo uno spazio senza nome. Non c’era niente, ma quel niente era tutto. Bastava mettere due sassi qua e due sassi là e le porte per la partita di pallone erano pronte. Ci giocavamo a nascondino in quel piazzale, costruivamo trincee per ripararci dalle sassate che ci tiravamo. Si giocava a figurine, a palline… Esploravamo le rovine di una costruzione mai portata a compimento, all’interno della quale erano cresciuti un paio di alberi di fichi selvatici. Era casa nostra quella.

Mi sono affacciato a guardare il cortile sul retrobottega del negozio di alimentari di Maria, dove compravo il panino prima di andare a scuola. Ho riso di gusto al ricordo di quel giorno in cui le chiesi di prepararmi un panino col salame da 100 lire. Maria mi disse: “Co’ cento lire, ci lu facemo vedè lu salame allu paninu!” Piazzale Matteotti… Quello spazio della mia, della nostra infanzia una volta non ce l’aveva un nome. Il dominatore incontrastato di quel regno della nostra infanzia era “Baffittu”, così lo chiamavamo. La leggenda racconta che avesse un fucile caricato a sale. Piazzale Matteotti… Una volta quel piazzale un nome non ce l’aveva.. non aveva niente quel piazzale, ma ci conosceva tutti, ci chiamava a giocare, ad inventare, a fargli compagnia, perchè si sentiva solo e desolato. Ci ha visto crescere quel piazzale, ci voleva bene e noi a lui. Adesso ha persino un nome. Che strano però! Adesso ha persino un nome, anche se non esiste più.

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