Prima pagina » Politica » Piano casa al Senato, appello al 5° Emendamento

Piano casa al Senato, appello al 5° Emendamento

Riprende stamattina la discussione del DDL 1413/2014 in Commissione Bilancio voluto dal Relatore Mirabelli (PD)

Chi di voi non hai mai sentito, magari in qualche film americano, la frase: "Mi appello al V° emendamento"?

Appellarsi al 5° emendamento, negli Stati Uniti, significa poter non rispondere alle domande di un giudice per non dire cose potrebbero essere usate contro di lui per un'eventuale incriminazione. Naturalmente stiamo parlando di una situazione tutta americana.

Però questa stessa frase, stamattina, ha una valenza tutta italiana e per di più parlamentare. E ciò in quanto riprende la discussione in Senato del Piano Casa Renzi (DL 47/2014 –  DDL 1413/2014) di cui è relatore proponente il sen. Mirabelli del Partito Democratico.

Questo DDL ha, nel suo corpo, appunto un 5° emendamento  (5.18 testo n.4) che, lungi dal poter essere considerato al pari della ispirata norma vigente nell'ordinamento americano, tende a far rientrare dalla finestra gli effetti dell'art.3 commi 8 e 9 del D.lgs 23/2011 che erano stati fatti uscire a pedate, dal portone principale, dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.50/2014.

Il fatto è noto: i contratti licenziati dall'Agenzia delle Entrate, sulla base della denuncia dell'inquilino ai sensi dell' art 3 D.Lgs 23/2011, dal 15 marzo 2014 (data successiva alla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale) non sono più validi perchè il decreto che li prevedeva è stato dichiarato incostituzionale.

Conseguenza ne è che gli effetti di un contratto nuovo di 8 anni al canone pari al triplo della rendita catastale, da detta data, sono cessati.

Questa sentenza ha scatenato l'ira delle associazioni degli inquilini che hanno visto i predetti effetti-privilegi gettati via con un colpo di spugna. Sono cominciate campagne di mobilitazione (peraltro anche con fatti di cronaca nera) e di pressione su alcuni rappresentanti politici al dichiarato scopo di far reintrodurre pedissequamente i contenuti del decreto incostituzionale.

Non potendo insistere per la riproduzione pedissequa della norma contestata  (però, qualche senatore ci aveva pure provato con un precedente emendamento, poi cassato), si è optato per una soluzione più sottile, ma forse ancora più perniciosa e, come diremo in seguito, essa stessa incostituzionale: fare salvi fino al 31.12.2015 gli effetti e i rapporti giuridici sorti in base al decreto dichiarato incostituzionale.

Di questo  testo dobbiamo ringraziare l'on. Mirabelli che l'ha proposto e di cui è relatore, nonche i componenti delle due commissioni che l'hanno votato.

Nonostante tutti gli appelli rivolti loro, di valutare rettamente la valenza del giudicato costituzionale (art.136)  che vieta tassativamente al legislatore di procrastinare o far rivivere gli effetti di una norma dichiarata incostituzionale, i signori senatori delle commissioni 8 e 13  hanno chiuso le orecchie e hanno comunque votato l'emendamento in questione,  che ora è in discussione in aula al Senato.

La violazione della Costituzione da parte di questo emendamento è palese e, ove questo fosse approvato, causerebbe una valanga di ordinanze dei Tribunali alla Corte Costituzionale. Ma di questo non si curano i nostri politici che, in periodo elettorale, sono sempre più sensibili alle istanze dei possibili elettori che ai richiami della nostra povera Costituzione.

Anche al Senato, in sede di discussione, finora,  devo dire che i nostri rappresentanti non hanno certo brillato per la loro presenza. Non uno – dico non uno – di tutti quelli che hanno preso la parola nella seduta dell'8 maggio scorso ha detto una benchè minima parola sulla incostituzionalità dell'emendamento 5.18.

L'unico che si è riferito a questa norma è stato il Relatore Mirabelli che ha detto: 

"Restando sul tema dell'abitazione e concludendo su questo, la Commissione ha introdotto infine una norma che salvaguarda fino al 31 dicembre 2015 gli effetti della legge contro gli affitti in nero che la Corte costituzionale ha cancellato. Si è trovata una soluzione che non mette in discussione la sentenza, ma riconosce che coloro che ne hanno beneficiato oggi non possono subire le conseguenze di aver applicato la legge e garantisce loro un tempo congruo per non dover sopportare un aggravio ingiusto delle proprie condizioni di vita." 

Ora, che vuol dire che la soluzione "non mette in discussione la sentenza". Forse che una sentenza della Corte Costituzionale si può mettere in discussione? E andare contro il dettato di una sentenza della Corte non significa metterla in discussione?

Ah certo – dice nel'intervento – lo si è fatto per garantire agli inquilini "un tempo congruo per non dover sopportare un aggravio ingiusto delle proprie condizioni di vita"….

Proprio parole  nel pieno rispetto dell'art. 3 della Costituzione (diritto di uguaglianza tra i cittadini) perchè tengono nella giusta considerazione anche la posizione dei piccoli proprietari, che di aspettare fino a dicembre 2015 non hanno naturalmente di che lamentarsi perchè non hanno SICURAMENTE nessun aggravio alle "proprie" condizioni di vita…

La morale che se ne ricava?   Inquilini=cittadini di serie A (non possono aspettare); Proprietari=cittadini di serie B (possono tranquillamente aspettare fino a dicembre 2015)

Dovrei dire francamente altre cose che potrebbero essere utilizzate contro di me e quindi mi appello al 5° emendamento….

Avv. Paolo Cotronei

Lascia un commento