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Parco Nazionale d’Abruzzo. E’ emergenza veleno?

di Remo Sabatini

Dopo il ritrovamento dell’orsacchiotta di 3 mesi avvenuto sabato scorso in località Villa Vallelonga, della quale avevamo dato subito notizia, le polemiche e gli allarmi si susseguono. Nella stessa zona, infatti, era stata rinvenuta la carcassa di un lupo, vittima, sembra, di bocconi avvelenati. Mentre da più parti si chiedono ulteriori indagini sul territorio e in attesa di quelle necroscopiche sul lupo che chiariranno il motivo del decesso, con il passare dei giorni si teme che la stessa madre del piccolo Orso Marsicano possa essere rimasta vittima di avvelenamento.

E’ noto, purtroppo, che l’area del ritrovamento del piccolo da parte della Forestale sia stata oggetto di episodi di avvelenamento della fauna selvatica in più occasioni. “E’ proprio così. Le vittime di questi criminali, ad oggi, sono state numerose. Volpi, lupi, diversi esemplari di fauna minore e, probabilmente, un orso di un anno del quale furono recuperati pochi resti nel settembre del 2013”. L’associazione Salviamo l’Orso si batte da anni per la salvaguardia degli ultimi esemplari di Orso Marsicano rimasti nel territorio italiano il cui numero, lo ricordiamo, è stimato in soli 48/50 esemplari. Appare chiaro, quindi, quanto sia importante e gravissima la perdita di anche un solo animale. Perdita che risulta ancor più drammatica quando, come in questo caso, a fare le spese delle attività umane, lecite e illecite, sia una femmina.

“Nel caso venisse accertata la perdita della mamma del piccolo orso, ha sottolineato il presidente dell’associazione Stefano Orlandini, sarebbe un durissimo colpo per la sopravvivenza stessa della specie che, lo sottolineiamo da tempo, necessita di maggiore protezione da parte di tutti gli organi preposti alla salvaguardia dell’ultimo grande predatore del nostro Paese”.

Nel comunicato diffuso stamane da Salviamo l’Orso, viene specificato proprio quest’ultimo punto anticipato da Orlandini. Vi si legge: “Le indagini del Servizio di sorveglianza del Parco (PNALM) e del Corpo Forestale dello Stato sembrano non produrre alcun risultato, nemmeno in termini di deterrenza, altrimenti non si spiegherebbe la facilità e la frequenza con le quali gli avvelenamenti si ripetono. Ci rendiamo conto, prosegue il comunicato, che, nonostante l’impegno delle guardie non sia facile ottenere risultati ma alcune semplici misure di prevenzione, controllo del territorio e repressione dalle associazioni invocate, non sono mai state prese in considerazione come, ad esempio, l’utilizzo dei reparti specializzati che fanno capo al CFS, la videosorveglianza dei punti di accesso così da registrare, almeno, le targhe delle vetture e controllare il passaggio delle persone. Misura, questa, comune in molte aree protette europee e non solo. L’adozione di provvedimenti drastici che non si possono più rimandare, quali il divieto di accesso e la chiusura di tutte l attività nelle zone interessate dagli avvelenamenti per almeno 6 mesi. Quest’ultimo punto, è sottolineato nel comunicato, è il solo modo per costringere la comunità locale a farsi essa stessa sorvegliante della legalità così come avviene, ad esempio, in Spagna”.

Nel frattempo la piccola orsetta è al riparo, custodita e coccolata. Si tratta di capire quale potrebbe essere la sua sorte.  “Si stanno valutando le opzioni possibili, rende noto l’associazione, come quella di un programma di riabilitazione per l’animale che renda successivamente possibile il suo rilascio in natura tra qualche mese. In questo campo abbiamo alcuni esempi di successo come quello del cucciolo denominato M11, in Trentino. Ci rendiamo conto perfettamente della difficoltà dell’impresa ma crediamo valga la pena tentare per non privare la popolazione di orso marsicano di una futura e preziosissima “mamma orsa”.

E allora non rimane che incrociare le dita e sperare nel successo di quella che si annuncia come una vera impresa. Rimane il rammarico e la rabbia contro chi, criminale nell’ombra, continua a disseminare morte in uno dei territori italiani più belli e ricchi di fauna che l’Europa ci invidia. L’ultimo rifugio del misterioso orso bruno marsicano.

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