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OMS, salutiamoci con la mano sul cuore: toccarsi torna a essere peccato

Proprio ora che eravamo allenati al saluto col gomito l’Oms ci raccomanda di usare una mano sul cuore, ma non illudetevi di nuovo…

Saluto mano sul cuore

Saluto mano sul cuore

Che peccato. Proprio ora che, dopo mesi di allenamento, eravamo riusciti a darci di gomito con naturalezza, se ne viene l’OMS a frustrare i nostri sforzi di saluto perfetto. Guareschi avrebbe commentato “Contrordine, compagni, la frase pubblicata nel tweet di ieri: «il vomito non è salutare», contiene un errore di stampa, e pertanto va letta: «il gomito non è salutare». Le nuove disposizioni prevedono la mano sul cuore.

La notizia, inutile negarlo, ha spiazzato un po’ tutti.

Mano sul cuore: la notizia che ha spiazzato

Nelle prime settimane di pandemia avevamo dimostrato un saldo e insperato senso civico, e messo in atto tutto l’impegno di cui eravamo capaci. Le immagini tv ci avevano mostrato compassati e incravattati funzionari dell’Unione Europea, ma anche prestanti atleti in calzoncini, rispolverare le lezioni di twist di quell’amica sveglia degli anni ’60, e prodursi in quel grazioso passo di danza che culmina col tocco di esterno collo piede. Agevolati i calciatori. Poiché eravamo alle prime armi la cosa ci imbarazzava, e oltretutto non era facile, c’era chi per l’età accusava rigidezza alle giunture, qualcuno ogni tanto scivolava e cadeva, gli astanti d’istinto si chinavano a soccorrerlo, e la frittata era fatta, tutto vanificato.

Non poteva andare avanti. Qualcuno poi, all’incrociare un conoscente sul marciapiede, pur di non prodursi nel passo di danza arrivava al punto di far finta di non riconoscerlo. O distogliere lo sguardo, o chinarsi ad allacciarsi una scarpa, anche un mocassino. Board sanitari internazionali dovettero affrontare seriamente la cosa.

C’era questa brutta faccenda che non solo il respiro, ma le mani costituiscono un veicolo pericoloso, con il carico di materiale sospetto con cui vengono in contatto e che trattengono; la stretta di mano, dopo secoli di onorato simbolismo che dice pace, rispetto, accordo, mutuo riconoscimento, diventava una minaccia; proporla un’avventatezza, se non un’aggressione.

I vantaggi del gomito

Il gomito, ecco. Non è prensile, è quasi sempre rivestito di stoffa, è lontano dalla mano. Dunque benedizione ufficiale del gomito.

Alcuni accolsero la nuova pratica con imbarazzo. In ambiente politico, poi, darsi di gomito assunse rapidamente una sinistra valenza di ammiccamento, allusione; diciamolo pure, di complicità; telecamere ed obiettivi fotografici ne furono implacabili testimoni. La cosa era aggravata dalla circostanza che, per coprire l’imbarazzo del gesto inusuale o equivoco, i contraenti finivano per accompagnarlo con le faccine: ghignare, strabuzzare gli occhi, alzare le sopracciglia. E fu peggio, perché così l’atto veniva privato di ogni residua sacralità, riducendo un nobile gesto ad un minuetto di cicisbei.

Però è durata, e si avviava ad essere il vale degli antichi romani, che ci avrebbe accompagnati a tempo indeterminato.

Studia che ti ristudia…mano sul cuore!

Ma non fu così, perché per fortuna l’OMS non sta lì a pettinare le bambole. E così, studia che ti ristudia, quei saggi si accorgono che il gomito non è sicuro, è anzi sospetto. Semplice convenirne: nel compiere il gesto di cin cin con i gomiti, le facce si accostano pericolosamente: l’omero (con l’accento sulla prima “o”) è ovviamente più corto del braccio intero anticamente teso a stringere la mano. Poi – mannaggia! – avevamo appena speso tempo e denaro ad insegnare a starnutire e tossire nel gomito, e adesso ci accorgiamo che, così, … “Contrordine, compagni!”  

L’ultimo grido è: mano sul cuore. Quale delle due? A piacere. E’ un gesto nobile e antico, dice serietà, sincerità, compassione (in senso greco), e soprattutto abolisce il maledetto contatto.

Dunque, non stiamo a farla lunga, che sarà mai; riabituiamoci.

Ma non facciamoci illusioni…

Ma noi di Romait guardiamo più avanti, l’esperienza di stare sempre sul pezzo ci rende lungimiranti: sappiamo che prima o poi anche questo nobile gesto è destinato alla damnatio così in voga negli ultimi tempi. Sappiamo che qualcuno riscoprirà negli annali di qualcun altro un’accezione discriminatoria, o si chiederà se il gesto non possa essere interpretato dal destinatario come un Che ti venga un attacco. Da qui a bandirne l’uso il passo sarà breve.

Quindi ci portiamo avanti col lavoro e ci permettiamo di suggerirvi di avviare anche, in parallelo, alcuni allenamenti alternativi, e metterli nel salvadanaio sapendo che ci torneranno utili poi.

La pratica che ci piace di più – ed è anche nel solco del rispetto dei credo individuali di molti – è quella di sollevare il pugno chiuso o tendere il braccio a mano aperta; quest’ultima ha dalla sua l’omaggio ai nostri padri latini, alle radici della nostra civiltà. Si può adottare quello dei due che ci è più vicino, o meglio ancora di volta in volta quello che riteniamo più vicino a chi abbiamo di fronte (col rischio però di sbagliare e urtarne la suscettibilità, al che oggi come sapete si fa molta attenzione).

Nel dubbio, ultima alternativa da non sottovalutare: mantenere l’atto del toccare, che ha una sua importante fisicità – semplicemente trasformandolo in toccarsi, cioè dirottando il tocco dal corpo dell’interlocutore verso le proprie parti basse, come d’altro canto fatto con frequente disinvoltura sui campi di calcio, anche in favore di telecamera e in primo piano. Ciò apporterebbe, in più, anche una salvifica funzione scaramantica.  

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