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Negro, nero o di colore: il razzismo in Italia esiste e la Tv deve combatterlo

Parliamo di tre episodi in cui i protagonisti sono stati accusati di razzismo, di cui solo uno è stato pubblicamente punito dalla Tv

Razzismo Tv

L'attrice Valeria Fabrizi esclama "Bella no, sembravo una negra!"

Il nostro racconto a fumetti su episodi accaduti sia in Rai che a Mediaset, in cui qualcuno ha usato la cosiddetta N-Word (Negro). Infatti, nel 2021 c’è ancora chi usa la N-word. Una parola chiaramente discriminatoria e dispregiativa nei confronti della comunità afro. Un termine che anche se considerato ormai da anni nel mondo dell’opinione pubblica come razzista, gran parte della popolazione bianca usa per indicare le minoranze del nostro Paese, a cominciare dagli immigrati. Parliamo del nostro tempo e non del passato, proprio perché, come ci spiega l’Accademia della Crusca:

L’uso di negro, nero e di colore prima venivano usati quasi come sinonimi e con connotazioni di significato molto simili…”

La razza inferiore dei popoli d’Africa

Tuttavia, il primo è certamente quello più storicamente attestato e che tradizionalmente molti associavano ad una presunta “razza”. Inutile dire che stava ad indicare la “razza inferiore dei popoli d’Africa” come possiamo trovare nei vocabolari datati intorno agli anni 50, tra cui il più famoso, lo Zanichelli. Quindi, quest’ultimo stava ad evocare secoli di razzismo e di crimini connessi ad esso (il Fascismo, le spedizioni militari in Libia e in Etiopia, solo per citarne alcuni).

Di conseguenza dagli anni 70, si bandisce l’uso della N-word in favore di nero, più vicino alla parola anglo-americana Black, usata come parola-chiave per i movimenti per i diritti delle minoranze negli Stati Uniti (ad esempio Black Power).

Negro, nero, di colore

A fianco a questa comincia a circolare anche la parola “di colore”, oggi ancora usata (sebbene è preferibile nero). Fino agli anni 90 però i media continuano ad usare negro, fino a che non subentra una maggiore attenzione nell’uso delle parole, nel rispetto delle minoranze del nostro paese.

Allora, viene da chiedersi perché oggi nel 2021, ospiti e presentatori dei vari programmi che si dividono tra la tv pubblica della Rai e quella commerciale di Mediaset, utilizzano ancora la N-word e addirittura rimandano in onda queste scene, non per riflettere sull’errore ma per elogiarlo.

E’ il caso di tre episodi avvenuti nell’ultimo periodo, di cui solo uno è stato pubblicamente punito.

Quest’ultimo risale a Settembre 2020. Siamo nella casa del Grande Fratello, format adottato da Mediaset ormai da diversi anni, diventato in poco tempo tra i programmi di punta della rete, per il grande bacino di pubblico raggiunto e per i conseguenti introiti pubblicitari.

Nell’edizione dello scorso anno, un concorrente, il cantante Fausto Leali (classe 1944) viene squalificato dopo essere stato ripreso dalle tante telecamere, mentre pronunciava più volte la N-word. Nei giorni successivi Leali si scusa, rinnegando però di essere razzista. La vicenda finisce e poco alla volta, i giornali smettono di parlarne.

Sembravo una negra

Il 28 Marzo 2021 invece, nel programma di Rai 1 “Da noi… a ruota libera” condotto da Francesca Fialdini, avviene qualcosa di simile che però i giornalisti definiscono come “una semplice gaffe”. Protagonista di quest’episodio, l’attrice Valeria Fabrizi (classe 1936). Mentre la conduttrice le mostra una sua foto da giovane, commenta: “sembravo una negra”, correggendosi poi con “sembravo una persona di colore”. Nei seguenti giorni sui social, milioni di utenti protestano contro le dichiarazioni dell’attrice, mentre gran parte dell’opinione pubblica (come è ben visibile dai numerosi articoli sull’episodio) giustificano l’accaduto facendo leva sulla spontaneità di una persona anziana.

Il giorno successivo non tarda ad arrivare la dichiarazione della stessa attrice per scusarsi:

E’ un’espressione infelice da non ripetere”

Sebbene siano passati pochi giorni, sembra che le accuse nei confronti della Fabrizi si siano già placate.

C’è chi ha giustificato i due personaggi (Fabrizi-Leali) a causa soprattutto dall’età. Due persone che hanno studiato e sono cresciuti in ambienti diversi da quelli delle nuove generazioni. Sappiano tutti infatti come si viveva in Italia nel 1944 e nel 1936 ma proprio per questo, ci si dovrebbe rendere conto di come per fortuna, oggi ci troviamo in una società democratica e di come il concetto di razza debba sparire, non essendo più a rappresentanza della politica della Repubblica Italiana.

O meglio, questo è quello che dovrebbe succedere.

Invece, i mass media continuano a diffondere un’idea retrograda riguardante le minoranze. Al di là dei due personaggi protagonisti di queste vicende, il terzo episodio invece riguarda show men più giovani:

Anche a Striscia la Notizia

Stiamo parlando dei presentatori di Striscia la Notizia (Michelle Hunziker e Gerry Scotti) che nella puntata del 30 Marzo ripropongono un video del 2014 (non del 1914 né del 1924) del programma Giass (condotto da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu). Kessisoglu veste i panni della deputata Laura Boldrini, al centro di alcune polemiche degli ultimi giorni che la accusavano di non trattare correttamente la sua colf e una dipendente. Nella clip, Kessisoglu si esprime ironizzando sul fatto che la deputata in questione stia sempre a pensare ai “negri”. Infine si riferisce a un bambino “nero” con: “Vai Congo!”

Alla fine di una clip che servirebbe per riflettere sul grave uso di questi termini, succede l’esatto opposto: i due presentatori infatti ridono e scherzano su quanto visto, definendo il siparietto come “esilarante”.

Non sono mancate, anche in questa vicenda, le proteste degli utenti dei social, tra cui alcune richieste di chiusura del programma.

Il problema però non sta nella chiusura di show o nell’eliminazione di concorrenti e la soluzione non sta in semplici scuse rivolte ad un pubblico che giustamente si sente offeso. C’è bisogno di un cambiamento radicale che stia al passo con la sensibilità dei nostri anni e l’uso di vocaboli giusti, che non facciano apparire la televisione italiana come luogo di pregiudizi e discriminazioni.

Articolo di Marta Giorgi, Disegni di Chiara Giorgi

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