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Napolitano, discorso che piace a tutti

Ma i grillini si ribellano e non applaudono

A dispetto di chi urla “la Repubblica è morta”, Napolitano chiede a tutti i partiti, a tutte le persone della nostra politica, di far rivivere il senso alto e profondo dell’amore per il Paese, per i cittadini, per le istituzioni.

Il risultato è trionfale: 40 minuti di discorso, 30 volte applaudito, ovazione finale.

Giorgio Napolitano è arrivato oggi a Montecitorio alle 17 per il cerimoniale di giuramento.
Sette anni dopo la sua prima elezione, il Presidente si trova costretto ad accettare un secondo mandato quirinalizio per dare all’Italia la soluzione che si merita, un compito evidentemente troppo difficile per i nostri rappresentanti politici.
Una rielezione, quella di Napolitano, che ha fatto discutere non poche persone.
Non solo i grillini e alcuni elettori del Pd che hanno manifestato nei giorni scorsi davanti Montecitorio chiedendo a gran voce l’elezione di Rodotà, ma anche quanti, proiettati all’improvviso di fronte al Napolitano-bis, si sono chiesti se una rielezione al Quirinale sia costituzionale e regolare.

Nessuna norma è stata infranta, state tranquilli.
Per il nostro diritto, ciò che non è espressamente vietato, allora è concesso.
E la Costituzione nulla dice riguardo l’impossibilità di una rielezione del Presidente della Repubblica uscente.

In più, oltre al regolare svolgimento dell’elezione, bisogna considerare che Giorgio Napolitano ha ricevuto più di 700 voti, mettendo immediatamente d’accordo gli animi di Pd, Pdl, Scelta Civica e Lega Nord.
Il che non vuol dire che ci sia stato un “golpe”, come è stato invece detto, ma che – vi piaccia o no Napolitano – quando la classe politica dirigente mostra inadeguatezza e irresponsabilità (elementi che spesso hanno costretto ReGiorgio, anche malvolentieri, a compiere scelte e operare interventi al limite della propria competenza costituzionalmente prevista), c’è bisogno di qualcuno che prenda in mano le redini della situazione.
Possibilmente un uomo di alta caratura intellettuale, dotato di preparazione culturale e con senso dello Stato.

Quest’uomo sarebbe potuto essere anche Romano Prodi, Franco Marini o Stefano Rodotà.
Tutti nomi che hanno corso la maratona verso il Quirinale, ma sui quali non è stato raggiunto alcun accordo.
Giorgio Napolitano invece ha riunito gli intenti di 3 aree politiche diverse e questo non è di certo un “colpo di Stato”.

Chi è appassionato di politica, potrebbe trascorrere ore a discutere se la scelta di Napolitano sia o no la migliore; ma è impensabile, a maggior ragione in questo momento storico, pretendere di spaccare il Paese ancor di più, inasprendo gli umori.

Ciò che conta, è che l’Italia trovi presto una soluzione.
E a giudicare dalle reazioni scatenate dal discorso di Giorgio Napolitano, sembra che le forze politiche abbiano accolto con favore l’invito del Presidente a concorrere tutte insieme per la gestione della cosa pubblica in vista del raggiungimento del bene comune.

Silvio Berlusconi ha infatti dichiarato che si è trattato di “un discorso ineccepibile e straordinario, il più straordinario” che il Cavaliere abbia mai ascoltato negli anni della sua vita politica.
“Ora serve un governo politico forte e con le altre forze – ha aggiunto Berlusconi – per il quale bisogna “mettere definitivamente in soffitta la parola ‘inciucio’ e sostituirla con la parola collaborazione”.

“Ottimo”, ha dichiarato Bersani. “Napolitano ha detto quello che doveva dire, con un discorso di efficacia eccezionale”.

Insomma, Napolitano è stato promosso da quasi tutti i partiti.
Altri elogi sono giunti da Casini, Maroni, Letta, Franceschini, Monti, Renzi. Perfino Cacciari.
Laura Boldrini, Presidente della Camera, ha definito quello del Presidente un “discorso energico, rivolto criticamente alle istituzioni e ai partiti, chiedendo di superare l’immobilismo e la conservazione e di lavorare senza risparmio per affrontare i problemi reali del Paese, che per troppo tempo sono rimasti senza risposta".

Ma Napolitano non ha fatto contenti proprio tutti.

I parlamentari del MoVimento 5 Stelle non hanno mai applaudito, e subito dopo la conclusione del discorso si sono lasciati andare a dichiarazioni di malcontento.
“Quello del presidente Napolitano è stato un discorso politico, in barba al ruolo di garanzia che un Capo dello Stato dovrebbe mantenere”, hanno dichiarato i capigruppo di Camera e Senato del M5S, Roberta Lombardi e Vito Crimi.
“E’ stata dettata la linea politica del prossimo governo – hanno continuato – con la riforma della legge elettorale, la normativa anti-corruzione e il superamento del bicameralismo perfetto: in pratica, è stata indicata l'adozione del testo preparato dai saggi scelti fra le istituzioni e i partiti".
I grillini hanno lamentato che il discorso di Napolitano sembra obbligarli a “stare alle regole” della casta.
“Noi, invece – hanno sostenuto i due – ribadiamo di essere stati eletti perché quelle regole, quelle logiche, non hanno funzionato e devono essere cambiate”.

Un po’ più ottimisti dei grillini, si sono mostrati i vendoliani che, tramite Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera, hanno fatto sapere che “un governo di larghe intese non riceverà la fiducia” di Sel.
Saranno valutati i singoli provvedimenti e varati solo quelli che li “troveranno d’accordo”.

Ma Re Giorgio l’ha detto. La sordità delle forze politiche in questi mesi ha danneggiato l’Italia e gli italiani, e non sono concessi altri errori.
“Se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese”, questa la forte ammonizione di Napolitano all’Assemblea.

Forse, conviene che chi-di-dovere inizi ad abbandonare le logiche di partito e sposi quelle del valore della politica.
Ma non perché glielo chiede il Presidente, ma perché glielo chiede un’Italia in ginocchio.
Un’Italia che si merita il diritto al futuro.

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