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“My architect”, appuntamento al MAXXI

Il Festival della Complessità dall’8 al 22 Maggio 2014, proiezione del documentario “My architect”

In occasione dell’ultima serata dedicata al Festival delle Complessità, la fondazione MAXXI, museo nazionale delle arti del XXI secolo, mette in scena la proiezione di "My Architect", documentario realizzato da Nathaniel Kahn figlio illegittimo del famoso architetto Louis Kahn.

Questa è la storia di un viaggio interiore fatto attraverso le opere architettoniche realizzate da Lou e lo stretto legame che lo legava alle sue creazioni. L’immenso rispetto che egli aveva per i materiali che gli consentivano di rendere reali le sue fantasie .

Il documentario ha una struttura a capitoli, un libro, che lo spettatore sfoglia. Ogni capitolo è distinto da un titolo all’interno del quale il documentarista inserisce interviste e visite ai siti costruiti da Lou.

Le testimonianze sono contrastanti. Chi lo venera come un genio che non è stato compreso dalla società contemporanea, chi lo taccia di troppa fantasia e un troppo spiccato senso utopico delle costruzioni, chi lo considera un maestro e un amico. Ma nessuna di queste testimonianze aiutano Nathaniel a comprendere chi fosse realmente suo padre, neanche le donne che lo hanno amato e sperato fino all’ultimo di essere scelte come compagne di vita.

In realtà egli amava l’architettura e tutti i luoghi dove essa lo avrebbe portato. Singolare è la testimonianza della madre di Nathaniel, Harriet, la quale dichiara che Lou aveva cancellato dal passaporto l’indirizzo di residenza. Uno spirito libero, non legato alle convenzioni sociali e lo dimostrava ogni giorno nei comportamenti e nelle sue opere.

Nathaniel affronta questo viaggio in modo sereno, non ha un atteggiamento da figlio abbandonato, arrabbiato e rancoroso, bensì da uomo alla ricerca di se stesso che comprende che l’unico modo di entrate in sintonia con il proprio io è prima di tutto comprendere colui che gli ha donato la vita sia nei pregi che nei difetti.

In tutte le testimonianze riportate costate negli intervistati è questo tono amichevole, anche in coloro che lo avevano nettamente contrastato e spesso non approvato. Ma tale era la sua genialità e il suo carisma che chiunque ne rimanesse affascinato in positivo e in negativo.

Il documentario si chiude all’interno del Parlamento in Bangladesh, ultima opera costruita su progetto di Louis Kahn. L’intervistato sottolinea come Luo fosse pieno d’amore, il suo amore era talmente tanto che si cimentava in opere a cui nessuno avrebbe dedicato tempo, come un parlamento monumentale in uno dei paesi più poveri del mondo. Le persone lo amavano per questo ma il suo modo di corrispondere questo amore non era convenzionale. Il suo affetto era concentrato su ciò che gli riusciva meglio, costruire. È qui che Nathaniel comprende che deve lasciare andare il padre, o comunque il pensiero che ha di lui. La sua presenza rimarrà costante nelle opere architettoniche e in se stesso.

Tutto ciò che non è stato risolto quando Louis era in vita rimarrà per sempre sospeso.

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