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Multiservizi, una lettera dalla moglie di un licenziato

Rosa, moglie di Augusto, scrive a Renzi e Marino. De Vito (M5S) legge in Campidoglio la sua lettera

Rosa è la moglie di Augusto, uno dei 48 ex Multiservizi per il verde licenziati (leggi qui). Proprio Rosa, lo scorso Natale, ha scritto una lettera indirizzata al sindaco di Roma Ignazio Marino e al presidente del Consiglio Matteo Renzi. La lettera, ieri, in Assemblea capitolina è stata letta dal capogruppo M5S in Campidoglio Marcello De Vito.

“Mi chiamo Rosa – si legge nella lettera – e sono la moglie di Augusto, 1 dei 48 operai che la società Roma Multiservizi ha INGIUSTAMENTE licenziato a settembre di quest'anno. Loro stanno denunciando quello che gli è successo, da sempre. E da sempre vengono presi in giro dalle Istituzioni che stanno giocando con le loro vite. Vite di uomini e donne”, scrive Rosa.

“Promesse, rinvii, ma alla fine niente di concreto”, denuncia la moglie dell’ex operaio. “Tanto che – si legge – questi poveretti stanno andando in tilt. Stiamo parlando di vite umane, non di merci. Ci sono persone arrivate al punto di volersi ammazzare, perché non riescono più a guardare in faccia i propri cari. Sentirsi inutili grazie a chi ci governa, non è giusto!”, scrive Rosa.

A questo punto, la donna si rivolge a Renzi e a Marino: “Voglio far capire che se accadrà qualche tragedia, la colpa sarà solo la vostra. Come mogli, mariti, amici dei '48 licenziati' faremo di tutto per aiutarli e stargli vicino. Anche cercare tutti gli estremi per denunciarvi: mobbing? Istigazione al suicidio? Tutto! Io parlo da moglie di un uomo che cammina, ma non ha più una meta, la forza per vivere la propria vita. Gli avete tolto tutto! Persino il diritto alla vita! Io sono una malata oncologica e ho una bimba da far crescere, un mutuo da pagare e spese che lo Stato riesce solo ad aumentare sulle spalle di noi, gente comune, fregandosene se non ci sono le condizioni per ottemperarle”.

Per fortuna, nonostante la malattia, Rosa continua ad avere un lavoro e quindi la famiglia di Augusto può contare sullo stipendio della moglie. “Sia io che mio marito non abbiamo mai avuto paura di lavorare. E se mi capita, per arrotondare, vado anche a fare le pulizie. Non siamo proprio ‘fannulloni’. Io, però, devo garantire una casa a mia figlia, un pane tutti i giorni, e magari, qualche volta, uno svago”.

“Noi siamo persone semplici – continua Rosa – e l'unica cosa che desidero dal più profondo è vivere lavorando con dignità. DIGNITÀ: la conoscete questa parola? Ne ricordate il significato?”.

“Gli altri cercano di stargli vicino, ma la disperazione è brutta. Davvero volete delle vite sulla coscienza? Io sono esasperata: non so quanto mi resti da vivere per la mia malattia cancerogena. Il pensiero che mia figlia resti sola, non per sua volontà ma a causa della mia malattia e delle Istituzioni che hanno illuso mio marito e i suoi colleghi e lo lasciano comunque per strada”.

“Cosa ne potete sapere voi – punta ancora il dito Rosa – Voi che vivete nel lusso con i vostri agi, potete fregarvene e campare tranquillamente lo stesso! Quando andate in televisione, in pubblico fate vedere che vi interessate ai malati, ai pensionati, ai senza tetto, ai disoccupati, ai Rom, agli orfani, agli immigrati, è tutta facciata. Presidente Renzi, sindaco Marino: dove siamo arrivati?”.

“Non chiedo niente di più se non essere ascoltata io, mio marito e i suoi colleghi – conclude Rosa – Aiutatemi a sostenerli e a evitare gesti estremi. Aiutatemi a ridare dignità a questi uomini e queste donne che stanno chiedendo di riavere un lavoro, il cui stipendio massimo era di 900/1000 euro al mese, che per le famiglie erano importantissimi! Vi porgo i miei saluti, ma spero vi facciate vivi, perché non ce la facciamo più”.

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