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Media: “Ci vogliono piccoli e insignificanti, impauriti e soli”

Gli organi di informazione che hanno avuto il monopolio sono strette all’angolo da una schiacciante forza, il web

Il periodo estivo i ritmi di vita, favoriti dal caldo e dalle ferie rallentano le giornate. Non so se capita anche a voi ma in estate guardo  molta più televisione, telegiornali e leggo più giornali. Come la maggior parte di voi sono stato letteralmente annientato dalle notizie delle ultime settimane. Treni che si scontrano frontalmente, camion assassini che uccidono, colpi di stato. Tutti i telegiornali si affannano a dare la notizia , corrono dietro allo scoop , provano a portare ai microfoni i parenti. Tagliano in mille pezzi il capello ma poi ti accorgi incredulo che, dopo ore di interviste, parole, domande, nessuno si adopera per conoscere la verità. Ci si affanna a trovare il colpevole. Si cerca la testa di qualcuno a cui attribuire tutto. Si prova a sbattere il mostro in prima pagina ma poi? Nulla. Il mostro non si trova. Eppure la politica lo reclama. Il palazzo tuona: "Qualcuno deve pagare". Si cerca l' identikit dell' assassino ma questo tarda arrivare.

Le persone chiamate in causa per responsabilità sul disastro in Puglia, forniscono risposte esaurienti, sembrano anche loro sconvolte, non hanno la faccia scavata come i killer, sono troppo credibili. Si dicono pronte a rispondere, non si giustificano. Non incolpano il collega del turno prima. A Nizza dopo qualche ora da una strage che lascia il segno e che riporta  la morte di 6 nostri connazionali, mentre tutto lasciava pensare alla rivendicazione dell' ISIS, che se non altro avrebbe facilitato il compito sulla ricerca del mostro da sbattere in prima pagina, tutto sembra in alto mare. L'autista assassino, successivamente ucciso dalla polizia è sì un invasato, un fanatico, sofferente di disturbi psichici, ma non basta. Non può reggere davanti all'opinione pubblica, ormai abituata e scaltra come il tenente Colombo nel riconoscere in televisione chi ha la faccia da terrorista.

Poi passano poche ore ed il mostro appare. Dall'altra parte del mediterraneo, in una terra che qualcuno chiama  nuova Europa: la Turchia. Saltano tutti gli schemi. Quei telegiornali così affidabili appaiono goffi, impreparati. C'è qualche telecamera nella capitale turca ma non si capisce ciò che succede per diverse ore. Qualche giornalista abbozza, rischia il tutto per tutto. Spara soluzioni a vanvera come Fantozzi davanti alla roulette del casino di Saint Vincent. Cerco di capire ma faccio una fatica bestiale. Poi come la più semplice delle soluzioni compare un i-phone e con un semplicissimo face-time, cioè una video chiamata il presidente Erdogan chiama alla rivolta il paese. È scacco matto.

Gli organi di informazione che hanno avuto il monopolio fino ad oggi sono strette all' angolo da una schiacciante forza, il web. Succede un fatto nuovo ed incontrollabile. Tutto appare vecchio come la TV degli anni 60. Da un cellulare e quindi da un luogo qualsiasi, senza filtri e telecamere, un capo di Stato esorta alla reazione contro i generali che lo stanno destituendo. Di solito i capi di stato appaiono freddi, in uniforme e davanti all telecamere di Stato. Tutto vecchio, tutto cancellato. L'atmosfera è surreale ma allo stesso tempo normale. Nessun protocollo. Una semplice telefonata come ci capita di fare ogni giorno. Il face – time oltre tutto si usa per parlare con amici e parenti lontani che non vediamo da tempo. Allora desideriamo vedere il loro sorriso, il volto divertito e compiaciuto per una ricorrenza, un compleanno. Una distanza da colmare. 

Il mostro utilizza tutta la confidenza della videochiamata per radunare le folle. Mettere fratelli contro fratelli e incita all' odio e alla vendetta. E' tardi, sono le 2 di notte. Spengo la tivù che contemporaneamente inquadra l'i-phone che così piccolo e feroce mi fa pensare a quanto disperata sia la condizione umana. Poi mi alzo al mattino e scopro con grande stupore che Erdogan, grazie a quel comunicato ha sconfitto i generali ed è tornato al potere. Non posso crederci. Credo che il mondo da qui ad un tempo relativamente vicino, dovrà abituarsi sempre di più a nuove forme di informazione che ho il sospetto ci stiano per travolgere. Una forma di invadenza sempre più capillare e che sopratutto non parte da una libera scelta. Chi vede la TV, anche se ne rimane ipnotizzato, ha l obbligo di accenderla. Prendere un telecomando e "scegliere " il canale. Sembra un esercizio veloce ma rispetto alle nuove piattaforme e al web e' come se stessimo  paragonando una tartaruga ed un Concorde. 

A breve, senza una regolamentazione dell' informazione, sempre  più legata all' audience e al profitto, saremo travolti da milioni di notizie aventi solo lo scopo apparente di renderci partecipi di cosa succede nel mondo. Dietro tutto questo si celano altre finalità. I popoli saranno messi sotto pressione e portati a dividersi, per essere controllati meglio. Sono cose che già sono in atto ma assisteremo ad un aumento esponenziale. Ci vogliono più soli ed impauriti. Scoraggiati e malfidati. Al contrario, chi amministra una città dovrebbe favorire la socializzazione e non trattare i propri cittadini come scimmie ammaestrate. Occorre avere il coraggio di sorprendere con iniziative che possano riempire tutte le piazze di tutte le città e trasformale in luoghi di cultura e scambio. Ma forse per i potenti questo è troppo pericoloso. Loro preferiscono sorprenderci con ben altro. Ci vogliono obbedienti ed assenzienti e ci vogliono anche contenti. Magari per finta ma contenti.

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