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Matteo Renzi: la stazione dei servizi di Fiano Romano e la mossa del Cavallo

Berlusconi disse: “Quando ascolto Matteo Renzi mi domando se non abbia scelto la metà campo sbagliata. Le sue analisi sono lucide e brillanti”

Matteo Renzi, scacco matto

Matteo Renzi

Spesso quando ascolto Matteo Renzi mi domando se non abbia scelto la metà campo sbagliataLe sue analisi sono lucide e brillanti”. Il virgolettato, per quanto vada attribuito al rinnovato Sen. Silvio Berlusconi, potrebbe sintetizzare perfettamente il pensiero di una larghissima parte di italiani.

Matteo Renzi, un mattatore della politica

Il “nuovo mostro” di Firenze, indiscusso mattatore della politica italiana unitamente all’attuale premier Giorgia Meloni, è l’esempio più “umano” di una esistenza (politica) al limite, fatta di ascese incredibili e cadute roboanti, successi ineguagliabili e disfatte “sanguinose”.

Nel mondo in cui regna la mediocrità più ignorante sostenuta da numerosi esempi “dimaiani”, è facile per i più sapienti (o saccenti), dipende dall’angolazione da cui osserviamo le qualità altrui, cadere vittime più di sé stessi che dei propri nemici.

Eppure, Matteo Renzi, ha sempre negato ai suoi detrattori la soddisfazione di “mostrarsi” vittima, apparendo sempre in un connaturato status di “homo felix”.

Questa sua “naturale ma innaturale” condizione, al di là dell’eloquenza “prepotente” e della padronanza sistemica nel suo alveo professionale, è probabilmente ciò che provoca ai più, il maggior sentimento di “invidia”.

Matteo Renzi: da rottamatore a mostro, ripartendo dal 2%

“Colpevole” di aver intrapreso una rottamazione rimasta incompiuta, “responsabile” di aver ottenuto un 40% di europeiste preferenze elettorali inutili, presuntuoso quanto incompreso promotore di “letali” quesiti referendari che lo hanno portato sotto la soglia del 3% nei sondaggi preelettorali, l’attuale co-leader di Italia Viva/Azione è l’esempio di quanto possa essere cruenta la rappresaglia di coloro che, in un modo o nell’altro, hanno ricevuto l’imprinting del comunismo sovietico.

Dopo scissioni forzose e separazioni senza divorzio, il “Mostro”, secondo prassi consolidata, è stato dato in pasto alle cronache giudiziarie e sbattuto in prima pagina con una certa continuità.

Gli anziani genitori messi agli arresti, gli amici “indebitamente” indagati e recettori di sequestri giudiziari, sfera privata calpestata con violazioni reiterate del segreto istruttorio, campagne di stampa sospette di manipolazione. Tutto ciò sembrava aver definitivamente decretato la fine politica dell’ex premier che si ispirava a Barack Obama.

La giustizia italiana secondo Renzi

Eppure, il “Mostro” ha reagito e ora è passato al contrattacco, senza mai scendere dall’altalena del suo parco giochi preferito, in Piazza Madama 11 a Roma.

Ago della bilancia nella storia degli ultimi governi imposti dal Quirinale, aggrappato ad una percentuale residuale di consensi, ha saputo massimizzare il minimo a disposizione e nel mentre si dimenava nel tritacarne giudiziario attivato ai suoi danni. Anche da questa “scomoda” posizione, è stato capace di fornire un contributo dirimente su questioni che per quanto lo investissero personalmente rappresentano interesse collettivo di vitale importanza sociale.

Sua è la ricostruzione attenta e credibile del meccanismo infernale ma non casuale della giustizia italiana. Sempre sua è la denuncia più plausibile e (presumibilmente) ampiamente documentabile dei legami interessati tra apparati dello Stato e alcuni mezzi d’informazione. Ancora sua è la denuncia più sincera di come alcuni poteri dello Stato, utilizzati dall’occupante di turno, possano scientemente contribuire a distruggere la vita professionale e non solo, di cittadini di ogni livello e visibilità.

Renzi, cui prodest?

Ora, è bene ricordare che Matteo Renzi, legittimamente e apparentemente assimilabile a primo baluardo della destra partendo dal Centro (anzi, molto spesso il Senatore toscano va ben oltre posizioni di avanguardia) è paradossalmente un rappresentante, per quanto “spurio”, della Sinistra italiana.

Dunque, non un Cavallo di Troia all’interno della cittadella comunistoide, ma un suo “figlio” sempre in bilico tra l’essere legittimo o meno, mamma DC permettendo.

Molti della Destra (Meloni compresa) lo ammirano e ne riconoscono lo spessore. Moltissimi della Sinistra lo denigrano e ne disconoscono la portata.

Renzi Cui prodest? Questo è l’enigma più grande. Una domanda la cui risposta non riesce a trovare riscontri oggettivi definitivi ed inequivocabili.

Al di là della maestria nel condurre i giochi di palazzo per comporre e scomporre maggioranze scarsamente coese, per far nascere o stroncare carriere quirinalizie (vedi la rielezione di Mattarella e lo stroncamento della Belloni), sarà per l’evidente antipatia trasmessa che lui stesso riconosce, o per l’errato posizionamento sinistrorso del suo bipartito, il “cavallo di razza” della politica italiana da troppi anni si destreggia a proprio vantaggio con un consenso elettorale troppo esiguo se consideriamo la portata indiscutibile del suo personaggio.

Il duopolio con Carlo Calenda

A tal punto da costringersi ad un faticoso duopolio con Carlo Calenda, altro ex PD sui generis, solo un po’ meno antipatico ma ancor più incompatibile con il proprio posizionamento ideologico. Per quanto cerchi di scrollarsi di dosso i residui di polvere “radical chic” per far emergere un’essenza di concretezza e managerialità.

Quindi, che abbia ragione il Cavaliere quanto alla collocazione errata nel campo da gioco, anzi, nel campo dei giochi della politica? O addirittura, potrebbero essere gli elettori a sbagliare visto che da troppo tempo non premiano con la giusta quota di consensi il team capitanato dal “fuoriclasse” fiorentino?

Viene da pensare che un giorno, disilluso da impossibilitate significative svolte (magari per “colpa” del suo attuale alter ego Calenda), se l’elettorato riterrà di potersi nuovamente riconoscere in una politica di Centro anche al di fuori degli oneri governativi, il “Mostro” sarà pronto a riprendersi la perduta leadership governativa… Giorgia Meloni permettendo.

La stazione dei servizi di Fiano Romano e la mossa del Cavallo

Quanto ai “progetti per il futuro”, per quello più immediato, molto verrà deciso dagli esiti della vicenda consumatasi il 23 Dicembre 2020, presso il “labirintico” Autogrill di Fiano Romano. Un fatto che vede coinvolti, oltre al Senatore di Italia Viva, anche l’ormai ex agente segreto Vicedirettore del DIS, Marco Mancini, un’ insegnante di storia dell’arte con un talento da video reporter e il numero uno del giornalismo investigativo italiano Sigfrido Ranucci (che noi difenderemo sempre, purché nell’esercizio equidistante della sua professione).

Senza dimenticare l’allora Premier con delega ai Servizi Segreti gelosamente mantenuta, il grillino Giuseppe Conte. Ebbene sì, proprio l’Avvocato del Popolo, di solito così preciso e puntuale nelle sue “arringhe” narrative, nella delicata circostanza sopra menzionata, inopinatamente si confonde con le date, sbagliando la cronologia dei fatti.

Di questa torbida quanto “inutile” vicenda, con la solita arguzia il Golden Boy toscano, ha promesso, dopo le sante festività natalizie, una svolta clamorosa, che ci dovrebbe regalare un epilogo “ovviamente a lui favorevole” (ancora una volta).

A tal proposito, per quanto le recenti “indiscrezioni” pubblicate da “La Verità” e dal gossipparo blog “Dagospia” escludano le tesi complottiste ventilate da Renzi, rimane al momento fermamente in piedi l’ipotesi “interventista” di un disperato Giuseppe Conte.

L’ex bi premier infatti, anche attraverso inequivocabili linguaggi del corpo (e non solo), non ha mai potuto nascondere il trauma causato, con la pandemia ancora in corso, dalle obbligate dimissioni dalla carica di numero uno dimostrando un fervido attaccamento alla poltrona, costi quel che costi, in perfetta sincronia con lo spirito pentastellato.

D’altra parte, “l’amore viscerale” per il reddito di cittadinanza è la dimostrazione di quanto sia fondamentale, per il partito che fu di Casaleggio, il “diritto alla poltrona”.

Tornando alla questione Autogrill,  siamo stracerti che Matteo Renzi, da consumato giocatore di scacchi, riuscirà a far venir fuori tutta la sua verità grazie alla solita “mossa del cavallo”. A meno che… la politica, intesa come gioco di palazzo, prenda il sopravvento sulla verità, per l’ennesima volta.