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Mario Tozzi: “Chi è in auto ringrazi chi pedala”. Perché i ciclisti salvano traffico, aria e città

Il geologo conduttore di “Sapiens” richiama automobilisti e istituzioni: chi usa la bici toglie una vettura dal caos urbano e va protetto

Biciclette al centro di Roma

Quando un uomo in auto incontra un uomo in bici, dovrebbe ringraziarlo. Mario Tozzi, geologo, autore e conduttore di “Sapiens – Un solo pianeta” su Rai 3, ha scelto ancora una volta di usare la propria autorevolezza pubblica per parlare di mobilità e sicurezza. In un post diventato virale, il divulgatore ricorda che molti guidatori accusano i ciclisti di ignorare il Codice della strada, ma dimenticano di interrogarsi sulle infrazioni commesse ogni giorno al volante. E rovescia il punto di vista: chi pedala non è un intruso, ma un alleato che sottrae un’auto al traffico e contribuisce alla sostenibilità urbana, purché venga messo nelle condizioni di muoversi in sicurezza.

Mario Tozzi e il richiamo agli automobilisti sulla sicurezza dei ciclisti

Nel messaggio diffuso sui social Tozzi parte da un’osservazione semplice. Molti automobilisti imputano ai ciclisti comportamenti scorretti, dall’occupare la corsia fino al passaggio col rosso. Il geologo pone una domanda scomoda: quanti guidatori rispettano davvero le distanze di sicurezza, i limiti di velocità, le precedenze ai passaggi pedonali e ciclabili? Il cuore del ragionamento è tutto in una frase: quando un uomo in auto incontra un uomo in bici dovrebbe ringraziarlo per aver tolto una vettura dal traffico e reso l’aria più respirabile. Se manca questo grazie, dice Tozzi, resta almeno un dovere minimo: rendere il suo percorso meno pericoloso possibile. Un invito che non riguarda solo la cortesia personale, ma chiama in causa responsabilità precise definite dal Codice della strada, che riconosce ciclisti e pedoni come utenti vulnerabili e chiede a chi guida un veicolo a motore di adottare maggiore prudenza.

I numeri degli incidenti: ciclisti sempre più esposti sulle strade italiane

Le parole del divulgatore arrivano mentre i dati ufficiali confermano quanto chi pedala sperimenta ogni giorno. Nel 2023 in Italia si sono registrati 166.525 incidenti con lesioni a persone, con 3.039 vittime complessive e oltre 224mila feriti, secondo il report Istat su incidenti stradali. Gli occupanti di autovetture restano il gruppo più numeroso, ma le statistiche evidenziano la vulnerabilità di chi si muove senza carrozzeria: nello stesso anno sono morti 485 pedoni e 212 ciclisti, dato in aumento rispetto al 2022. Significa, in media, quasi un ciclista al giorno che non torna a casa dopo uno scontro in strada.

Analisi specifiche dell’Osservatorio su sicurezza e ciclismo riportano numeri molto vicini, descrivendo un bilancio annuale paragonato simbolicamente al totale dei partecipanti al Giro d’Italia. Numeri che non riguardano solo le grandi metropoli: incidenti gravi con biciclette avvengono anche nei centri di medie dimensioni e nelle aree periferiche, dove spesso mancano infrastrutture dedicate e controlli efficaci sui limiti di velocità.

Il Codice della strada e il dovere di proteggere gli utenti vulnerabili

La riflessione di Tozzi intercetta anche il dibattito sulle norme che regolano la convivenza tra mezzi diversi. Il Piano nazionale della sicurezza stradale 2030, varato con l’obiettivo di dimezzare morti e feriti in dieci anni, riconosce pedoni, ciclisti e motociclisti come categorie da tutelare con interventi mirati su velocità, infrastrutture e controlli. Le linee guida e le proposte di modifica avanzate da associazioni e tecnici insistono su un punto: ridurre l’impatto dei veicoli motorizzati negli spazi urbani, creare corsie ciclabili protette, restringere le carreggiate, abbassare i limiti nei quartieri residenziali e vicino alle scuole, garantire attraversamenti sicuri.

A questo quadro normativo si affianca il Codice, che già oggi prevede obblighi chiari per chi guida un’auto: mantenere una distanza laterale adeguata quando si sorpassa un ciclista, moderare la velocità in presenza di utenti deboli, dare precedenza a chi attraversa sulle strisce, controllare distrazione e uso del cellulare. Il messaggio di Tozzi, in sostanza, è un promemoria: prima di puntare il dito contro chi pedala, sarebbe utile chiedersi se si rispettano davvero regole e limiti che potrebbero salvare una vita.

Città più vivibili grazie alle biciclette: benefici oltre la mobilità

Dietro l’invito al “grazie” rivolto ai ciclisti c’è una visione più ampia del futuro urbano. Ogni volta che qualcuno sceglie la bici, si riducono emissioni, rumore, congestione. Le amministrazioni che hanno investito in mobilità ciclabile mostrano, in molti casi, cali significativi del traffico privato, un miglioramento della qualità dell’aria e un uso più equilibrato dello spazio pubblico, con marciapiedi liberati dalle auto in sosta e piazze restituite alla socialità.

La bicicletta, nelle parole di Tozzi, diventa un pezzo di una strategia ambientale coerente con gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di adattamento ai cambiamenti climatici, temi che il geologo affronta da anni nei suoi programmi televisivi e nei libri dedicati al rapporto tra attività umane e salute del pianeta. Non si tratta solo di un mezzo “green”, ma di un simbolo di città che scelgono di mettere al centro le persone.

Reazioni sui social e ruolo dell’educazione stradale

Il post di Tozzi ha raccolto migliaia di commenti, condivisioni e reazioni. Molti ciclisti raccontano esperienze quotidiane fatte di sorpassi azzardati, clacson usato come intimidazione, insulti rivolti a chi occupa “troppo spazio”. Diversi automobilisti, però, riconoscono che una parte del problema nasce da cattiva educazione stradale generalizzata: limiti percepiti come opzionali, uso costante del telefono, poca abitudine a considerare la bicicletta un mezzo di trasporto a tutti gli effetti.

Le associazioni che si battono per una mobilità più sicura sottolineano come il messaggio di un volto televisivo noto, capace di parlare a un pubblico ampio, sia prezioso per spostare l’attenzione dall’idea di conflitto permanente al concetto di responsabilità condivisa. Contemporaneamente chiedono che l’educazione stradale diventi parte stabile dei programmi scolastici e delle campagne istituzionali, con contenuti specifici su rispetto di ciclisti e pedoni.

Cosa possono fare istituzioni e automobilisti per dare seguito al messaggio di Tozzi

Il richiamo di Mario Tozzi mette in fila impegni possibili su più livelli. I Comuni possono utilizzare i fondi legati al Piano nazionale della sicurezza stradale per intervenire sui punti neri, ridisegnare incroci, creare reti ciclabili continue, limitare la velocità nelle zone residenziali e vicino alle scuole. Le Regioni possono coordinare progetti più ampi, legati a percorsi ciclabili sovracomunali e integrazione con il trasporto pubblico.

Il governo è chiamato a mantenere alta la priorità sulla sicurezza degli utenti vulnerabili in ogni modifica del Codice, evitando passi indietro che scarichino la responsabilità sui più deboli. Chi guida un’auto, invece, può agire da subito: rallentare nei centri abitati, rispettare la distanza di sicurezza nel sorpasso, controllare con attenzione gli specchietti prima di aprire le portiere, rinunciare al cellulare in marcia. Gesti semplici che, messi in fila, possono trasformarsi nella risposta concreta a quella frase che ha fatto discutere: se non si trova il modo di dire “grazie” a chi pedala, il minimo è garantirgli una strada più sicura.