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L’Europa ha deciso: il CBD rientra tra i novel food

Il componente principale della cannabis legale, ovvero il CBD, è stato al centro di una novità rivoluzionaria in Europa

Bandiera dell'Unione Europea

L'Unione Europea e il dibattito sulla cannabis legale

In tema di cannabis il 2020 si è chiuso con il botto. Il dibattito sulla canapa negli ultimi anni si è concentrato soprattutto sulla cannabis legale, un prodotto molto ricercato e acquistabile sui siti dei migliori rivenditori del settore. Ad esempio su Justbob online all’indirizzo www.justbob.it.

E proprio il componente principale della cannabis legale, ovvero il CBD, è stato al centro di una novità rivoluzionaria in Europa. A dicembre la Commissione Europea ha dichiarato che il cannabidiolo non è considerabile uno stupefacente ma può essere qualificato come un novel food. La comunicazione è stata data dall’organo di governo europeo direttamente all’EIHA, la European Industrial Hemp Association.

I novel food sono definiti come alimenti che non sono stati consumati in misura significativa nell’UE prima del 15 maggio 1997, quando è entrato in vigore il primo regolamento sui nuovi alimenti.

Il “novel food” può essere un alimento di nuova concezione, innovativo, prodotto con nuove tecnologie e processi produttivi, come i cibi trattati con i raggi UV-C. Oppure può essere un alimento tradizionalmente consumato al di fuori dell’UE, che è stato adottato nella dieta europea solo di recente, come i semi di chia.

Questa decisione è tanto più sorprendente se si pensa che alcuni mesi prima la stessa Commissione Europea aveva dichiarato che il CBD di origine naturale doveva essere considerato una droga.

Il cambio di rotta è stato influenzato da due importanti episodi:

Il caso Kanavape: dalla condanna del CBD alla sua redenzione

Kanavape è stata un’azienda fondata da due imprenditori francesi che ebbero l’idea di commercializzare dispositivi per svapare CBD. Poiché la legislazione francese sul cannabidiolo è piuttosto restrittiva, i liquidi della Kanavape venivano prodotti in Repubblica Ceca.

L’azienda ha attirato immediatamente l’attenzione dei media su di sé. Anche per via di alcune dichiarazioni promozionali secondo le quali i prodotti al CBD potevano rappresentare un’alternativa alla medicina tradizionale.

In breve la Giustizia francese ha preso in mano la vicenda istituendo un processo contro i due imprenditori e ritirando dal mercato qualsiasi prodotto della loro azienda.

Nonostante l’ANSM (l’agenzia francese per la sicurezza dei medicinali) e gli esperti incaricati di esaminare i dispositivi Kanavape avessero stabilito che questi ultimi non avessero alcun effetto sul sistema nervoso, il processo di primo grado si conclude con una condanna.

I due imprenditori vengono ritenuti colpevoli di vari reati tra i quali il narcotraffico, e puniti a un anno e mezzo di reclusione, pena poi sospesa.

Gli imputati, però, decidono di appellarsi e le carte passano in mano alla corte di Aix-en-Provence che si concentra su un aspetto in particolare. E’ lecito all’interno dell’UE vietare la libera circolazione di merci prodotte legalmente in un altro Paese membro? D’altronde i liquidi al CBD della Kanavape venivano preparati in Repubblica Ceca, un Paese con una legislazione più chiara e permissiva in tema di cannabinoidi.

Per sbrogliare la questione viene chiesto un parere direttamente alla massima autorità giudiziaria dell’UE. E la Corte di Giustizia Europea, dà ragione ai due imprenditori francesi. Viene deciso che non è consentito limitare la libera circolazione di merci prodotte legalmente all’interno dell’UE e che il CBD non dev’essere considerato uno stupefacente.

Ecco qual è la posizione dell’ONU sul CBD

Anche l’ONU ha preso una posizione ben precisa e rivoluzionaria nei confronti della cannabis.

Ai primi di dicembre del 2020, infatti, la Commission on Narcotic Drugs istituita dalle Nazioni Unite si è riunita per discutere del valore terapeutico della canapa.

La sessione si è conclusa con una votazione che ha sancito la rimozione di quest’ultima dalla tabella IV della convenzione dell’ONU del 1961. La quale indica le sostanze a forte rischio di abuso e senza proprietà mediche. Inoltre alcuni preparati a base di cannabis sono stati inseriti nella lista delle sostanze con valore terapeutico.

Queste modifiche alla convenzione del 1961 sono state suggerite dall’OMS e sono state accettate solo dopo mesi e mesi di dibattiti tra i Paesi membri. Per comprendere quanto sia stata una decisione combattuta, basti pensare che la votazione è terminata con 27 voti favorevoli, 25 contrari e un astenuto. Solo il voto compatto (a parte alcune eccezioni) dei Paesi dell’Unione Europea ha fatto pendere il piatto della bilancia dalla parte del sì.

In conclusione

La dichiarazione della Commissione Europea prosegue nel solco di quel processo di rivalutazione della cannabis in atto ormai da diversi anni all’interno dell’Unione Europea. Dacché venivano considerate delle sostanze diaboliche, i cannabinoidi vengono oggi visti come una potenziale risorsa in ambito alimentare, cosmetico e anche terapeutico.

La strada è ancora lunga, e permangono delle forti opposizioni a questo processo di liberalizzazione. Tuttavia è indubbio che la dichiarazione della Commissione Europea, unitamente alla decisione dell’ONU di cui abbiamo parlato, mostra che non è più possibile tornare indietro al proibizionismo nei confronti della cannabis.

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