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Legge elettorale: si scrive Rosatellum ma si legge Mattarellum

La nuova legge elettorale in realtà è, in gran parte, il vecchio “costituzionalissimo” Mattarellum

Con 375 voti, quasi due terzi de votanti, la legge elettorale “Rosatellum bis” (dal nome del suo relatore Ettore Rosato) ha superato ieri, a serata inoltrata, lo scoglio del voto finale a scrutinio segreto e ora verrà inviata la Senato, per una seconda lettura che non si preannuncia agevole. Una legge che il fronte avverso ha bollato come “incostituzionale” o “legge truffa”, a memoria della legge voluta nel 1953 da De Gasperi che prevedeva un premio di maggioranza del 15% a chi avesse superato il 50%.

Una legge che in realtà ha poco da temere su questo fronte perché di nuovo ha poco o nulla, essendo nella sua struttura portante il vecchio Mattarellum, dal nome del suo relatore Sergio Mattarella, che prima di diventare Presidente della Repubblica è stato giudice della Corte Costituzionale. Legge invocata o respinta in questa Legislatura da tutti i partiti a mesi alterni (tranne che dal vicepresidente della Camera Roberto Giachetti: per il Mattarellum fece una mozione che divenne famosa per il voto contrario del PD e quello favorevole del M5S, oltre a 120 giorni di sciopero della fame per l’abolizione del Porcellum).

L’unica vera, significativa, differenza tra il Rosatellum bis e il Mattarellum è nelle proporzioni; con un po’ di fantasia si sarebbe potuta chiamare “Mattarellum inverso”, essendo passati da una ripartizione tra maggioritario e proporzionale dal 75% e 25% al 36% e 64%. E con un copia e incolla dallo spiegone del Mattarellum, così come riportato da Wikipedia, conviene partire per comprendere facilmente il Rosatellum, che è:

-Maggioritario a turno unico per la ripartizione del 36% dei seggi parlamentari (75% nel Mattarellum);

-Proporzionale con liste bloccate per il rimanente 64% dei seggi assegnati (25% nel Mattarellum);

-Sbarramento del 3%,  10% per le coalizioni (4% nel Mattarellum).

Le uniche differenze tra Camera e Senato sono dovute proprio al rispetto della Costituzione, che all’articolo 57 recita “Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale … Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sette". Il Molise ne ha due, la Valle d'Aosta uno…

La scheda elettorale è molto semplice:

-E’ divisa in coalizioni

-Ogni coalizione ha in testa il suo candidato di collegio per la parte uninominale

-Seguono i riquadri dei partiti che sostengono la coalizione

-Per ogni partito sono elencati, in ordine di potenziale elezione, i candidati (massimo 4) per la parte proporzionale.

L’elettore può scegliere due modalità di voto

-Mettere la croce sul simbolo del partito, con attribuzione automatica del voto al candidato per l’uninominale

-Mettere la croce sul solo candidato all’uninominale. In questo caso nella quota proporzionale il suo voto verrà suddiviso tra i partiti della coalizione

Come nel Mattarellum e a differenza del Porcellum, l’elettore sulla sua scheda può leggere chiaramente i nomi dei candidati e valutare quindi con maggior consapevolezza.

Come nel Mattarellum, seppur ingranditi, si torneranno ad avere i deputati di collegio, una più reale espressione del territorio nell’aula parlamentare. Per la città di Roma quasi ogni municipio, almeno i più grandi, avrà quindi il proprio deputato di riferimento, con tutti i vantaggi che questo comporta. Ma anche le province più piccole potranno avere il loro rappresentante che se vorrà essere rieletto dovrà, sul suo territorio, essere “il deputato di tutti”.

Sparisce di fatto il candidato premier della coalizione. Con il Rosatellum non c’è garanzia che la coalizione vincitrice abbia la maggioranza, peraltro in un momento in cui il Paese è diviso in tre. A meno di sorprese quindi (con l'uninominale mai dire mai) il premier tornerà a essere ufficialmente espressione del Parlamento. Un meccanismo tutto sommato abbastanza semplice, in particolare per i più vecchi, già abituati al Mattarellum. Unico punto veramente criptico è la ripartizione del singolo voto tra i partiti della coalizione, quando l’elettore indica il solo candidato al collegio uninominale. Presumibilmente la vera discontinuità introdotta dal Rosatellum è che per la prima volta i decimali faranno il loro ingresso in un sistema elettorale.

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