Legambiente, Roma è la città più fragile d’Italia per il clima: allagamenti, vento e siccità

Colosseo allagato
Roma conquista, ancora una volta, la maglia nera italiana per eventi climatici estremi. È quanto emerge dal nuovo Report CittàClima 2025 di Legambiente, dedicato quest’anno al tema delle governance urbane per l’adattamento climatico.
Dalla capitale arrivano numeri che descrivono con precisione la dimensione del fenomeno: 93 eventi estremi registrati dal 2015, pari all’11,5% di tutti quelli avvenuti in Italia, e più del doppio rispetto a Milano, seconda in classifica con 40 episodi. Un dato che fotografa la vulnerabilità strutturale della città di fronte alla crisi climatica e al suo impatto crescente sul tessuto urbano.
Allagamenti e danni da vento: i numeri del record negativo
Il dettaglio dei dati mostra come la Capitale sia stata colpita soprattutto da allagamenti dovuti a piogge intense, che rappresentano la parte più consistente del totale: 54 episodi in dieci anni. A seguire si registrano 12 danni provocati dal vento, 12 episodi di danni alle infrastrutture, 3 grandinate, 3 esondazioni fluviali, 6 mareggiate, 1 evento di siccità prolungata, 1 danno al patrimonio storico e 1 episodio di temperature record.
Un insieme eterogeneo di fenomeni che conferma la frequenza crescente di eventi estremi a scala locale e che mette in evidenza la complessità del contesto romano: una città estesa, densamente popolata e con un sistema idrogeologico fragile, dove il consumo di suolo ha avuto un ruolo determinante nel peggiorare l’esposizione ai rischi.
Legambiente: “Roma paga decenni di consumo di suolo e urbanizzazione disordinata”
«Il numero di eventi estremi continua a crescere e Roma mantiene il record nazionale» spiega Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio e responsabile nazionale per la mobilità dell’associazione.
Secondo Scacchi, le cause principali di questo primato negativo sono da ricercare nella vastissima estensione della città e soprattutto nel consumo di suolo “galoppante” che, solo nell’ultimo anno, sembra mostrare un rallentamento.
«Per troppo tempo – sottolinea – si è costruito ovunque: prima i quartieri, poi le grandi urbanizzazioni, fino ai giganteschi hangar della logistica. Tutto questo ha reso Roma più vulnerabile alle piogge intense e agli eventi estremi».
L’analisi di Legambiente lega quindi il problema non solo ai cambiamenti climatici globali, ma anche a scelte urbanistiche e gestionali di lungo periodo che hanno compromesso la capacità del territorio di assorbire e gestire l’acqua piovana, amplificando i danni.
La Strategia di Adattamento del Comune di Roma: primi passi nella direzione giusta
Il report di Legambiente non si limita a denunciare i dati, ma riconosce anche i primi segnali positivi. Tra le “buone pratiche” viene inserita infatti la Strategia di Adattamento al Cambiamento Climatico approvata dal Comune di Roma a gennaio 2025.
Il documento definisce le linee guida per affrontare i principali impatti della crisi climatica sul territorio urbano: la gestione delle piogge violente, l’approvvigionamento idrico, le politiche di adattamento alle alte temperature e la protezione della linea di costa dall’erosione.
Scacchi sottolinea come si tratti di un passo nella giusta direzione, ma ricorda che «i risultati concreti si vedranno solo nel medio-lungo periodo» e che serve «accelerare fin d’ora l’attuazione dei provvedimenti operativi».
Il tema è quello di una ri-urbanizzazione sostenibile, capace di coniugare l’adattamento climatico con la riduzione delle emissioni climalteranti. In quest’ottica, Roma deve affrontare una doppia sfida: contenere l’impatto della crisi climatica e, al tempo stesso, ridurre le cause che la alimentano.
Mobilità e inquinamento: il nodo delle auto private
Nel quadro delineato da Legambiente, il trasporto privato resta uno dei principali fattori di inquinamento e di emissioni nella Capitale.
La città, definita «divorata dalle auto», necessita di una drastica riduzione del numero di veicoli privati e di un deciso investimento nel trasporto pubblico locale.
Scacchi richiama i cantieri delle nuove tranvie e dei prolungamenti delle linee metropolitane, considerandoli segnali incoraggianti ma ancora insufficienti. «Serve una scelta politica netta per ridurre le automobili in circolazione – afferma – ma, al momento, quella decisione sembra ancora lontana, come dimostra la marcia indietro sulla Fascia Verde».
L’associazione individua proprio nel ritardo delle politiche sulla mobilità sostenibile uno dei principali ostacoli al percorso di adattamento climatico della città.
Dal locale al globale: l’attesa per la COP30 e il ruolo delle città
Il report di Legambiente viene diffuso proprio nei giorni in cui, in Brasile, si apre la COP30, la conferenza internazionale sul clima. Un appuntamento che, secondo l’associazione, deve rilanciare l’impegno per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, centrato sul contenimento dell’aumento delle temperature globali.
«Da Roma e da ogni città – conclude Scacchi – serve un impegno risoluto per fermare la febbre del pianeta e mettere in sicurezza la cittadinanza». Le politiche globali, dunque, non possono prescindere dalle azioni locali: le città, dove vive la maggior parte della popolazione, sono il terreno principale su cui si misura la capacità reale di adattamento alla crisi climatica.
Anche Fiumicino tra le città più colpite
Nel nuovo report CittàClima 2025, oltre a Roma, figura anche Fiumicino tra le dieci peggiori città italiane (nella fascia tra 50mila e 150mila abitanti) per numero di eventi estremi.
Un dato che conferma come l’area metropolitana della Capitale sia complessivamente esposta a fenomeni meteorologici intensi e che richiede pianificazioni coordinate tra i diversi comuni, in particolare per la gestione delle acque, la difesa costiera e la pianificazione urbana.
La sfida dei prossimi anni
Il quadro tracciato da Legambiente è chiaro: Roma è la città italiana più colpita dagli eventi climatici estremi e deve affrontare una transizione complessa verso un modello urbano più sostenibile e resiliente.
I segnali di cambiamento ci sono, ma la velocità dell’azione resta il nodo cruciale. Il tempo, in questo caso, è una variabile che pesa quanto le risorse economiche e politiche.
Il successo della strategia di adattamento dipenderà dalla capacità dell’amministrazione di tradurre gli indirizzi in interventi concreti, dal controllo del consumo di suolo alla riorganizzazione della mobilità.
