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Le Borse sbandano. La BCE si fa la sua partita. Poteri immensi e fuori controllo

Cittadini chiusi in casa. Aziende e professionisti bloccati di riflesso. La speculazione, invece, resta libera di imperversare

Non so: ci voleva un genio a chiudere la Borsa di Milano già dall’inizio di questa settimana e fino a nuovo ordine, visto ciò che sta accadendo in campo economico a causa del Covid-19, ovvero dei provvedimenti draconiani assunti dal Governo?

La domanda è retorica, ovviamente. La formula iniziale pure: altro che “non so”; lo so benissimo. Così come lo sanno benissimo tutti quelli che osservino la situazione con un minimo di competenza e senza avere dei motivi, più o meno oscuri, per lasciare che la speculazione finanziaria prosegua imperterrita. Aggiungendo ulteriori ed enormi fattori di instabilità a un quadro che, a causa del blocco ad ampio raggio delle attività commerciali, è già assai precario di per sé.

La questione, d’altronde, è tanto palese quanto ignorata. Mica da oggi o da qualche tempo: da sempre. I cittadini si governano, spesso a loro danno. I mercati si assecondano, puntualmente a loro vantaggio.

Guarda caso, la Consob non solo non ha provveduto alla chiusura di Piazza Affari, ma ha addirittura rivendicato la sua decisione (o meglio: la sua mancata decisione) con un comunicato emesso lunedì scorso che andrebbe riportato per intero e di cui perciò si consiglia la lettura completa. A chiarire quale sia l’atteggiamento, però, bastano già le prime righe: “La Consob non ha evidenza che gli andamenti della Borsa italiana siano riflesso di attacchi speculativi, salvo che non si voglia attribuire a questo termine la reazione degli operatori alle incertezze sul futuro generate dagli effetti del coronavirus sull’economia. Questi effetti non sono correggibili con decisioni restrittive di Borsa, soprattutto se queste avvenissero in modo indipendente dai paesi membri dell’Unione Europea che sono investiti dagli stessi problemi che colpiscono l’Italia”.

Quello stesso giorno, è forse il caso di ricordare, Piazza Affari ha chiuso in ribasso dell’11,17 per cento. Mentre ieri è sprofondata ancora più in basso: un crollo che ha sfiorato il 17% (- 16,92 per l’esattezza) e che aggrava di molto il quadro complessivo. Come ha sottolineato una nota dell’AGI, “In una sola seduta, la peggiore almeno dall’inizio degli anni ’80, ha bruciato circa altrettanti miliardi di capitalizzazione che nella prima settimana della crisi del Coronavirus. Il maxi-calo, con l’All Share che ha perso il 16,4%, costa alla Borsa di Milano 84,27 miliardi rispetto agli 85 persi durante cinque sedute due settimane fa. La capitalizzazione del listino milanese scende così a circa 430 miliardi dagli oltre 700 dei massimi di febbraio”.

La Consob è rimasta pressoché impassibile. Nessun commento sul doppio disastro, d’altronde prevedibilissimo, e men che meno un’ammenda per non essersi attivata allo scopo di evitarlo. Unica contromisura, si fa per dire, il divieto temporaneo per le vendite allo scoperto su alcuni titoli azionari italiani.

Manco i proverbiali e irrilevanti “pannicelli caldi”.

I pannicelli tiepidi.

Lagarde (BCE): incapace o in malafede?

La dichiarazione sarebbe stata grave anche a mercati chiusi. A mercati aperti, è diventata gravissima. E addirittura imperdonabile: se si dovesse essere conseguenti, basterebbe a decretare la rimozione di Christine Lagarde dalla presidenza della Banca Centrale Europea.

Le sue parole, «Non siamo qui per ridurre gli spread, non è la funzione della BCE», sono state benzina sul fuoco dell’instabilità di Borsa. E si sono tradotte nel durissimo contraccolpo di cui abbiamo detto. A proposito: dopo le precisazioni della stessa Lagarde, che nella serata di ieri ha aggiustato il tiro affermando che l’istituto di Francoforte  è «pienamente impegnato a evitare qualsiasi frammentazione in un momento difficile dell’area euro», oggi il trend si è invertito e i listini hanno segnato massicci rialzi.

Questa inversione a U, tuttavia, non deve trarre in inganno. Non solo non significa che le perdite siano compensate e che la volatilità sia alle spalle, ma ribadisce che per gli operatori/speculatori tutte le occasioni sono buone per provare a guadagnarci: si lucra sull’istante, ci si disinteressa del resto. Se l’etica ha poco a che spartire con la politica, non ha proprio nulla a che fare con la finanza: ed è un altro di quei casi in cui la verità la sanno tutti ma non interviene nessuno.

Il Sole 24Ore l’ha definita una gaffe, la sortita della Lagarde (mentre a onor del vero gli altri “grandi” quotidiani sono stati meno teneri e hanno riconosciuto che le sue frasi hanno affossato l’Italia), ma è una definizione benevola. Tanto benevola da diventare fuorviante. Per quanto il suo curriculum possa farla apparire migliore delle sue effettive capacità, che rientrano più nella solerzia della fidata esecutrice che nella brillantezza dei veri leader, non si tratta comunque di una neofita che tende a improvvisare e a parlare a vanvera.

La verità è ben peggiore.

La verità è che la BCE, al pari di altre banche centrali a cominciare dalla Federal Reserve statunitense, non è affatto l’emanazione tecnico-bancaria degli Stati ai quali si riferisce, bensì un’organizzazione sostanzialmente autonoma che si impernia sulle logiche e sugli obiettivi del comparto finanziario. La versione ufficiale, quanto mai ingannevole, è che gli interessi delle banche e quelli delle nazioni – ossia dei rispettivi popoli – siano all’incirca gli stessi.

La realtà, al contrario, è che l’economia finanziaria, e speculativa, prevale sempre di più su quella produttiva. Una minoranza si arricchisce a dismisura. Gli altri pagano il conto. Con gli stipendi più bassi, con la precarietà dilagante, con il ridimensionamento dei diritti e dei sistemi di welfare. Chi abbia dei dubbi si guardi intorno. E consulti i dati ISTAT.

Christine Lagarde, che tra le altre cose è stata direttrice del Fondo Monetario Internazionale dal 2011 al 2019, è un tipico alfiere di questo predominio. Le sue frasi di ieri, perciò, non vanno ridotte a un errore occasionale. E quand’anche lo fossero, sul piano dei tempi e dei modi, non lo sarebbero su quello della natura e degli scopi della BCE: il messaggio è che sono i singoli Stati a doversi adeguare ai Mercati. E che Francoforte farà solo ed esclusivamente ciò che è indispensabile per evitare che il meccanismo si inceppi in maniera irreparabile.

Le nazioni-vittime devono sopravvivere agli investitori-vampiri, ma solo quel tanto che serve a far proseguire all’infinito lo sfruttamento già in atto.

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